Non tutto il mondo del latte soffre. Rispetto allo scorso anno, il latte di pecora si è rivalutato del 20% circa, trascinando le già buone performance del Pecorino Romano Dop, i cui prezzi sono passati da 6,08 euro al chilogrammo del 2003 a 9,15 euro nel 2015, dopo aver sfiorato i 10 euro nei mesi scorsi.

Dalla fine di agosto il presidente del Consorzio di tutela del formaggio Pecorino Romano Dop è Salvatore Palitta, subentrato al posto del dimissionario Renato Illotto.

Presidente Palitta, partiamo dai numeri…
La produzione di Pecorino Romano rappresenta il 60 per cento circa della produzione complessiva di formaggi da latte di pecora della Sardegna, mentre in ambito nazionale è pari al 48 per cento del totale. Parliamo del più importante formaggio Dop derivante da latte di pecora nell’Unione Europea a 28, sia per volumi prodotti che per valore generato”.

A quanto ammonta la produzione?
"Nel 2014 la produzione è stata pari a 241.000 quintali, per un totale di 845.000 forme, con un valore generato nel commercio del formaggio di 220 milioni di euro. Costituisce la principale voce di esportazione del settore agroalimentare della Sardegna.
Nell’annata casearia conclusasi a luglio 2015, la produzione è stata pari a 301.000 quintali, per un totale di poco superiore a 1.000.000 di forme. Si stima che il fatturato generato, da un prezzo del formaggio oltre 9 euro/kg, porterà a un aumento del valore complessivo
”.

Quali sono i numeri dell’indotto?
Il sistema produttivo del Pecorino Romano Dop coinvolge 11.000 aziende zootecniche, circa 25.000 addetti complessivi e 37 caseifici produttori”.

Sul mercato avete sfiorato i 10 euro al chilogrammo, ora i listini hanno frenato un po’. Qual è la situazione ora?
La situazione di mercato del Pecorino Romano è stabile da ormai diversi mesi, i consumi sono costanti, soprattutto quelli sui mercati internazionali, e i prezzi tengono un buon livello di remunerazione. Siamo andati incontro a un naturale assestamento delle dinamiche di mercato, dovute alla chiusura della campagna casearia a luglio e all’ingresso in commercio della nuova produzione certificata. Non c’è ragione perché il prezzo non rimanga ai livelli attuali, in quanto i produttori hanno gestito le giacenze di magazzino con contratti a lungo termine”.

Quali saranno le priorità della presidenza?
Le priorità della presidenza puntano a mantenere un dialogo aperto con tutte le componenti del settore agro-zootecnico e industriale, al fine di sviluppare un sistema condiviso, che spazi dalla programmazione dell’offerta produttiva, presentata di recente al ministero delle Politiche agricole, alla difesa e tutela del Pecorino Romano Dop in sede internazionale da abusi e contraffazioni, alla valorizzazione del prodotto e alla modifica del disciplinare di produzione”.

Qual è il peso della cooperazione all’interno del consorzio e quali progetti avete?
Il peso della componente cooperativistica nella produzione del Pecorino Romano Dop è pari al 60 per cento. Per il futuro stiamo avviando una serie di interlocuzioni con i principali organismi istituzionali, per intraprendere linee comuni di promozione e valorizzazione del prodotto”.

Sul fronte dell’internazionalizzazione quali saranno gli obiettivi?
Stiamo predisponendo un piano di internazionalizzazione, con l’obiettivo di ampliare in maniera capillare la presenza del Pecorino Romano sul mercato americano, finalizzato anche a contrastare il fenomeno dell’Italian sounding. Questo obiettivo è in linea con le politiche del governo che individua gli Usa come un mercato tra i più interessanti a livello internazionale per i prodotti agroalimentari made in Italy”.

Qual è la quota di export e quali sono i principali Paesi di destinazione del Pecorino Romano Dop?
L’export del Pecorino Romano ha, da sempre, rappresentato lo strumento di sviluppo: a oggi il 65 per cento del suo valore commerciale è dato dall’esportazione. In particolare, il Nord America è stato ed è il principale mercato nel quale si è evoluto dal punto di vista commerciale. Gli Usa sono la principale area di destinazione con il 62%, seguito da un 30% esitato nel mercato comunitario. Il mercato canadese rappresenta circa il 3% del totale esportato. I mercati di destinazione finale sono in parte cambiati, pur con la costante presenza nel mercato Usa, registrando un continua crescita del mercato europeo”.

