Non sono buoni tempi per le api e per gli apicoltori italiani. Oltre a nuovi patogeni, casi di avvelenamenti sempre più frequenti, una serie di annate pessime a livello produttivo infilate una dietro l'altra, si sono aggiunti due nuovi problemi piuttosto preoccupanti.

Due parassiti degli alveari arrivati in questi anni nel nostro paese: l'Aethina tumida, il piccolo coleottero degli alveari, e la Vespa velutina, il calabrone asiatico, venuto alla ribalta in questi giorni per via della sua nuova tappa di diffusione nella carta geografica del Belpaese.

La Vespa velutina è un calabrone asiatico originario di zone dell'Asia Sud-Orientale come la Cina meridionale, l'India, la penisola indocinese e l'arcipelago indonesiano.

E' comparsa in Europa nel 2004 in Francia, probabilmente introdotta con merci di origine cinese. E dopo il primo rilevamento in Aquitania, lasciata incontrollata, si è diffusa in pochi anni in quasi tutta la Francia, penetrando anche in Belgio, Spagna, Portogallo e Germania e dimostrando la sua capacità di fare notevoli danni agli alveari.

Come forma la Vespa velutina è simile al nostro calabrone (Vespa crabro), ma più piccola e più scura, con una banda giallo-arancione verso il pungiglione, una linea gialla vicino al vitino di vespa e le estremità delle zampe gialle.

La Vespa velutina è un'efficientissima cacciatrice di api, in gradi di distruggere, o quantomeno spopolare, alveari interi. In Francia sono stati segnalate perdite anche del 50% degli alveari presenti in alcune zone a causa degli attacchi della vespa. Inoltre, quando si sentono minacciate le api, si rifugiano nell'arnia e smettono di volare, e quindi di raccogliere, con gravi ripercussioni sulle produzioni apistiche e sull'attività di impollinazione.

La capacità di diffusione e di proliferazione è molto elevata, perché da un nido, che può contenere fino a 5mila individui, l'anno seguente possono svilupparsi anche 20-30 nuovi nidi con altre migliaia di insetti.

Oltre ai danni sulle api, si riscontrano danni secondari sulla frutta matura, di cui le vespe sono ghiotte.
L'aggressività verso l'uomo è praticamente identica a quella dei calabroni nostrani.

Nel 2012 la Vespa velutina, ha varcato il confine di Ventimiglia invadendo letteralmente la provincia di Imperia. Ma le istituzioni italiane, a differenza di quelle francesi, non si sono lasciate prendere di sorpresa, anche grazie all'attivismo degli apicoltori liguri, in particolare della associazione Apiliguria.

E' nato così il progetto ministeriale stopVelutina finanziato dal Mipaaf, di cui fanno parte il centro interdipartimentale Avanzi dell'Università di Pisa (Gruppo di Apidologia), il Crea-api di Bologna, il Crea-abp di Firenze, l'università di Firenze, il Cnr e Apiliguria. Una squadra che lavorando su campagne di informazione, segnalazione, monitoraggio e ricerca è riuscita per quattro anni a confinare il parassita praticamente nella sola provincia di Imperia e in alcune zone limitrofe del Piemonte: la zona rossa.

Ma la vespa asiatica può muoversi, con spostamenti autonomi stimabili anche di 100 chilometri all'anno, senza contare il rischio di diffusione passiva dovuta al trasporto involontario da parte dell'uomo.

Ed è quello che è successo in questi ultimi giorni, quando due apicoltori del Veneto, Luigi Toschi e Giuliano Montagnini, hanno trovato nelle trappole usate per il monitoraggio un esemplare di Vespa velutina a Bregantino, in provincia di Rovigo, a oltre 300 chilometri dalla zona rossa. Mai si era spostata di così tanto in questi anni.

Immediato è stato l'intervento dei ricercatori di stopVelutina, che hanno effettuato sopralluoghi in loco, rinvenendo nelle trappole dei due apicoltori vari esemplari di calabrone asiatico, in un rapporto di circa 1:10 con il calabrone locale.

Ma la segnalazione, oltre a suscitare allarme, dimostra l'efficacia della rete di monitoraggio. Un monitoraggio effettuato con migliaia di trappole dislocate su tutto il territorio nazionale, e in particolare nelle regioni limitrofe alla zona rossa.

Un monitoraggio a cui partecipano migliaia di apicoltori volontari, e a cui può aggregare qualsiasi cittadino, seguendo le istruzioni per costruire una trappola da monitoraggio e effettuando segnalazioni al gruppo stopVelutina.

Una partecipazione attiva che può contribuire alla salvaguardia dei nostri ecosistemi e della nostra agricoltura.