L’edizione numero 87 della Fazi, la Fiera agricola zootecnica italiana di Montichiari chiude sul filo delle 40mila presenze e riscatta l’orgoglio degli agricoltori e degli allevatori che guardano al futuro con speranza e con la tenacia di chi è abituato ai sacrifici e all’impegno.

A fare da cornice alla manifestazione c’è la zootecnia di alto profilo, che negli anni dispari anima la struttura del Basso Bresciano. Oltre 250 animali nelle due competizioni – la mostra nazionale della razza Bruna e lo European Open Holstein Dairy show – che fanno sfoggio dei progressi della genetica e della selezione, che negli ultimi anni ha proiettato il lavoro italiano ai vertici a livello internazionale.
Per la cronaca, a vincere la 47ª Mostra nazionale della Bruna è “Rival-Payo Telly”, bovina dell’allevamento Castelgolaso dei fratelli Corsini Giuseppe e Francesco di Varsi, in provincia di Parma; mentre il Dairy Show resta in terra italica, con “Gerboise” dell’allevamento Al.Be.Ro., 2.600 capi allevati a Piacenza da Giorgio Rossetti, imprenditore lucido e con una incredibile voglia di superare la crisi del latte che oggi sta sconquassando il settore.

Non è che manchi la fiducia verso il futuro, più che altro si vive un momento di sbandamento tra i padiglioni del Centro Fiera del Garda, che anche per questa edizione registra il tutto esaurito. Il prezzo del latte è passato dai 44,50 centesimi al litro del primo semestre 2014 ai 36-38 centesimi di quest’anno, quando i costi di produzione in Lombardia – sono dati medi calcolati dal Sata, il servizio di assistenza tecnica agli allevatori – si aggirano sui 50 centesimi. Cifre che neanche gli aiuti Pac riescono a coprire. Per cui il risultato è che in questa fase si lavora in perdita, con la nebulosa della fine delle quote latte.
Non lo si dice apertamente, ma i sentori sono di un’accelerazione delle produzioni a livello europeo, con sprint notevoli dei Paesi esportatori, e un ulteriore livellamento verso il basso dei listini.


In Italia i numeri sono ancora più deprimenti. Le elaborazioni Eurostat dicono infatti che nel 2014 i redditi degli agricoltori italiani hanno perso l’11% rispetto all’anno precedente (peggio solo Belgio, Finlandia e Lituania), mentre Francia e Germania hanno visto incrementare i redditi dei propri imprenditori agricoli del 63% fra il 2014 e il 2004.

Cifre sulle quali riflettere e che, a mente lucida, farebbero svenire anche il più tosto degli agricoltori. Eppure, Montichiari non è luogo per depressi.
Lo riconosce anche il presidente del Centro Fiera del Garda, Germano Giancarli. “Sono stati tre giorni intensi – commenta – in cui il sistema agricolo si è confrontato, ha cercato di individuare soluzioni utili per uscire dalla crisi e ha potuto vedere le ultime novità che possono sostenere un processo di innovazione che in questo settore è costante”.

L’innovazione che si vede negli stand dei 350 espositori che animano la Fazi è percepita come chiave di volta per rimettere in equilibrio i redditi smagriti eccessivamente. L’innovazione – che sarà uno dei punti cardine anche del prossimo Psr della Lombardia, quando Bruxelles, bontà sua, si deciderà a dare l’imprimatur – sarà la miccia in grado di accendere le polveri delle più dinamiche imprese agricole, che potranno così contenere i costi e migliorare le performance sia da un punto di vista economico che ambientale.

Lo si vede dalla grande attenzione alle trattrici che consumano meno e che offrono prestazioni di notevole impatto, ai sistemi satellitari come ausilio a seminatrici, spandiconcimi, barre per i diserbanti e i fitofarmaci. Un “occhio intelligente” permette infatti di ridurre le spese, così come la semina su sodo o la minima lavorazione, che sembra essere la soluzione più gradita e un compromesso intelligente al ciclo completo di lavorazioni in campo.

Ma innovazione significa anche guardare avanti al progresso della zootecnia. E così si spiega il successo del convegno che l’Associazione nazionale degli allevatori della Frisona, parlando di genomica, ha ottenuto nella prima giornata di manifestazione. I numeri parlano di oltre 500 persone presenti nella Sala convegni del polo fieristico, fra allevatori e veterinari.
La selezione dei capi, secondo Pietro Laterza, presidente di Anarb, l’Associazione nazionale degli allevatori di razza Bruna, “incide per il 30% del prezzo del latte, perché migliora la qualità e la quantità di latte prodotta per capo e la longevità dell’animale”.


E poi le importanti mostre dedicate alla razza Bruna e alla Holstein, in un confronto che ha coinvolto diversi paesi europei. “Il latte è stato forse l’elemento che ha calamitato maggiore attenzione in questa edizione della Fazi – riconosce il direttore del polo fieristico bresciano, Ezio Zorzi -. Ma è comprensibile, dal momento che vi sono tensioni sul prezzo in tutta Europa e dal prossimo aprile gli allevatori dovranno fare i conti con la rivoluzione di un sistema produttivo che dopo 30 anni abbandona il regime delle quote latte”.

La tre giorni di rassegna di Montichiari mette in luce anche una folta partecipazione di giovani, studenti e agricoltori. Un segnale positivo, soprattutto alla vigilia dell’applicazione di una Politica agricola comunitaria che dedica maggiore attenzione rispetto al passato ai giovani agricoltori.

Anche la sezione equestre ha coinvolto il grande pubblico, fra cavalieri, appassionati, agrituristi, grazie anche alla rete di ippovie che attraversano il Bresciano e alla sinergia con il sistema agrituristico sul territorio.
Successo anche per la mostra mercato degli avicoli, che ha suscitato l’interesse degli allevatori, degli appassionati, ma anche di famiglie e bambini.

Lucio Minghelli