Non è ancora il momento dei brindisi, ma un passo avanti per dare stabilità al comparto lattiero lo si è fatto. E si fa più concreta la possibilità che a fine febbraio - quando andrà a scadenza l'accordo fra allevatori e industrie che fissa in 36 centesimi al litro il prezzo del latte - si passi ad un sistema indicizzato che adegui il prezzo alle oscillazioni del mercato. E' quanto deciso dal Comitato consultivo riunito dal ministero per le Politiche agricole con tutti gli attori della filiera, compresa la distribuzione. Peccato che nell'elenco degli invitati mancasse Copagri, sovente voce critica sulle politiche adottate per il settore lattiero. Ma c'è tempo per rimediare, visto che siamo alle prime battute di questo nuovo percorso che vorrebbe agganciare il prezzo ai costi di produzione e all'andamento del mercato internazionale dei prodotti lattiero-caseari.

Gli “ingredienti”
Il sistema, come spiega un comunicato del ministero per le Politiche agricole, si articola su quattro capisaldi:
prodotti a medio-bassa stagionatura (Provolone Val Padana fresco e maturo, Mozzarella, Gorgonzola, Italico);
prodotti a elevata stagionatura (Parmigiano Reggiano e Grana Padano in vari gradi di stagionatura;
prodotti esteri (latte scremato in polvere Francia, Oceania e Germania, Edamer Germania, latte intero in polvere Germania);
input di produzione (mais, farina di soia, sorgo, crusche, farinacci).

Affidabile e oggettivo
Il sistema, messo a punto da Ismea, l'istituto di servizi per i mercati agricoli, prevede che all'interno di questi quattro gruppi siano scelti i cinque prodotti più rappresentativi. Ne scaturisce un paniere di venti prodotti che permette una valutazione oggettiva e affidabile. Fra i suoi punti di forza la presenza di tutte le variabili capaci di influire sul costo di produzione e una sufficiente complessità per evitare una eccessiva volatilità, con repentini sbalzi in alto o in basso. Altro pregio è la trasparenza e la neutralità rispetto alle parti in causa.

Le altre misure
Al prezzo indicizzato si accompagnano altre misure che si avvalgono delle risorse messe a disposizione da Bruxelles per un importo complessivo di 25 milioni di euro. Per il latte prodotto fra dicembre 2015 e febbraio di quest'anno, il ministro Maurizio Martina ha firmato il decreto per la ripartizione degli aiuti destinati alle stalle da latte. Il decreto è ora nelle mani di Agea che dovrà provvedere all'erogazione dei contributi alle 36mila stalle in attività, per un cifra complessiva che viene stimata in un centesimo per ogni litro di latte prodotto.

Il ruolo della Gdo
Altra novità di rilievo è la disponibilità della distribuzione organizzata ad una promozione dei prodotti lattiero-caseari italiani, con l'utilizzo di un marchio distintivo che consenta al consumatore di riconoscere con immediatezza la provenienza nazionale di quanto esposto sugli scaffali.

Le dichiarazioni
Continuiamo a lavorare concretamente - ha detto il ministro Martina a conclusione del Comitato - per sostenere tutto il sistema lattiero caseario italiano. Dopo l’accordo di novembre, siamo passati alla fase operativa e la collaborazione tra le componenti della filiera va avanti e può diventare un fattore determinante per la ripresa del settore. Ora sarà importante - ha proseguito il ministro - applicare le decisioni prese e rispettare la durata minima dei contratti che deve essere di almeno un anno”.

I commenti
Il risultato di questo primo incontro del “Comitato” per il latte è senz'altro positivo e tutte le componenti agricole, Coldiretti, Cia e Confagricoltura (di Copagri, non invitata, già abbiamo detto) hanno espresso soddisfazione per il lavoro svolto. Analoga la posizione del mondo cooperativo, espressa dall'Alleanza delle cooperative. Apprezzato in particolare lo sforzo per trasferire agli allevatori le risorse comunitarie destinate al comparto, con la richiesta tuttavia di accelerare i tempi.

Inizia la parte difficile
Nessuno si è però nascosto che le difficoltà più forti, quelle sul prezzo indicizzato e sulla durata dei contratti siano ancora da affrontare. Perché le indicazioni scaturite dal “Comitato” si limitano a suggerire la via da intraprendere. Dipenderà poi dalle parti in causa, allevatori e industrie in particolare, accettarle. Per gli allevatori italiani quella parte di indice che si riferisce ai prezzi internazionali potrebbe riservare sorprese sgradite. In Lituania, per citare un caso limite, il prezzo del latte si ferma sotto i 19 centesimi al litro. Ma è solo un esempio. Pur se all'opposto, analoga può essere la posizione delle industrie del latte quando si parla di costi di produzione. In Italia sono più elevati che altrove e in media si arriva a ben 42,61 centesimi al litro. Saprà l'indice trovare un equilibrio che soddisfi tutti? Possibile, ma non semplice. Staremo a vedere.