Il tema del benessere animale continua ad essere al centro delle attenzioni del legislatore europeo. Molte le norme che già dettano regole precise per l'allevamento dei vitelli a carne bianca, gli allevamenti avicoli e quelli di suini, per citare solo i settori dove più si è intervenuti per evitare agli animali inutili stress e sofferenze, anche durante il trasporto.
In questi giorni i ministri agricoli di quattro paesi europei, Svezia (Sven-Erik Bucht), Olanda (Martijn van Dam), Germania (Christian Schmidt ) e Danimarca (Esben Lunde Larsen) hanno sottoscritto un documento comune che mira a ottenere norme comunitarie più severe.

La “Piattaforma”
Citando i risultati emersi dai sondaggi di Eurobarometro, che mostrano il crescente interesse dei consumatori per il benessere animale, i ministri agricoli hanno invitato la Commissione Europea a prendere provvedimenti, in particolare in campo suinicolo.
Nel mirino del legislatore europeo c'è l'abolizione della castrazione chirurgica dei suinetti, il taglio della coda e la stabulazione in gruppo.
Se ne parlerà a partire dalla prossima primavera, quando prenderà il via la “piattaforma” europea sul benessere animale, punto di incontro per favorire lo scambio di esperienze e informazioni su questo tema.

Tutti o nessuno
Nell'affrontare il problema ci si rende conto della necessità di dare al progetto una valenza internazionale, allargando ai paesi che intrattengono scambi commerciali con la Ue le norme europee sul benessere animale. Si eviterebbe così l'instaurarsi di un differenziale competitivo fra produzioni suinicole europee e non, aumentando al contempo il numero di allevamenti rispettosi delle esigenze dei soggetti allevati.

Animali non maltrattati e meno stressati sono nella maggior parte dei casi anche più sani. Un vantaggio per gli allevatori e per la collettività, in quanto si avrebbe una riduzione dell'uso di antibiotici e una maggiore efficacia nella lotta ai batteri farmaco-resistenti.

Stop alla castrazione
Ricordiamo che già nel 2012 il tema della castrazione chirurgica dei suini è stata al centro di una “dichiarazione”, firmata dalle principali associazioni di medici veterinari, con la quale ci si impegnava a sostituire questa prassi con altre pratiche, meno invasive. L'obiettivo dichiarato è quello di eliminare la castrazione chirurgica a partire dal primo gennaio del 2018. Una meta, è opportuno ricordare, da raggiungere su base volontaria, senza, per il momento, un' imposizione normativa.

Due possibilità
Le opzioni a disposizione sono soltanto due, non intervenire o ricorrere a farmaci. Nel primo caso la conseguenza è l'instaurarsi nelle carni di caratteristiche indesiderate, come sapore e odori sgradevoli. Altro effetto collaterale è la maggiore aggressività degli animali, motivo di traumi e stress per gli stessi animali.
La castrazione chimica impone due interventi successivi, a loro volta motivo di stress per gli animali. Da prendere in considerazione anche i rischi per gli operatori. Un'iniezione accidentale (possibile quando si manipolano animali) comprometterebbe la fertilità.

Ricerche in corso
Fra le ipotesi allo studio il sessaggio prima del concepimento, per ottenere solo femmine, e la selezione di linee genetiche a ridotta incidenza di odori e sapori indesiderati nelle carni. Ma occorrerà tempo per avere risposte e non è detto che si tratti di strade praticabili.

Un problema per i Dop
Escludere la castrazione avrebbe conseguenze importanti nella produzione di insaccati e salumi tipici italiani. Sarebbe difficile raggiungere i pesi richiesti dai disciplinari di produzione e la stessa composizione delle carni non sarebbe idonea alle produzioni Dop e Igp.

Dunque non sarà semplice trovare una giusta mediazione, rispettosa degli animali e di tradizioni secolari. La prassi già oggi adottata, con la castrazione effettuata entro la prima settimana di vita e in condizioni di analgesia o di anestesia prolungata, specie quando l'età del soggetto supera la settimana, sembra andare in questa direzione.