E' un calo del 16,1% quello registrato dalle macellazioni di suini nel 2014. I dati emergono dalle analisi di Istat e il fenomeno è stato messo in rilievo in occasione del recente incontro ai “Giovedì agricoli mantovani” che ha visto tra gli altri la partecipazione in veste di relatore di Gabriele Canali, direttore del Crefis, il centro di ricerche economiche dell'università Cattolica di Piacenza. Il calo delle macellazioni è stato particolarmente accentuato se si prende in considerazione il peso vivo degli animali, più che il loro numero. Seguendo questo parametro il calo è salito sino al 21,6%. E i mesi compresi fra marzo e agosto del 2014 rappresentano il periodo durante il quale si è avuta la maggior flessione, con una punta del meno 27,9% in peso morto per i suini pesanti.

Le cause della crisi
In pratica una riduzione di quasi un quarto della produzione le cui cause sono da ricercare negli anni passati e nel perdurare di congiunture sfavorevoli, non esclusa la recente vicenda dell'embargo russo. “La questione Russo-Ucraina - evidenzia Gabriele Canali -  non è che l’ultima goccia e agisce soprattutto in via indiretta attraverso un eccesso di offerta sui mercati Ue. I prezzi in Olanda a gennaio sono stati appena sopra gli 0,90 €/kg di peso vivo. E anche in Germania il mercato è in forte sofferenza. Questo andamento spiega il calo dei prezzi della parte finale dell’anno ma non può spiegare il calo delle produzioni che per quella data si era già realizzato. Le cause della crisi – prosegue Canali – sono principalmente interne e sono riassumibili in uno scarso coordinamento dell’offerta e in meccanismi di governance della filiera del tutto inefficaci, in problemi nella redditività del Prosciutto di Parma, nella mancata valorizzazione dei tagli di carne fresca e nella difficoltà dell’industria nazionale dei salumi a cogliere pienamente le opportunità che si aprono sui mercati internazionali, soprattutto per le problematiche di natura sanitaria che continuano a penalizzarci”.

L'andamento dei prezzi
La forte contrazione produttiva contribuisce a spiegare, almeno in parte, la relativa "tenuta" dei prezzi dei suini vivi nel periodo estivo, verificatasi nonostante le forti tensioni sia a valle della filiera che sui mercati esteri. Si deve aggiungere, però, che a fine anno la situazione è fortemente peggiorata principalmente a causa dei riflessi diretti ed indiretti dell'embargo russo sui prodotti delle filiere europee del suino.

Serve una filiera ben organizzata
Per questo è nei rapporti di filiera che bisogna agire per migliorare la situazione. “Le strategie da adottare – indica ancora Canali – non devono limitarsi a farci uscire dalla crisi ma devono essere l'occasione per promuovere uno sviluppo duraturo della filiera”.
Da questo punto di vista sono diverse le azioni da mettere in campo. Secondo il direttore del Crefis è necessario sviluppare ulteriormente tutte le forme di organizzazione dei produttori (Op) e di coordinamento e programmazione produttiva, ma soprattutto è necessario promuovere nuove forme di governance di filiera diverse e più efficaci di quelle attualmente esistenti. Per Canali è anche necessario far partire, finalmente, iniziative efficaci di differenziazione delle carni fresche, attraverso un sistema di qualità nazionale, ma che possa essere efficace e utile alla filiera, in una visione lungimirante. E, infine, resta necessario promuovere iniziative per la tutela e la promozione dei salumi italiani all’estero, ma soprattutto per sostenere le imprese che esportano, segnatamente quelle che generano benefici con ricadute su tutta la filiera.