Come lo spiega?
È cambiata la funzione del prodotto che da semplice commodity, destinata principalmente a un utilizzo industriale da addizionare ad altri formaggi per la creazione di miscele o preparazioni complesse, si è progressivamente indirizzato verso la specialità che gli appartiene, qualificandosi con una propria identità sia come formaggio da grattugia, da tavola e quale ingrediente caratterizzante nella preparazioni di piatti nobili.
Il Pecorino Romano rimane a oggi il formaggio più esportato negli Usa (principale mercato mondiale per consumi di formaggio), nel quale detiene ormai da diversi anni un’indiscussa leadership con circa 12.000 tonnellate/anno. In questi ultimi anni è notevolmente aumentato l’export verso i principali Paesi dell’Ue-28, cresce con importanti ritmi anche l’export verso il Giappone e l’Australia
”.

Il super dollaro potrebbe agevolarvi nell’export verso gli Usa?
La valutazione del dollaro è un fattore minimale, se riferito al positivo momento delle quotazioni di Pecorino Romano Dop. I maggiori incrementi di prezzo si sono verificati nel mercato europeo in area euro. Ritengo che la stabilizzazione del mercato americano sia dovuta principalmente alle politiche commerciali dei produttori, che hanno orientato le proprie produzioni verso un miglioramento qualitativo del prodotto, percepito positivamente dal consumatore americano, sempre più consapevole nella scelta dei prodotti originali da quelli d’imitazione”.

Il Pecorino Romano Dop ha problemi di contraffazione o imitazione?
Il contrasto alla contraffazione è la grande sfida che il Consorzio dovrà sostenere nei prossimi anni, sia finanziariamente che attraverso le proprie forze intellettuali e politiche. Il Pecorino Romano è il formaggio maggiormente imitato al mondo per la sua peculiare capacità evocativa (Romano=Roma)”.

Quali azioni progettate di mettere in campo?
Pensare di combattere solo la battaglia dell’esclusività risulta perdente. Mancano i fondamentali giuridici e, per quanto di nostra conoscenza, il trattato Ttip trova le maggiori di difficoltà di accordo proprio nel riconoscimento delle indicazioni geografiche. Bisogna, contestualmente alle azioni mirate di carattere giuridico, potenziare le politiche di informazione e promozione, aggredendo il consumatore con un’azione di divulgazione comparativa, mirata a confrontare il prodotto originale con l’imitazione”.

Accanto agli Stati Uniti, primo Paese di destinazione del Pecorino Romano, dove intendete puntare?
Intendiamo sostenere con adeguate azioni di promozione e comunicazione il mercato europeo, che cresce e che ha consentito negli ultimi anni di far fronte al calo del mercato domestico. Esso ha raggiunto la metà dei volumi del mercato Usa, con un elevato valore aggiunto. Esplorare le potenzialità dei mercati asiatici, che oggi rappresentano il 2% del volume totale esportato. In particolare, riteniamo interessante il mercato giapponese.
Il nostro principale obiettivo è il consolidamento dei mercati esteri, dove la nostra presenza è ben strutturata nella logistica e nella distribuzione e la cultura al consumo del Pecorino Romano Dop è radicata per tradizione
”.

Come pensate di operare?
Le risorse che intendiamo indirizzare per la promozione e valorizzazione del Pecorino Romano Dop dovranno seguire un virtuoso modello di cofinanziamento con le imprese private dei fondi a disposizione per l’internazionalizzazione. Riteniamo di dover collaborare con tutti i principali soggetti istituzionali deputati alla divulgazione della conoscenza dei nostri prodotti, in particolare per quanto riguarda gli investimenti a breve termine, contiamo di poter utilizzare i fondi destinati all'export della Regione Sardegna, che ammontano a circa 2,5 milioni di euro.
Per le attività di cofinanziamento con altri organismi sovraregionali abbiamo intrapreso importanti interlocuzioni con l'Ice, l'Istituto per il commercio estero. La politica promozionale del Consorzio di tutela intende sfruttare le opportunità del mercato, quali la programmazione strategica degli interventi di internazionalizzazione, in armonia con le indicazioni del Piano nazionale per l’internazionalizzazione promosso dal Mise e dall’Ice
”.

All’estero andate anche in sinergia con altre realtà…
Sì. Abbiamo avviato dei progetti congiunti con i Consorzi di tutela dell’Asiago Dop e con lo Speck dell’Alto Adige Igp, con i quali intendiamo proporre sui mercati esteri una rinnovata attività promozionale, esaltando le qualità e le tipicità dei nostri prodotti”.