Il Sian, il sistema informativo agricolo nazionale che fa capo ad Agea, ha reso noti i dati della produzione di latte del primo mese dell'anno. Le consegne rettificate (tengono conto di alcuni parametri per il conteggio delle quote latte) si sono fermate a 8,85 milioni di tonnellate, confermando così il trend al ribasso della produzione italiana di latte, già anticipato alcune settimane fa da Agronotizie. Nello stesso periodo dell'anno precedente si era a quota 8,95 milioni di tonnellate, 100mila tonnellate più di oggi. Si allontana così ancor di più il rischio multe, in attesa del dato conclusivo della trascorsa campagna produttiva, quella conclusa il 31 marzo. Per la quinta volta l'Italia non dovrà mettere mano al portafoglio per pagare multe, visto che la produzione si fermerà al di sotto degli 11,288 milioni di tonnellate (consegne e vendite dirette), che rappresenta la quota di riferimento italiana . Ma c'è poco da stare allegri. Non pagheremo multe alla Ue, ma il segno meno davanti alla nostra produzione di latte è il segnale più evidente della sofferenza del settore.

Ue in crescita
Non è così negli altri paesi dell'Unione, dove al contrario si consolida il trend di crescita già evidente nei mesi scorsi. La produzione a gennaio 2014 è cresciuta di 12 milioni di tonnellate rispetto allo stesso mese del 2013. Un incremento del 4,6% che imprime un'accelerazione alla tendenza già in atto. Il confronto fra il periodo compreso fra aprile 2012 e gennaio 2013 (116 milioni di tonnellate) con l'analogo periodo fra il 2013 e quest'anno (118,4 milioni di tonnellate), evidenzia un incremento del 2,1%. Fra i Paesi dove si registra la maggior crescita figurano il Regno Unito (in gennaio +11,4%) e la Polonia (+7,3%).

Chi aumenta
Se si guarda alle produzioni cumulate da aprile a gennaio 2014, gli aumenti più importanti si incontrano nei Paesi Bassi (10,2 milioni tonnellate, +6,1%), da sempre grandi esportatori.

Tutti, o quasi, sembrano dunque prepararsi al dopo quote premendo sull'acceleratore, consapevoli della forte richiesta mondiale di latte. Una condizione che lascerebbe sperare in prezzi in costante tensione verso l'alto. Ma sono troppe le variabili in campo per fare previsioni ottimistiche. Prepariamoci piuttosto a una forte volatilità del mercato lattiero caseario, con picchi verso l'alto e verso il basso repentini e profondi. Un mare (di latte) agitato da onde alte. Navigarlo con successo non sarà facile e serviranno barche affidabili. Fuor di metafora, serviranno aziende efficienti, capaci di comprimere i costi per superare le fasi di difficoltà e di sfruttare al meglio i momenti di mercato a favore.

Gli aiuti dalla Pac
La contrazione della produzione italiana di latte è però il sintomo di una sofferenza che potrebbe accentuarsi nello scenario del dopo quote. Di qui la necessità di mettere in atto politiche di sostegno al settore utilizzando le poche risorse a disposizione. Fra queste gli aiuti diretti che la riforma della Pac ha messo nelle mani delle singole nazioni. Per l'Italia il budget complessivo sino al 2020 assomma a circa 570 milioni di euro. Fra ministero e regioni c'è un primo accordo sulla distribuzione di queste risorse. Alla zootecnia andrebbero 310 milioni che servirebbero anche a coprire i “buchi” lasciati dalla eliminazione dei premi “speciali”.  Ma già si levano proteste dai settori che si sentono penalizzati. Purché alla fine, per accontentare tutti, non si danneggi l'intera agricoltura.