La lotta per il contenimento della Xylella fastidiosa, che ha colpito gli uliveti della Puglia - disciplinata dalla Direttiva europea 2000/29 CE, visto che il pericoloso batterio da quarantena originariamente non era presente in Europa - può avere un buon grado di successo grazie ai risultati sin qui conseguiti dalla ricerca scientifica, nella quale il ruolo dell'Italia è molto importante.
E ulteriori possibili passi in avanti si potrebbero fare in un prossimo futuro, con la scoperta di nuove cultivar di olivo resilienti o addirittura immuni alla Xylella.

Ma al momento, tutto quanto si potrebbe già fare, innesti e piantumazioni con la cultivar resiliente Fs-17 (Favolosa) - prezzo 2,50 euro a pianta da trenta centimetri - o con il Leccino, è limitato alle aree non demarcate, visto che l'Efsa non ha ancora rilasciato in tal senso un parere e la Commissione Ue da Bruxelles ben si guarda da riformulare il divieto di reimpianto degli olivi nelle aree dove la Xylella si è insediata.
E' questo in estrema sintesi il messaggio che viene dalla conferenza stampa tenutasi a Roma venerdì 5 maggio 2017 dal Comitato nazionale per le ricerche sul tema "Il Cnr e la Xylella dell'olivo: dal riconoscimento della malattia alla scoperta".

"Il Consiglio nazionale delle ricerche, attraverso l'Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp-Cnr) e altri istituti dell'ente presenti sul territorio, è impegnato da anni su questi temi grazie al lavoro e ai talenti dei suoi ricercatori e ricercatrici nella comprensione del fenomeno e nella ricerca di soluzioni" ha dichiarato il presidente del Cnr Massimo Inguscio.

"Si tratta di un lavoro scientifico multidisciplinare, rilevante e innovativo, anche perché riguarda un problema quasi sconosciuto in Europa sino a quattro anni fa, che ha un importante impatto economico, sociale ed ambientale e che richiede l'applicazione di misure di controllo a volte impopolari" ha ricordato.

"La Xylella è un pericoloso batterio patogeno che deve essere affrontato con adeguate misure fitosanitarie e che ha già provocato un enorme danno all'olivicoltura salentina. Il Cnr ha segnalato per primo l'arrivo del patogeno (2013) e ha messo in atto una serie di ricerche e studi coordinati dai ricercatori del Cnr che hanno vinto bandi finanziati da Commissione europea, Efsa e altri soggetti coinvolti, che hanno consentito un enorme progresso scientifico nella conoscenza della patologia e nella messa a punto di metodi di lotta e controllo" ha spiegato Francesco Loreto, direttore del dipartimento di Scienze bio-agroalimentari (Disba) del Cnr.

"Le ricerche in corso hanno permesso tra l'altro di evidenziare cultivar di olivo resistenti al batterio. Ulteriori studi sono in corso per verificare le basi molecolari, biochimiche e fisiologiche di questa resistenza, la persistenza nel tempo, l'impatto sulle caratteristiche agronomiche e produttive delle piante, l'innesto di cultivar resistenti come pratica per il recupero di piante monumentali e molto altro" ha aggiunto.

"Una delle cultivar resistenti (la Fs-17) è una selezione brevettata ormai da trent'anni dal Cnr, la cui licenza esclusiva è stata ceduta a tre vivai, su diverse zone del territorio nazionale" ha puntualizzato Loreto.
La Fs-17, in particolare, fu selezionata dal professore Giuseppe Fontanazza.
Loreto ha anche ricordato che altra cultivar resiliente, il Leccino, è antichissima e non soggetta ad alcun brevetto.

"I vivai licenziatari possono moltiplicare le piante di Fs-17 mentre chiunque può acquistare da questi vivai e rivendere sul mercato e sono possibili anche sub-licenze. Il Cnr ha una royalty sulle vendite che in totale, compreso l'equo premio per l'inventore, è del 10% sul prezzo delle piante commercializzate, che l'utente finale acquista in media a 2,50 euro per un esemplare da 30 centimetri" ha continuato Loreto.

Il vero pericolo non è la possibilità che qualcuno speculi in futuro sul prezzo delll'Fs-17, ma al Cnr sono ben chiari altri rischi del successo di questa cultivar. "Ci dovremo attrezzare con una forma di certificazione degli olivi Fs-17, sarà necessario tracciare pianta per pianta con un chip assistito da una app capace di restitutire la geolocalizzazione delle singole piante, in modo da poterne seguire il viaggio dal vivaio al campo" ha affermato Loreto.

Il Cnr contribuirà ulteriormente al superamento dell'emergenza Xylella e al controllo del patogeno "reinvestendo le royalties derivanti da vendite di eventuali cultivar resistenti per ulteriori studi e ricerche sulla biologia e sulla lotta al patogeno, e per la tracciabilità e certificazione del materiale messo in commercio" ha concluso Loreto.

Donato Boscia dell'Istituto per la protezione della salute delle piante ha dato conto della "Ricerca su olivi esposti naturalmente all'inculo di Xylella fastidiosa".
Boscia ha ricordato che dopo osservazioni preliminari sulle poche cultivar presenti negli oliveti dell'area infetta, sono emerse sin da subito indicazioni sull'esistenza di reazioni differenziali all'infezione da Xylella.
Esperimenti sono ora in atto su una decina di cultivar non autoctone del Salento per valutare la resistenza dell'olivo alla Xyella, con l'obiettivo di identificare altre cultivar resistenti o tolleranti. Al momento si punta ad estendere ulteriormente il numero di cultivar in valutazione e ad identificare fonti di resistenza.

Le linee di ricerca attualmente sono: campi sperimentali per il confronto della suscettibilità varietale, valutazione dell'innesto con cultivar resistenti e ricerca nell'area infetta di semenzali spontanei resistenti.

Tutto ciò è reso possibile grazie ad un progetto di ricerca commissionato dall'Efsa, e finanziato nel quadro di Horizon 2020 con il quale si è allestito un campo sperimentale con 49 varietà in agro di Parabita, vicino Gallipoli e frutto di una collaborazione tra Ipsp Cnr e Università degli studi Aldo Moro di Bari.
Sottoposti a sperimentazione anche gli innesti su tronchi di alberi secolari per lo sviluppo di un protocollo Xylella sugli innesti, che possa contribuire a salvare gli olivi monumentali. Si punta inoltre al reclutamento di cultivar non note: sono stati ispezionati oltre 10mila semenzali e 15 promettenti quanto a resilienza sono ora oggetto di inoculo.

Le cultivar attualmente individuate come resilienti sono Leccino e Fs -17. Nel Leccino le analisi riscontrano la presenza di Xylella solo al 1,2%, mentre nell'Fs-17 tale parametro scende allo 0,5%.
"Il tutto è all'attenzione dell'Efsa per un parere sulla possibilità di reimpiantare queste varietà nella zona infetta" ha ricordato Boscia.

Maria Saponari dell'Istituto per la protezione della salute delle piante ha ricordato che tra gli obiettivi delle ricerche in corso c'è anche, oltre alla selezione di germoplasma resistente, l'identificazione di batteri e di fagi antagonisti alla Xylella. E ricerche sono in atto anche sul vettore, la cicalina sputacchina, finalizzate a formulare un protocollo di lotta a questo insetto mediante confusione sessuale acustica.