Ridurre le produzioni di latte per evitare di splafonare, cercare mercati alternativi in grado di compensare le perdite causate dalla chiusura delle frontiere in Russia, affrontare con fiducia il futuro, che prevede la fine delle quote.

Sono le raccomandazioni del commissario all’Agricoltura, Phil Hogan, alla luce dello scenario di mercato che sta scuotendo l’Europa. I prezzi del latte, nel giro di pochi mesi, hanno registrato una flessione rilevante.
Basteranno gli aiuti privati all’ammasso sul latte in polvere e il burro? E l’approvazione da parte dell’Ue di misure di sostegno nei confronti dei produttori di latte della Finlandia e dei Paesi baltici, più colpiti dalla chiusura delle frontiere da parte di Mosca, saranno uno strumento sufficientemente utile?

Domande alle quali diventa sempre più complicato rispondere, per cui forse è bene fare il punto a livello internazionale su quanto sta accadendo. Magari partendo dall’Italia, dove l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, sollecita nuovamente il ministro a convocare il Tavolo di filiera e magari forzare attraverso una “moral suasion” il raggiungimento di un accordo “che non sia penalizzante per le aziende agricole. Altrimenti il rischio di lasciare per strada altre stalle è elevatissimo”.

Calcolatrice alla mano, Coldiretti Lombardia stima una perdita secca per gli allevamenti (passati da 8.761 a 6.042 nel decennio 2003-2013) intorno a 150 milioni di euro.
Effetto del taglio di oltre il 19% sul prezzo al litro, sceso dai 44,5 centesimi dell’ultimo accordo scaduto a giugno 2014 ai circa 36 attuali – evidenzia il presidente Ettore Prandini -. Non mi pare però che il prezzo al dettaglio del latte fresco sia sceso sotto l’euro, seguendo il taglio del 19% che invece gli allevatori si sono visti imporre dalle industrie”.

Tutto ciò, unitamente alla fine del regime delle quote latte previsto per il prossimo 31 marzo, secondo Cia Lombardia e Confagricoltura Lombardia, fa in modo che risulti “sostanzialmente impossibile per gli allevatori programmare la propria produzione nell’immediato futuro, in assenza di una prospettiva economica certa che garantisca il loro lavoro”.

In queste circostanze, i due sindacati che fanno parte di Agrinsieme “sottolineano l’esigenza di procedere ad una revisione dei contratti di fornitura e, nel contempo, stanno lavorando a proposte nuove ed efficaci per la gestione dell’interprofessione”.

E proprio sul versante dell’interprofessione, è notizia piuttosto recente l’azione di forza che alcune op di allevatori francesi hanno avanzato nei confronti dell’industria lattiero casearia francese – sembra su tutte contro Lactalis – per violazioni contrattuali. È la prima volta che si arriva alle vie legali e a un simile punto di rottura. Un muro contro muro che preoccupa il comparto. Ma Thierry Roquefeuil, presidente della Federazione nazionale dei produttori di latte, si schiera nettamente con gli allevatori e non accenna a indietreggiare. “Per un contratto permanente sul latte – tuona - ci deve essere rispetto reciproco”.

Non va meglio dall’altro capo del mondo. “In Cina – riporta Leo Bertozzi su Clal News - il prezzo del latte è passato da 6 yuan (0,96 dollari) per kg nel 2013, a 3,9 yuan (0,62 Dollari) lo scorso settembre, mentre alcuni allevatori nello Shandong affermano che il prezzo è diminuito a fine 2014 di ulteriori 1.6 yuan (0,25 Dollari) per chilogrammo. Una flessione che non aiuta la crescita delle stalle, anche in un Paese che sta aumentando vertiginosamente aumentando i consumi interni. Le aziende lattiero casearie cinesi possono approfittare dei bassi prezzi mondiali per accentuare le importazioni con conseguenti ulteriori difficoltà per il latte Made in China”.

Sorprendono, ritornando entro i confini dell’Europa, le importazioni della Bielorussia, senza margini di errore individuato come Paese ponte verso la Russia. Tra agosto e ottobre la Bielorussia ha esportato rispettivamente verso la Federazione Russa 1.462, 996 e 1.083 tonnellate di latte sfuso, con una moltiplicazione di quasi il 3.000% (tremila per cento, non è un errore!) rispetto allo stesso periodo del 2013.

Dal Copa-Cogeca è giunto in questi giorni l’appello del presidente del gruppo di lavoro “Latte e prodotti lattiero caseari”, Mansel Raymond.
Il mercato lattiero caseario europeo – ha affermato - è diventato più strettamente interconnesso al mercato mondiale e la sua volatilità continua a crescere. Ragion per cui, in un mercato sempre più competitivo, è vitale poter disporre degli strumenti adeguati per affrontare tale volatilità. I produttori devono essere in grado di pianificare meglio le proprie attività. È necessario promuovere lo sviluppo dei mercati a termine per attenuare la volatilità del mercato e aiutare gli agricoltori a proteggersi dai rischi. Occorrerebbero inoltre altri strumenti che aiutino gli agricoltori a proteggersi dai rischi, quali le assicurazioni. Frattanto, le cooperative lattiero-casearie svolgono e continueranno a svolgere un ruolo vitale nell’assistere gli agricoltori in una migliore gestione dei rischi”.