A trenta anni dalla sua comparsa in Europa, la Varroa destructor, l’acaro che distrugge le colonie di api in inverno, è ancora un flagello.

In Italia centro meridionale gli apicoltori si stanno organizzando per definire una strategia comune per affrontare il nemico numero uno degli alveari. E che stanno varcando nuove frontiere nella ricerca di nuove forme di lotta ecosostenibili alla Varroa: che vanno dall’ozono all’energia solare termica.

Anche se la soluzione più accreditata sembra essere un’azione combinata tra agenti chimici e mezzi meccanici, che è stata sperimentata dal Consorzio nazionale produttori apistici (Conaproa) nel quadro del Progetto Ecovar, uno studio che ha visto la partecipazione del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, finanziato dal Gruppo di azione locale "Alto Casertano" nel quadro delle iniziative cofinanziate dal Programma di sviluppo rurale della Campania 2007-2013 con il Piano di sviluppo locale. Attualmente i risultati del Progetto Ecovar sono a disposizione della comunità degli apicoltori della provincia di Caserta per la necessaria divulgazione.

Tutto questo è quanto emerso dalla riunione del Gruppo Cooperativo Paritetico "Volape" di sabato scorso, tenutasi  a Caianello (Ce).
 
“Abbiamo lavorato nell’ottica di poter limitare al massimo l’uso di acaricidi di sintesi, quindi una lotta ecocompatibile, sostenibile, con sostanze tutte di origine naturale e cercando di abbinare all’uso di queste sostanze, tecniche apistiche adeguate a limitare il numero di interventi. Così Antonio De Cristofaro, entomologo all’Università del Molise e responsabile scientifico del Progetto Ecovar, i cui risultati sono stati al centro della discussione. 

"Per il bene dell’ape, il mio è un fermo no al fai da te. E' questo l'accorato l’appello del professore Emilio Caprio, lanciato prima di relazionare sul tema: "Ecovar – Controllo ecocompatibile della Varroasi”.

Importante la conclusione del direttore del ConaproaRiccardo Terriaca, che ha presentato i risultati del Progetto Ecovar.
“Il protocollo elaborato - ha precisato Terriaca – prevede una strategia di controllo eco-compatibile, fondata su sperimentazioni effettuate con criteri scientifici e caratterizzata dalla combinazione di lotta chimica e lotta meccanica, con un’efficacia adeguata e dimostrata nel territorio dell’Alto Casertano”.
E nuove strategie di lotta alla Varroa sono state presentate per l’occasione da numerosi interventi.

Gennaro Di Prisco, ricercatore al Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi Federico II di Napoli, ha presentato una carrellata di studi scientifici sull’utilizzo dell’ozono per la lotta alla varroasi, ma si è pronunciato negativamente vista l’esperienza di studi russi sugli effetti stressanti a carico del sistema immunitario delle api: gli esiti incerti nella lotta all’acaro con l'ozono, inoltre, si accompagnano ad effetti collaterali negativi costanti e documentati per l'uso di questo gas.
 
L’esperienza di un apicoltore abruzzese, Vincenzo Manna, ha suscitato interesse in merito ad un dispositivo per l’ingabbiamento dell’ape regina, appositamente studiato per far fronte alla varroasi.
“Praticando il nomadismo interveniamo sugli alveari in inverno, in assenza di covata, - ha dichiarato Manna – in questo modo su 1200 alveari siamo riusciti ad ottenere risultati molto interessanti”. 
 

Poi ancora, Luigi Lafigliola, ricercatore dell’Università del Molise, ha proposto l’acido formico come acaricida per evaporazione.
 
Mauro Tagliaferri ha invece presentato un brevetto innovativo che consta di un sistema solare termico efficiente, economico ed affidabile.
“La Varroa, - ha dichiarato Tagliaferri – è ancora il nemico numero uno delle api a trent’anni dalla sua comparsa in Europa. Un nemico molto pericoloso perché si adatta presto e si riproduce velocemente”.
 
Il microbiologo Stefano Trovò ha, invece, riportato l’attenzione sui preparati probiotici, stuzzicando l’interesse di molti anche perché si tratta di una soluzione estremamente naturale e a favore della vita delle api.
 
Ricercatori universitari, rappresentanti delle istituzioni, veterinari degli enti di vigilanza e controllo, i presidenti delle principali Associazioni apistiche della Campania, del Molise, del Lazio e dell'Abruzzo si sono confrontati nella successiva Tavola rotonda, in un acceso e articolato dibattito, culminato nelle conclusioni tratte da Terriaca, direttore Conaproa.