L'esperienza dei sementieri spagnoli, le normative di tutela del paese vicino, a protezione delle varietà. Ma anche l'organizzazione produttiva iberica e le modalità di commercializzazione. Sono questi alcuni dei temi affrontati giovedì 9 novembre 2017, a Comiso (Ragusa), nell'auditorium "ex mensa ufficiali" nel corso del secondo "International Symposium on Tomato Genetics for Mediterraean Region", il convegno organizzato dalla rivista Agrisicilia e dedicato al pomodoro ed alla necessità dell’innovazione varietale per combattere le avversità di questa coltura. Un focus è stato dedicato anche alla commercializzazione del prodotto principe della produzione orticola del Mezzogiorno d’Italia. Predominanti le tematiche della difesa, una necessità resa ancora più stringente dal cambiamento climatico in atto che rende più pericolosi gli insetti nocivi e più  veloci le successioni di nuove virosi, che riescono ad ibridarsi tra loro. Nazione partner è stata la Spagna (nella precedente edizione 2015 era stato Israele).

Al convegno hanno preso parte 292 persone registrate, in rappresentanza di grandi cooperative, numerosi tecnici della zona da Gela a Pozzallo, agronomi liberi professionisti. La prossima edizione del Symposium si terrà nel 2019: paese partner sarà la Turchia.

Francisco Petit, direttore tecnico e responsabile del Settore ortaggi di Anove, e Antonio Villaroel, segretario generale di Anove (l'associazione che raggruppa le ditte sementiere spagnole) hanno illustrato la realtà iberica. In Spagna, la tutela varietale è garantita da una normativa molto rigida. I tecnici di Anove possono recarsi nelle aziende a cui sono state vendute le sementi e possono effettuare le verifiche necessarie. La tutela della proprietà intellettuale e la gestione legale sono affidati a Geslive: oggi ci sono circa 500 procedimenti già avviati per la tutela varietale. I centri di ricerca svolgono in Spagna un ruolo importante per verificare e controllare la correttezza delle produzioni.

Enrique de Los Rios ha presentato la realtà di Unica Group, dove ricopre il ruolo di direttore marketing. Unica (cooperativa di secondo grado) raggruppa 13 cooperative, è leader del settore delle esportazioni. Oggi Unica può contare su 2300 ettari di serre, 3000 ettari di colture a pieno campo, 3500 lavoratori. Il gruppo commercializza in maniera unitaria: ha un fatturato di 200 milioni di euro sul prodotto fresco. La gestione unica dell'aspetto commerciale (con 96 prodotti differenti), dal seme fino al consumatore finale, garantisce competitività alla produzione agricola spagnola. "I cambiamenti climatici – ha detto de Los Rios - possono produrre degli effetti anche sulle colture e sul comportamento dei patogeni: possono alterare la competizione tra vegetale, patogeno e insetto. Molti insetti accelerano il ciclo di sviluppo, si può giungere ad un numero maggiore di riproduzioni durante l'anno. Altre conseguenze: si registra talvolta un anticipo della stagione produttiva, e del periodo del defogliamento, un accorciamento del ciclo produttivo (soprattutto per le ortive) a causa delle alte temperature".


Di rilievo anche i temi affrontati da Luigi Pasotti, del dipartimento regionale Acqua e rifiuti della Regione Siciliana (Osservatorio delle acque) che ha analizzato il problema dei cambiamenti climatici e delle conseguenze sulle colture. "Gli ultimi anni - ha detto - sono stati caratterizzati da ondate di freddo decisamente gravi, anomale. Ad esempio, nel gennaio 2017 ci sono state due ondate di freddo estreme. Nella prima decade di agosto, si è registrata un'eccezionale ondata di caldo". Altro tema quello delle piogge. "Gli effetti del cambiamento climatico sul regime pluviometrico non sono chiari. Nel 2017 abbiamo avuto una siccità storica, come non si registrava dal 2002. Il volume disponibile degli invasi negli ultimi 20 anni è diminuito. Il 2017 fa registrare il punto più basso di quantità di acque disponibili".  Pasotti ha anche analizzato il problema dei patogeni provenienti da altri paesi. "Bisogna investire sugli antagonisti naturali - ha aggiunto -. E' necessario il controllo sul materiale di propagazione".

Walter Davino, dell'Università di Palermo, ha presentato il libro Le principali virosi nella coltivazione del pomodoro, scritto a più mani con vari esperti e realizzato grazie ad Assosementi. Esso contiene gli studi realizzati finora su 14 virus. Ha analizzato alcuni casi specifici e presentato i virus scoperti negli ultimi anni (Il Tylcv - il virus dell'accartocciamento fogliare giallo ed il Tolcndv (virus dell'accartocciamento fogliare giallo New Delhi), ha prodotto danni gravissimi per le cucurbitacee. Il vettore è la Bemisia tabaci.

Un ultimo virus è stato scoperto di recente nel trapanese e nella zona di Vittoria. Il nuovo virus è stato identificato nel 2012 in Spagna, nella zona di Almerìa, nel 2015 è arrivato in Sicilia. "I sintomi – spiega Davino – sembravano identici a quelli dell'accartocciamento fogliare giallo, ma la pianta era resistente. Abbiamo compreso che il nuovo virus si è generato da un incrocio tra due geminivirus: il Tylcv e il Tylcsv. Possiamo cominciare a lavorare per approntare gli strumenti di difesa".

Alberto Lipparini, segretario generale di Assosementi, ha presentato la realtà produttiva del pomodoro oggi in Italia. "Il settore sementiero - ha detto - vale oggi 700 milioni di euro e circa venti aziende detengono la fetta maggiore del mercato. In Italia sono 40.000 gli ettari coltivati per la produzione di sementi, con una concentrazione soprattutto in Emilia Romagna e Marche". Lipparini ha analizzato la situazione del mercato nel 2017: una campagna difficile a causa degli eventi climatici. I prezzi bassi spesso non permettono ai produttori di coprire i costi di produzione. In Italia, il mercato poco organizzato, la frammentazione dell'offerta, l'eccesso di merce fa calare la competitività. Il prodotto a pieno campo ha visto l'aumento del 10% della produzione. Il prodotto in serra, invece, è in calo anche a causa degli attacchi di varie malattie (oltre che degli eventi climatici).