C'è finalmente un'intesa sul prezzo del latte in Lombardia, destinato a fare da apripista per analoghi accordi nel resto d'Italia. Lo hanno siglato le imprese di Italatte, del gruppo Lactalis, alla quale fanno capo importanti marchi del settore, come Parmalat, Galbani e Invernizzi, per fermarsi ai più noti. Si parte a gennaio con 37 centesimi al litro, che saliranno a 38 in febbraio, per fermarsi a 39 centesimi a marzo e aprile.

Lunga attesa
Lo si attendeva da fine febbraio, data alla quale era scaduto l'ultimo accordo fra allevatori e industrie del settore. In quella stagione per un litro di latte alla stalla si pagavano 36 centesimi. Poi una serie di incontri a vuoto, qualche timido segnale di apertura da parte ora di un gruppo cooperativo, ora di una catena di distribuzione.
Ma il “grosso” delle industrie è stato a lungo indisponibile ad un nuovo accordo, preferendo la via dei singoli contratti con i produttori. Inutile dirlo, a prezzi sempre più bassi. Sino ai 33,50 centesimi al litro pagati nel giugno di quest'anno.

Il “gemellaggio” con il petrolio
Nel frattempo il mercato lattiero caseario è profondamente mutato. Il prezzo del latte spot, quello ceduto fuori contratto, è in crescita da inizio estate e oggi quota sulla piazza di Lodi 425 euro al quintale (il latte, lo ricordiamo, si misura a peso e non a volume).
Molti i motivi alla base di questa crescita, come la contrazione della produzione europea o la spinta dei consumi in Cina.
Curiosa in ogni caso la coincidenza fra questo crescere del prezzo del latte e il contemporaneo alzarsi del prezzo del petrolio. Un “gemellaggio” fra oro bianco e oro nero che in più occasioni AgroNotizie ha approfondito.

Cosa dice l'accordo
Qualunque siano le motivazioni che hanno portato a questa svolta, inducendo dopo molti tentennamenti le industrie del latte a siglare un accordo, non resta che osservarne più da vicino i contenuti, che hanno raccolto il consenso della controparte agricola che lo ha sottoscritto.

Fra i primi commenti quello di Coldiretti che ne evidenzia alcuni aspetti, come l'applicazione ai contratti già in essere e in scadenza nel prossimo marzo. Apprezzamenti anche per la clausola che prevede al termine del periodo contrattuale l'immediata apertura di un nuovo tavolo di confronto per un aggiornamento del prezzo.

Soddisfazione da parte di Confagricoltura Lombardia per aver condotto la trattativa in sintonia con le organizzazioni dei produttori (Op) e per l'esclusione della clausola che prevedeva un limite alle quantità prodotte, sostituita da una previsione sui conferimenti, il cui superamento non comporta penalità.

L'indicizzazione
Giudizi positivi anche da parte dell'assessore all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava. In particolare per l'applicazione del meccanismo di indicizzazione, importante novità contenuta in questo nuovo accordo, che lega il prezzo del latte a quello del Grana Padano.
Per decidere il prezzo del latte si prenderà come riferimento per il 30% la quotazione del Grana Padano e per il 70% la media del prezzo del latte nei 28 Paesi Ue. A tutela dei produttori di latte, l'indicizzazione non scatta se comporta una flessione rispetto al prezzo minimo garantito dai contratti.

Nuovi scenari
Soddisfazione per l'accordo raggiunto trapela anche da parte del ministero per le Politiche agricole, che in più occasioni si è reso disponibile a una mediazione fra le parti.
Dal ministero, alla cui guida è stato riconfermato Maurizio Martina, ricordano le numerose iniziative a sostegno del latte, ultima in ordine di tempo l'applicazione dal prossimo gennaio delle etichette con l'indicazione dell'origine su tutti i prodotti lattiero caseari. Cosa che si aggiunge al nuovo intervento per 14 milioni di euro che da gennaio andranno a rafforzare il piano latte.

Nessuno si illude che siano sufficienti a risolvere tutti i problemi del settore. Che intanto può prendere atto, anche grazie al nuovo accordo sul prezzo del latte, dell'aprirsi di nuovi e più promettenti scenari di mercato. Confermando così le previsioni che AgroNotizie aveva anticipato ad aprile.