E’ in attesa di un nuovo prezzo il comparto del latte piacentino, che conferisce il 94% della produzione per il Grana Padano. A oltre un mese dallo scadere dei contratti di riferimento, infatti, se non si arriverà presto ad una definizione degli orizzonti futuri si rischia di innescare una corsa al ribasso.

A sostenerlo è Coldiretti Piacenza che si è fatta promotrice di un momento di confronto per fare il punto sulla situazione peraltro gravata dalle condizioni metereologiche di questa pazza estate.

L’intesa con Italatte, che fa capo al gruppo Lactalis con i marchi Parmalat, Galbani, Invernizzi e Cademartori, siglata a gennaio per la Lombardia e che rappresenta un punto di riferimento anche per le altre regioni italiane è infatti scaduto il 30 giugno; "fondamentale riuscire a firmare un accordo il prima possibile", dice Coldiretti Piacenza.

Le condizioni metereologiche anomale inoltre, caratterizzate da temperature autunnali che in questi mesi estivi sono andate anche sotto i 20°, hanno fatto sì che la fisiologica diminuzione estiva della produzione di latte non si sia verificata.
L’ultimo dato disponibile - afferma Giorgio Apostoli, capo Servizio Zootecnia della Coldiretti nazionale - è quello relativo alla produzione nazionale del mese di maggio che ha fatto segnare un aumento del +1.24%. Ebbene questo dato, in seguito alle condizioni climatiche, è destinato ad aumentare consistentemente in riferimento al mese di luglio”.

E con la produzione di latte - afferma Stefano Berni, direttore del Consorzio Grana Padano - è aumentata anche la produzione di Grana nonostante gli sforzi di regimentazione del consorzio con i piani produttivi. I consumi del re dei formaggi piacentini sono comunque sostenuti con una buona tenuta del mercato nazionale ed un aumento di quello estero”.

Il mercato internazionale del latte - aggiunge Apostoli - è infatti positivo, con un alto e crescente bisogno non solo di latte ma anche di proteine derivanti dallo stesso; ciò avrà inevitabilmente risvolti positivi, specialmente per la graduale attenzione del mondo nei confronti della qualità italiana e degli alti standard di sicurezza che però devono essere remunerati dal giusto prezzo”.
Basti pensare - prosegue Berni - che oggi alcune latterie italiane stanno confezionando per la Cina latte nazionale in brik da 250 e 500 ml riconoscendo la garanzia del sistema caseario italiano e la reputazione della sicurezza alimentare”.

Attendiamo dunque - afferma Fabio Minardi, presidente dell’Associazione Piacentina Latte - l’accordo lombardo, rilevante non solo perché Lactalis e Parmalat acquistano 9 milioni di quintali di latte nazionale ma anche perché la Lombardia produce il 40 per cento circa di tutto il latte italiano. Non ci sono motivi validi per un calo del prezzo del latte, e consigliamo agli allevatori di non siglare, per ora, alcun accordo che non valorizzi adeguatamente la produzione”.