Dal 1° aprile 2015 il regime delle quote latte non ci sarà più. I paesi dell’Unione europea si stanno preparando al grande salto nel libero mercato. Un’opportunità per migliorare la redditività delle proprie filiere. Più latte, ma anche più export. Così, almeno, dicono i dati di Clal, il portale di riferimento mondiale del settore lattiero caseario. Le produzioni di latte dei principali Paesi esportatori (Ue-28, Usa, Bielorussia, Cile, Uruguay, Argentina, Ucraina, Australia, Nuova Zelanda) da gennaio ad agosto hanno registrato un aumento del 4 per cento.

I magazzini di polvere di latte di tutta Europa non hanno stivato nemmeno un grammo. Allo stesso tempo, i prezzi del latte spot e alla stalla perdono terreno, per effetto di una maggiore produzione e per gli effetti dell’embargo russo, che ha bloccato i flussi commerciali non soltanto dall’Italia, ma soprattutto da Polonia, Germania, Olanda, Francia, con l’effetto che quelle produzioni o rimangono nel perimetro dell’Unione europea, riversandosi verso i paesi meridionali (in particolare l’Italia) oppure si devono conquistare nuovi mercati. Cosa non certo immediata.

Ieri, però, durante il secondo giorno del Consiglio informale dei ministri agricoli Ue, il presidente del semestre europeo in materia, Maurizio Martina, ha acceso i riflettori su una questione piuttosto locale, anche se non per questo irrilevante: le multe latte.

Gli allevatori che ancora non hanno pagato le quote latte – ha affermato - dovranno farlo per correttezza verso chi ha pagato e verso l’Unione europea. Il pagamento delle quote latte è un’eredità del passato. Si è speculato politicamente e si è messa la polvere sotto il tappeto. Adesso siamo a un punto di non ritorno, anche per serietà verso chi ha pagato e nei confronti dell’Europa. Dobbiamo mettere un punto fermo”.

La crociata per il recupero è partita. “Le procedure sono già in atto”, ha detto il ministro Martina, riferendosi all’invio delle cartelle esattoriali.
Intanto, spunta una missiva che il ministero delle Politiche agricole ha inviato agli assessorati all’Agricoltura di tutte le Regioni, Province autonome di Trento e Bolzano comprese.
Il ministero dichiara che “i dati relativi alla raccolta latte da aprile a luglio 2014 evidenziano un aumento delle consegne di circa il 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. Un aumento che “lascia prevedere, per la campagna in corso, un superamento del quantitativo della quota nazionale e la conseguente necessità di incamerare, nella misura dovuta, secondo le previsioni di legge, i prelievi trattenuti a titolo di anticipo ai soggetti che hanno superato il proprio quantitativo di riferimento individuale”.

Il Dipartimento delle Politiche europee e internazionali dello Sviluppo rurale del Mipaaf è per questi motivi in allerta, visti i precedenti degli ultimi anni. “È estremamente importante praticare ogni sforzo – scrive il ministero alle Regioni – per evitare che tali comportamenti (cioè i casi del passato di acquirenti fittizi, che non versavano i prelievi dovuti dai produttori) per evitare che tali episodi si ripetano, in quanto il recupero delle somme non incassate risulterebbe estremamente difficoltoso”.

Il ministero delle Politiche agricole evidenzia in particolare, “nei casi in cui le comunicazioni non siano inviate entro i termini stabiliti o si riscontrino superamenti dei quantitativi di riferimento individuale ai quali non corrisponde la relativa trattenuta e il relativo versamento del prelievo ovvero vi siano sospetti sulla regolarità delle operazioni contabili, la necessità di chiedere il supporto dei competenti organi di polizia giudiziaria affinché possano essere messe in atto tutte le opportune iniziative volte ad ostacolare operazioni fraudolente di elusione del prelievo”.

La guerra agli splafonatori delle quote, negli ultimi mesi di sopravvivenza del sistema di contingentamento produttivo, è ricominciata. Chissà se anche gli altri Stati europei cercheranno di punire gli allevatori che in questa campagna produttiva supereranno il tetto assegnato (e potrebbero essere molti i Paesi comunitari coinvolti) o se lo farà solo l’Italia.