Continua la mobilitazione dei pastori sardi. E se non ci saranno risposte immediate da parte della Regione Sardegna, pastori e agricoltori torneranno in piazza con azioni molto più forti.
Coldiretti Sardegna, dal canto suo, non arretra di un centimetro dalla manifestazione del 1° febbraio 2017 a Cagliari che ha portato davanti al Consiglio regionale 5mila persone, per lo più agricoltori e pastori.
Mentre Confindustria Sardegna propone l'ammasso di 50mila quintali di Pecorino Romano da reimmettere sul mercato gradualmente.

Intanto dalla federazione Coldiretti Nuoro Ogliastra giunge un chiaro messaggio. "II clima è infuocato" evidenzia il presidente provinciale Simone Cualbu.
"La politica è chiamata a risposte immediate che portino denari nelle tasche dei produttori ridotti in queste condizioni da una filiera distorta che li utilizza come bancomat per pagare le loro incapacità. L'esempio lampante arriva dai pastori che si sono visti dimezzati gli assegni del latte. La regione rimedi a questa drammatica situazione e sia finalmente arbitro super partes che garantisce tutti gli attori della filiera". 

"In settimana arriveranno i primi 40 milioni di premi comunitari dei cento arretrati, che saranno liquidati entro il mese di febbraio grazie all'impegno del ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina" prosegue il direttore della Coldiretti Nuoro Ogliastra Alessandro Serra.
"Ci aspettiamo altrettanta sensibilità da parte della regione, altrimenti siamo pronti a fermare la Sardegna con i nostri trattori. Le iniziative promesse fino ad oggi guardano solo al mondo delle trasformazione e dimenticano oltre che i pastori tutte le altre vertenze e settori dell'agricoltura che abbiamo ben evidenziato nella nostra piattaforma consegnata mercoledì ai capogruppo del Consiglio regionale".

Intanto, su come uscire dalla situazione di stallo determinatasi dopo il crollo del prezzo del latte a 55 centesimi, che rischia di mandare in default 12mila imprese ovine in tutta l'isola, si muove Confindustria Sardegna che propone di utilizzare l'ammasso del Pecorino Romano per 50mila quintali, da parte e a spese della Regione Sardegna.

"E' indispensabile un accordo tra Sfirs, banche, imprese e Consorzio di tutela, con il coinvolgimento del neonato organismo interprofessionale Oilos - scrive Confindustria in una nota - solo con il ritiro di parte dello stoccato è e sarà possibile rimettere in sesto un mercato ormai fuori equilibrio".
Altri 5mila quintali dovrebbero essere acquistati dallo Stato come quota eccedente, visto che fa lo stesso per la filiera del latte vaccino.

Confindustria sollecita anche il rispetto delle quote di produzione"Servono - scrive - strumenti efficaci per far rispettare le tabelle concordate tra i caseifici e il Consorzio del Pecorino Romano". E propone un tetto: "Non più di 250mila quintali, questa è la quantità massima richiesta adesso dal mercato".

Confindustria inoltre chiede una maggiore diversificazione del prodotto"E' una strada già percorsa, bisogna insistere".
Subito dopo Confindustria sollecita: "La riconoscibilità a livello nazionale del marchio Dop per il Pecorino sardo: è l'alternativa a quello romano".

Confindustria, inoltre, chiede che la programmazione produttiva, ammessa dal Piano latte dell'Ue, sia estesa a tutti i formaggi Dop dell'isola in modo da evitare il ripetersi ciclico delle crisi: Pecorino Romano, Fiore Sardo, e Pecorino sardo, quest'ultimo attualmente non è parte della pianificazione produttiva.