Prima è stato il turno della carne che, grazie all'aumento delle compensazioni Iva, ha visto trasferire agli allevatori circa 20 milioni di euro, come ricordato da AgroNotizie. Ora tocca al latte con l'innalzamento dell'Iva al 10%. Tutte iniziative che si collocano all'interno della legge di Stabilità per il 2016, ma per le quali ancora si attende la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Intanto dal ministero dell'Economia e delle finanze fanno sapere che il decreto interministeriale di revisione delle percentuali di compensazioni Iva è stato emanato e registrato dalla Corte dei Conti. E la nuova aliquota scatta dal primo gennaio di quest'anno e dunque ha efficacia anche sulle produzioni già consegnate. In pratica si tratta di soldi in più che gli allevatori potranno percepire nella cessione del latte, poiché l'Iva riscossa non deve essere restituita alle casse dello Stato, come accade nel normale regime Iva. In pratica poco meno di mezzo centesimo in più per ogni litro di latte ceduto all'industria. Poca cosa, ma importante, sottolinea Cia in un suo comunicato ricordando le difficoltà del mondo del latte. Peccato che questo pur piccolo aumento sia stato “inglobato” nella definizione dell'attuale prezzo, fermo a soli 36 centesimi al litro, in forza delle iniziative che il Governo era in procinto di prendere in favore del settore, come questa sull'Iva, per un valore stimato in circa un centesimo al litro.

Accordo in scadenza
Ancora pochi giorni e la soglia dei "36 centesimi più uno" rischia di essere rotta verso il basso. A fine febbraio scade infatti l'attuale accordo fra allevatori e industria e le indicazioni dei mercati non lasciano presagire nulla di buono. Il prezzo del latte spot, quello venduto fuori contratto, è in continua flessione dallo scorso ottobre e non accenna a cambiare direzione, come si evince dai dati puntualmente pubblicati da Clal. Il petrolio, altro indicatore delle tendenze dei mercati delle commodity, e fra queste il latte, ha rotto nei giorni scorsi la soglia dei 30 dollari e pur se con qualche spunto di ripresa resta ai minimi storici. Immaginarsi che il prossimo accordo sul latte possa mantenere i prezzi attuali è dunque assai difficile.

Il prezzo e l'indice
E non basteranno questi pochi giorni per completare l'elaborazione di un indice al quale legare il prezzo del latte. Ipotesi quest'ultima salutata con grande entusiasmo qualche settimana fa, ma che corre il rischio di essere presto dimenticata. Intanto agli allevatori già stanno arrivando le lettere di disdetta dei contratti e l'invito a rinegoziare una nuova intesa.
Vedremo se il tanto parlare di interprofessione e se i dettami del “pacchetto latte” avranno prodotto qualche risultato. O se al contrario sarà un ritorno al passato, con il lungo tira e molla che ha lasciato il settore lattiero caseario per molti mesi senza un contratto di riferimento. In ogni caso il rinnovo del prezzo del latte si trasformerà per le organizzazioni agricole in un esame sulla loro forza (o debolezza...), ma anche sulla loro maturità.