La primavera è alle porte e con i primi tepori aumenterà la diffusione degli insetti e fra questi quelli del genere Culicoides, uno dei principali responsabili della trasmissione del virus della blue tongue.
La malattia, lo ricordiamo, colpisce soprattutto gli ovini, ma anche i bovini dove si presenta con una sintomatologia meno evidente.

I principali sintomi sono la comparsa di febbre, congestione cutanea, zoppie (dovute a coronite), edema alla testa e agli arti, cianosi della lingua (da cui il nome di lingua blu o blue tongue), emorragie alle mucose, respiro irregolare.

Malattia ubiquitaria
Le temperature non particolarmente rigide della stagione invernale non hanno aiutato nel contenere la diffusione dell'insetto vettore ed è facile immaginare che i prossimi mesi possano riservare una recrudescenza di questa patologia.
Un problema che coinvolge numerosi paesi dell'Unione europea, tanto che la Commissione europea ha dato incarico a Efsa, l'ente per la sicurezza alimentare che ha sede a Parma, di fare il punto della situazione e di mettere a punto le strategie di contenimento della patologia.

Le difficoltà da affrontare
Le conclusioni alle quali si è giunti non lasciano molto spazio all’ottimismo. Preso atto delle difficoltà insite nella eradicazione della febbre catarrale degli ovini, altro nome con il quale la blue tongue è conosciuta, gli esperti di Efsa affermano che sono necessari cinque anni consecutivi di vaccinazioni, su almeno il 95% degli animali sensibili al virus.

Alle complicazioni organizzative di una campagna di profilassi di questa vastità, si aggiungono gli elevati costi di realizzazione.
Inoltre non può essere escluso il rischio del ripresentarsi della malattia, qualora i sistemi di sorveglianza non siano sufficientemente sensibili, tali da rilevare limitate e modeste presenze del virus.

I suggerimenti
Pur di fronte a queste forti difficoltà la lotta alla blue tongue può essere efficace in presenza di opportune strategie di intervento.

Qualora si decida il ricorso alla vaccinazione, gli esperti di Efsa ricordano che negli animali appena nati gli anticorpi ricevuti attraverso il colostro proteggono questi soggetti dalla malattia per circa tre mesi.
In questo periodo la vaccinazione è dunque inutile e gli anticorpi in circolo possono renderla inefficace.

Attenti al clima
Altro elemento da prendere in considerazione è il clima e la sua influenza sulla diffusione degli insetti vettori.
Questi insetti possono essere presenti per tutto il periodo dell'anno, come nel bacino del Mediterraneo. Non a caso episodi di blue tongue sono stati registrati recentemente anche in Italia, come ad esempio in Veneto.
Nei paesi del Nord Europa, dove il clima invernale è più rigido, la presenza degli insetti vettori si interrompe per circa tre mesi, durante i quali si ferma di conseguenza la diffusione del virus.

In attesa del programma
Partendo da queste considerazioni gli esperti di Efsa metteranno a punto entro la fine di giugno un protocollo scientifico sulla lotta alla blue tongue.
Sarà questa la base sulla quale le autorità sanitarie dell'Unione europea potranno calibrare i programmi per sconfiggere questa patologia.

Nel caso dell'Italia è facile ipotizzare che la scelta cada su un ampio programma vaccinale.
Sotto il profilo organizzativo si può contare sull'efficienza dei nostri servizi veterinari. Ciò che difetta sono le risorse economiche. Che però dovrebbero arrivare da Bruxelles. Almeno è quello che si spera.