Proprio vero, un osservatorio non lo si nega a nessuno e questa volta tocca al latte europeo. Ad annunciarne la nascita è stato il Commissario europeo Dacian Ciolos che forse vuole accomiatarsi allontanando da sé il ricordo della brutta riforma della Pac, resa appena accettabile dal lungo lavoro del Parlamento e dall'instancabile attività della commissione Agricoltura e del suo presidente Paolo De Castro. Così Ciolos esce di scena (come Commissario agricolo) regalando alla zootecnia europea questo Osservatorio del latte che dovrebbe accompagnare il settore nel dopo-quote. Ormai lo sanno tutti, il 31 marzo del 2015 sarà l'ultimo giorno di applicazione delle quote latte. Dal primo aprile tutti gli allevatori potranno produrre quanto latte vogliono senza vincoli né multe. Si è discusso molto negli anni passati sugli scenari che si sarebbero delineati dal 1 aprile del 2015. Chi segue da vicino le vicende del latte europeo ricorderà i progetti per il cosiddetto “atterraggio morbido” e poi il più recente pacchetto latte. Tutti superati dai nuovi assetti del mercato mondiale, con i consumi in crescita nei paesi in rapido sviluppo e i magazzini di latte in polvere un tempo stracolmi e oggi vuoti. Il risultato è un prezzo del latte in crescita, ma pronto a crollare se le condizioni muteranno. E' quello che gli “esperti” definiscono un mercato ad “alta volatilità”, dove non c'è pacchetto latte o atterraggio morbido che tenga.

Gli obiettivi
Riuscirà l'osservatorio a rendere più semplice l'approccio con il mercato? Nel presentarlo il Commissario Ciolos ha detto che aumenterà la trasparenza del settore e potrà fornire dati di mercato più accurati, in modo che i protagonisti della filiera del latte possano prendere decisioni sulla base di informazioni affidabili e precise. Stando al progetto l'osservatorio sarà in grado di monitorare tendenze presenti e passate dei mercati lattiero caseari dell'Unione europea e del mondo, verificando livelli di produzione, andamento di domanda e offerta, analisi dei costi di produzione, prospettive dei mercati e tanto altro. Il tutto, ha detto Ciolos, “per garantire uno sviluppo equilibrato del settore del latte”.

Utile o no?
Servirà agli allevatori? Non molto. Il mercato del latte è troppo “nervoso” e i mutamenti di rotta possono essere repentini. Difficile assecondarli regolando la produzione verso l'alto o verso il basso. Le vacche non hanno rubinetti da aprire e chiudere secondo necessità. Se può sembrare semplice ridurre la produzione (ma non è così) altrettanto non è possibile per la crescita. Nove mesi per avere un vitello, e poi due anni e più per avere una vacca da mungere. Intanto il mercato ha fatto in tempo a salire e scendere a piacimento e per più volte. A chi servirà dunque questo osservatorio? I suoi numeri potranno forse essere d'aiuto a chi è chiamato a decidere le politiche agricole future. Non resta allora che augurarsi che questa sua “missione” possa essere svolta al meglio, evitandoci errori grossolani. Infine un appello. Se Osservatorio deve essere, che almeno costi poco.