E' passato un anno dall'abolizione del regime delle quote latte e dopo averle per tanti anni criticate c'è chi le rimpiange. Perché nel frattempo la produzione di latte è aumentata in tutta la Ue con le sole eccezioni di Croazia, Finlandia, Portogallo e Svezia, che peraltro figurano agli ultimi posti per quantità prodotte. La conseguenza è una flessione dei prezzi che sembra non arrestarsi anche a causa di altri fattori concomitanti, già presi in esame da AgroNotizie nelle settimane scorse. Gli allevatori si sono così mobilitati sotto le insegne di Coldiretti con una manifestazione di piazza che si è svolta a Udine. Obiettivo della protesta la denuncia delle distorsioni del mercato e in particolare l'eccessiva facilità con la quale il latte importato viene poi venduto come italiano. Un motivo in più per chiedere la tracciabilità della produzione e la dichiarazione di origine in etichetta. Se ne parla da molto, ma i risultati sono lontani e a Bruxelles non sembrano accogliere volentieri queste proposte, già bocciate in passato.
 

Un momento della manifestazione organizzata da Coldiretti a Udine per denunciare le cause all'origine della crisi del latte italiano
(foto: © Coldiretti)

Gli aiuti
Anche dal ministero per le Politiche agricole fanno sapere di essere favorevoli all'origine in etichetta, ma in attesa che questa arrivi sono già attivate altre misure di più immediata applicazione. Proviamo a riassumerle. Agea ha ricevuto le disposizioni per l'erogazione del plafond che Bruxelles ha messo a disposizione per l'emergenza del settore. Si tratta di poco più di 25 milioni di euro che andranno a beneficio degli allevatori in regola con il pagamento dei prelievi. L'importo va suddiviso in base al totale del latte commercializzato e l'importo calcolato da Agea, in riferimento alla media mensile di 920 milioni di kg di latte, risulta di 2,7175 centesimi di euro al litro. Ma sono ancora cifre provvisorie. L'importo unitario definitivo, spiega una nota di Agea, sarà stabilito al termine delle verifiche, comunque in tempo utile per completare i pagamenti entro il 30 giugno di quest'anno. Un'altra boccata di ossigeno potrebbe arrivare dall'aumento degli aiuti “de minimis” che per l'Italia sono saliti a 15mila euro l'anno per agricoltore. Ma qui si va a pescare nelle casse (vuote) dello Stato e non c'è da farsi troppe illusioni.

Ma il prezzo crolla
A questi aiuti diretti si aggiunge la moratoria sui debiti contratti con le banche. E' il frutto del recente patto fra Abi, l'associazione bancaria italiana e il Mipaaf . Il “congelamento” dei mutui durerà 30 mesi, che salgono a 42 grazie all'accordo con il gruppo Intesa Sanpaolo. Prima di questo intervento c'è stata la cancellazione di Irap e Imu agricola e l'aumento della compensazione Iva al 10%. Manovre il cui valore era stato valutato in circa un centesimo per ogni litro di latte prodotto. Aiuti che però il mercato ha presto assorbito con ulteriori flessioni del prezzo. Sulla piazza di Lodi, uno dei riferimenti per la fissazione del prezzo del latte spot, le quotazioni per il latte nazionale si fermavano il 31 marzo ad un minimo di 22,5 centesimi al litro. A inizio gennaio lo stesso latte era quotato 30 centesimi al litro. Non va meglio al latte francese, che quota 20 centesimi o a quello tedesco, che ha un minimo di 21 centesimi. Anche aggiungendo i centesimi delle varie azioni di sostegno, nemmeno le stalle più efficienti riescono a coprire i costi di produzione.

Sperando in Bruxelles
Ora ci si augura che intervenga Bruxelles, come auspicato dal nostro ministro Maurizio Martina. Perché, afferma Martina, “è mancata e manca ancora una strategia europea di intervento strutturale per un settore chiave come quello lattiero. L'Italia - continua Martina - sta intervenendo più di altri paesi con misure straordinarie e anche a Bruxelles abbiamo proposto da tempo di prendere decisioni più forti per il settore. Due in particolare: etichettatura d'origine europea e una vera e propria Ocm Latte”.