Regole condivise, ricerca, prodotto legato al territorio. E ovviamente un reddito equo per i produttori. Sono questi i nodi da sciogliere per il comparto del pomodoro da industria toscano che vuole vincere le sfide dei mercati.

E' in sintesi quanto è emerso nel convegno sul pomodoro da industria che si è svolto a Venturina, in provincia di Livorno, organizzato dalla delegazione regionale e provinciale della Cia.

Un incontro che ha visto la partecipazione del mondo produttivo, dei rappresentanti delle istituzioni fra cui il viceministro delle Politiche agricole Andrea Olivero, l'assessore regionale Marco Remaschi, il presidente Commissione del Consiglio regionale della Toscana Gianni Anselmi e il sottosegretario del ministero dell'Ambiente Silvia Velo.

Il pomodoro da industria è una parte importante della storia produttiva del territorio livornese e toscano in generale. In Toscana gli ettari a pomodoro da industria nel 2016 sono stati 2.122 con una produzione totale di oltre 1,3 milioni di tonnellate.

Una coltura, quella del pomodoro da industria, che secondo i dati Istat 2016 interessa prevalentemente le province di Grosseto e Livorno, ma con presenze significative anche in Valdichiana, tra Siena ed Arezzo la provincia di Pisa.

Riguardo le industrie di trasformazione, in Toscana ce ne sono quattro, due più grandi, la Italian food di Venturina e la Conserve Italia di Albinia, a Grosseto, e due di minori dimensioni, la Mediterranea Belfiore di Cecina e La dispensa di campagna a Castagneto Carducci, entrambe in provincia di Livorno.

"Abbiamo davanti un lavoro faticoso che richiede impegno affinché gli strumenti a disposizione del comparto siano davvero efficienti" ha dichiarato il presidente di Cia Livorno e vicepresidente nazionale Cinzia Pagni.

"Le scelte nazionali per la nuova Pac sui pagamenti diretti - ha continuato Cinzia Pagni - hanno messo a disposizione per il 2015 un totale di 11.288.599 euro su di una superficie totale di 68.441,36 che si è tradotto in un importo unitario di 164,94 euro ad ettaro, ma non è questo che può cambiare le prospettive della coltura".

L'obiettivo finale comunque è e rimane sempre quello del mercato, come sottolinea la Pagni. Il tema centrale la costruzione di un complesso agricolo-industriale, realizzato sul piano della collaborazione e non della competizione, che riesca a far recuperare valore aggiunto a tutto il comparto, considerato che la sfida del mercato non si gioca solo sul prezzo della materia prima.

Per Luca Brunelli, presidente di Cia Toscana, la difesa del pomodoro toscano passa da un protocollo d'intesa tra istituzioni locali e regionali, mondo produttivo, industria di trasformazione e rappresentanze associative e sindacali. E passa solo attraverso il rispetto degli accordi sottoscritti, senza essere tentati da scorciatoie o speculazioni, che come hanno dimostrato le difficoltà anche recentemente incontrate, finiscono per indebolire un comparto che trova la sua forza nell'organizzazione della filiera.

In vista della campagna alle porte, rimane tra le principali preoccupazioni la remuneratività per i produttori, che hanno difficoltà a coprire i costi di produzione. La tempistica nel raggiungimento dell'accordo quadro, specialmente al Centro-Sud e nella definizione dei contratti con le industrie, desta forte preoccupazione perché gli agricoltori si trovano ad operare in un contesto di forte incertezza.

Da pochi giorni è stato firmato l'accordo quadro per il Nord-Italia con definizione del quantitativo massimo di pomodoro da trasformare, stabilito in 1,7 milioni di tonnellate, e hanno preso avvio i lavori per la determinazione del prezzo di riferimento. Mentre per quanto riguarda il distretto del Centro-Sud anche quest'anno si registrano già ritardi.

Durante il convegno significativi sono stati gli interventi dei rappresentanti del mondo dell'industria del pomodoro. Pasquale Petti di Italian food e Giancarlo Ferri di Asport hanno sottolineato l'importanza di rafforzare la programmazione e la contrattazione in vista della prossima campagna del pomodoro per la valorizzazione della filiera toscana, che ha il suo valore aggiunto nella garanzia dell'origine e della trasformazione del prodotto.

"Il pomodoro - ha commentato Dino Scanavino, presidente nazionale Cia - è un prodotto nazionale, presente al Centro-Nord come al Sud. Una coltura che ha un'incidenza notevole nelle scelte colturali che diventano legate alle rotazioni col pomodoro, con una Pac ancora importante e se si rompe l'equilibrio di questo mercato diventa un problema anche per altre produzioni".

"La Toscana ha stabilimenti con numeri importanti. Abbiamo bisogno che questo sistema faccia forza - ha concluso Scanavino - e ripartisca in modo equo il valore della produzione di un prodotto a cui bisogna fare grande attenzione".