Non è la prima volta che a Bruxelles si discute del benessere dei conigli in allevamento intensivo. Però con pochi risultati, almeno sino ad ora. E mentre per polli, suini e bovini sono state codificate da tempo le norme da rispettare in tema di welfare animale, per i conigli non esistono ancora norme specifiche.
Ma qualcosa va muovendosi. E' in calendario per il 25 gennaio la discussione al Parlamento europeo, nell'ambito della commissione Agricoltura, della proposta sugli standard minimi per la protezione dei conigli in allevamento.
A guidare il dibattito sarà il tedesco Stefan Eck, da sempre impegnato sul fronte ambientale e dei diritti degli animali.

La proposta
Suo il documento che sarà discusso dal Parlamento e con il quale si descrive la situazione dell'allevamento del coniglio con toni spesso eccessivi, non sempre aderenti alle realtà più evolute di questo settore, che in Italia vanta allevamenti all'avanguardia.
Il testo del documento parla di preoccupazioni per l'alimentazione a base di mangimi (dimenticando forse quanti studi e ricerche stiano dietro ad ogni pellet realizzato dalle industrie mangimistiche), delle dimensioni ridotte delle gabbie, (ma occorrerebbe distinguere fra le varie tipologie, in funzione delle fasi di allevamento), di sistemi di produzione “industriali” (che però consentono di tenere bassi i prezzi al consumo). La soluzione proposta? Eliminare le gabbie.

Accuse ingiustificate
E' innegabile che anche per il coniglio sia necessario giungere a norme pensate per tutelarne il benessere.
In Italia il ministero della Salute già da tempo ha emanato linee guida per il benessere degli animali che contemplano anche il comparto cunicolo.
Si può fare di più e meglio, anche per evitare che l'assenza di norme precise possa dare spazio ad accuse ingiustificate.

Alcuni movimenti di opinione denunciano un ricorso massiccio a farmaci e antibiotici che si farebbe negli allevamenti cunicoli per consentire agli animali di superare i maltrattamenti subiti. Anche di ciò si parla nel documento di Stefan Eck.
E' bene ricordare che il primo ad essere interessato alla salute degli animali è l'allevatore. Perché ogni farmaco che entra nella sua azienda rappresenta un costo e ogni animale ammalato è un mancato guadagno.

Se la gabbia è utile
Gabbie più grandi e “arricchite” (così si definiscono ad esempio gli oggetti da rosicchiare) consentono di migliorare lo stato di salute. Lo hanno dimostrato molte ricerche, il più delle volte italiane.
L'allevamento in parchetti (dunque senza gabbie in senso stretto) si è dimostrato praticabile, ma solo per l'ingrasso. Per le femmine e per la loro prole in attesa di svezzamento la gabbia o altre forme di “protezione” resta indispensabile.

Il benessere degli allevatori
Che la relazione presentata da Stefan Eck abbia bisogno di qualche “aggiustamento” lo dimostrano i numerosi emendamenti già proposti.
Citiamo il passaggio dove si chiede di tenere conto del calo di consumo di carne e della flessione del prezzo dei conigli, diminuiti del 20% in tre anni, mentre i costi di produzione sono rimasti costanti.
Altri parlamentari chiedono che la relazione tenga conto del contributo nutrizionale della carne di coniglio e del ruolo che la sua produzione svolge nelle aziende a conduzione familiare.

Fra i molti merita una citazione l'emendamento 8, presentato da Angélique Delahaye e Michel Dantin. Eccolo: “il benessere degli agricoltori deve essere preso in considerazione al pari del benessere degli animali”. Speriamo se ne tenga conto quando si passerà alla scrittura delle normative.