Il prezzo del latte è in caduta libera, così come quello della carne. Il reddito degli allevatori è a rischio e l'Italia è sempre più dipendente dalle importazioni. La sfida è produrre di più per sfamare una popolazione mondiale in crescita, rispettando però l'ambiente e garantendo un giusto reddito agli allevatori.
Un aiuto a combattere questa battaglia può arrivare dalla zootecnia di precisione e dal miglioramento genetico, temi di cui si è parlato durante un incontro ad Expo 2015 organizzato dal Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) dal titolo: "La zootecnia sostenibile per il diritto al cibo".

"In cinque anni i consumi di carne della popolazione italiana sono aumentati del 2,4%", spiega Luca Buttazzoni, direttore del Centro Crea di ricerca per la produzione delle carni ed il miglioramento genetico. "Abbiamo al contempo visto contrarsi molto velocemente la produzione interna, con le vacche nutrici calate di un quarto, mentre l'importazione dalla Francia di vitelli da ingrasso è cresciuta enormemente".

Come fare dunque ad aumentare la fertilità delle vacche nostrane che oggi è ben al di sotto di tre vitelli (2,4 per la frisona)? Il Crea sta seguendo due strade: l'incrocio tra razze e l'introduzione della gemellarità.

Nel primo caso si tratta di sfruttare l'effetto dell'eterosi, cioè l'incrocio tra individui non della stessa razza (al mondo esistono 115 vacche frisone non consanguinee). Il motivo? Anche se la scienza non ha compreso esattamente per quale motivo, all'eterosi si associa il cosiddetto "vigore dell'ibrido". Un vitello nato da un incrocio tra razze ha caratteristiche di fenotipo particolarmente vigorose.

Ma il Crea sta studiando anche la gemellarità nelle razze rustiche. Se solitamente la nascita di più vitelli è considerata un male negli allevamenti intensivi, con i dovuti accorgimenti può essere uno strumento prezioso per avere un aumento della produzione di vitelli.

Per incrementare la produttività degli allevamenti non si può non guardare al precision-livestock-farming. Il concetto alla base della zootecnia di precisione è semplice: dare all'animale ciò di cui ha bisogno quando ne ha bisogno. Un modo per produrre di più con meno e dare dunque una risposta alle sfide di Expo: sfamare una popolazione che nel 2050 sarà di nove miliardi e i cui consumi di carne sono in aumento (i cinesi sono arrivati a 50 chili pro capite, contro i 100 degli europei e i 120 degli americani).

Nella zootecnia di precisione ogni vacca è "schedata" e identificata attraverso un chip. Il software conosce dati come il giorno della nascita, il patrimonio genetico dei genitori, la quantità di latte prodotto, eventuali malattie o problemi di salute. Ma i sensori sull'animale, e sparsi anche nella stalla, raccolgono costantemente informazioni.

"Durante il mese di luglio, caratterizzato da un caldo anomalo, abbiamo potuto monitorare lo stress degli animali", spiega Andrea Galli, direttore del Centro Crea di ricerca per le produzioni foraggere e lattiero casearie. "Ad ogni vacca è stato applicato un rilevatore che ne misurava la ruminazione e gli spostamenti. Siamo stati in grado così di mapparne il comportamento e identificare i momenti durante la giornata in cui gli animali, a causa del calore, smettevano di alimentarsi. Informazioni importanti per poi pianificare interventi mirati ad avere una produzione costante”.
 

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