L'industria del pomodoro è una delle più importanti del panorama agroindustriale italiano. Ogni anno milioni di tonnellate di pomodori vengono raccolti e lavorati per produrre pelati, passate e concentrati. Mentre i barattoli finiscono sugli scaffali dei supermercati, i residui della lavorazione rimangono nelle fabbriche. Sono principalmente bucce e semi che vengono impiegati per produrre biogas.

I ricercatori del Cnr hanno però trovato un utilizzo differente per questi scarti: l'alimentazione zootecnica. “Abbiamo utilizzato i sottoprodotti della lavorazione del pomodoro per arricchire mangimi destinati all'alimentazione di conigli da carne”, spiega ad AgroNotizie Francesco Gai, ricercatore dell'Ispa-Cnr. “Le bucce e i semi sono stati essiccati e miscelati, in percentuali variabili, con altri ingredienti per arrivare ad avere un mangime ottimale per i conigli”.

Questa tecnica ha un duplice vantaggio. Prima di tutto valorizza uno scarto altrimenti destinato alla produzione di energia ed in secondo luogo migliora la "dieta" degli animali. Bucce e semi di pomodoro risultano infatti ricchi in nutrienti (come fibre, proteine e grassi) e di molecole antiossidanti (carotenoidi e composti fenolici). Lo studio ha evidenziato un miglioramento della qualità della carne sotto il profilo nutrizionale e anche culinario.

Certo, l'allevamento di conigli è una nicchia della zootecnia nostrana, ma in Italia sono varie le ricerche che mirano a valorizzare scarti di produzione dell'agroindustria. Le bucce e i semi di pomodoro sono stati utilizzati nell'alimentazione bovina. “Il limite è dato dal colore e dal sapore che il latte assume se le vacche mangiano troppi derivati del pomodoro”, spiega Gai. “Ma ci sono ricerche anche sui carciofi, le cui foglie vengono scartate in grande quantità durante i processi di lavorazione”.

Uno dei campi più promettenti riguarda il "pastazzo" di agrumi, ciò che resta dalla spremitura dei frutti per la produzione di succhi. Si tratta di volumi ingenti che fino a poco tempo fa venivano smaltiti come rifiuti ma che ora vengono usati per la produzione di biogas e per l'alimentazione dei ruminanti, con ricadute positive anche sulla salute del bestiame e sulla qualità della carne. In Belgio si stanno invece facendo delle ricerche per utilizzare i noccioli di oliva, essiccati e triturati, nell'allevamento dei suini.

Uno dei problemi è la stagionalità e la conservazione di questi alimenti. L'industria del pomodoro, come quella dell'olio o delle arance produce grandi volumi in periodi brevi. Una tecnica utilizzata con successo è quella dell'insilamento, come si fa tradizionalmente con il mais. Ma a dispetto del dispendio energetico è l'essiccazione la tecnica più sicura.

A livello legislativo una svolta sul riciclo degli scarti alimentari è arrivata a fine 2015, quando la Commissione europea ha presentato il pacchetto sull'economia circolare, in cui si apre proprio all'utilizzo di scarti e sottoprodotti in zootecnia. Ma in una Europa in cui gli sprechi alimentari sono vertiginosi, anche il recupero dei rifiuti domestici non è da sottovalutare.

Secondo i dati del Consorzio italiano compostatori ogni persona getta nel bidone dell'umido 86 kg di rifiuti all'anno, una possibile risorsa per gli allevamenti. “Attenzione però, ci sono tre ordini di problemi da affrontare”, puntualizza Gai. “Prima di tutto la sostenibilità economica di una raccolta casa per casa dei rifiuti organici. In secondo luogo questi scarti devono essere selezionati e lavorati per essere utilizzati nella zootecnia. Infine bisogna avere la certezza che siano sicuri per gli animali prima e per l'uomo poi”.

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