Di contro nei macelli italiani che si occupano dei capi nostrani, le lavorazioni non hanno subito flessioni, anzi i numeri sono in tenuta o addirittura in aumento, in particolare per vitelloni e scottone (+9% dei quantitativi sul peso morto).
Dunque il comparto nazionale del bovino da carne dà ancora segnali di vita e, revisione dei premi Pac permettendo, ha davanti a sé un promettente futuro: questo il messaggio lanciato ad Agriumbria in occasione del convegno organizzato dall'Associazione italiana allevatori.
Il prodotto di qualità che esce dai nostri allevamenti in linea vacca-vitello, si è detto, è ancora vincente, piace ai nutrizionisti ben informati, e ci sono gli spazi per produrre di più riducendo il tasso di dipendenza dall'estero (al momento intorno al 50%).
Ma per i nostri allevatori è venuto il momento di rendere più efficienti le proprie aziende agricole. Prima di tutto attraverso il miglioramento genetico: mentre nella selezione delle razze bovine da latte la genomica impera ormai sovrana e ha dato un significativo impulso al settore, nel comparto carne ci sono ancora difficoltà obiettive, quanto meno nelle razze a limitata diffusione come quelle italiane. Difficoltà che tuttavia, hanno recentemente dimostrato gli spagnoli, possono essere superate attraverso un approccio innovativo alla selezione genomica, denominato "single step" e basato sulla genotipizzazione dei soli fondatori e di una ridotta percentuale della popolazione giovane. Un approccio che offre un'elevata accuratezza e comporta costi relativamente accessibili per le associazioni di razza.
Altro terreno di sfida è costituito da sanità e benessere animale: vinta la lotta contro Tbc, brucellosi e leucosi, è venuto il momento di fare sistematicamente la guerra ad altri virus e batteri che in molte stalle italiane sono alla base delle scarse performance riproduttive delle fattrici e che ostacolano la piena fruizione degli aiuti Pac (il premio accoppiato alla vacca nutrice che partorisce nell'anno). Senza naturalmente dimenticare i patogeni che provocano elevate mortalità in vitellaia e gli agenti di malattia respiratoria che colpiscono i giovani bovini in svezzamento.
Infine il benessere animale: i Psr di molte regioni (Umbria in particolare, ma non solo) prevedono congrue dotazioni sotto questo capitolo. Un treno da non perdere.
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Fonte: Allevatori Top
Autore: Alessandro Amadei