La Regione Lazio ha approvato una legge per ripristinare la coltivazione della canapa e della sua filiera.

Le legge è stata approvata dal Consiglio regionale con 28 voti a favore e 5 contrari e promuoverà coltivazione, trasformazione e commercializzazione della canapa (Cannabis sativa L.) attraverso una serie di progetti pilota.

La nuova normativa regionale è frutto dell'unificazione di due proposte di legge, una presentata da sinistra italiana - Sel e una dal gruppo del Movimento 5 Stelle.

La canapa, secondo i sostenitori della legge, era caduta in disuso per la concorrenza di altri prodotti di origine industriale e per una sorta di pregiudizio connesso alla coltivazione della Cannabis indica Lam. per uso stupefacente.

Così, la legge promuove solo la Cannabis sativa per la quale sono previsti 600mila euro di contributi da erogare nel corso del biennio 2017-18.

La legge ha come obbiettivo quello di reinserire la coltura della canapa nelle coltivazioni ordinarie della regione.

Per farlo prevede due fasi: un periodo di partenza, caratterizzato dall'attuazione di progetti pilota, e un periodo successivo in cui la canapacoltura sarà un settore ordinario tra i tanti settori dell'agricoltura del Lazio.

La legge prevede quindi la realizzazione di progetti pilota che fungano da apripista per poter far tornare la coltura tra le consuete produzioni agricole, e i cui risultati dovranno essere pubblicati.

I progetti pilota proposti spaziano dall'uso florovivaistico alla produzione dei semi per olio, farine, alimenti zootecnici.

Ma potranno essere previsti anche altri progetti relativi alla bioedilizia, alla bioingegneria, al settore tessile, cartario e delle bioenergie.

E' stato previsto anche un progetto di fitodepurazione per bonificare i terreni inquinati della Valle del Sacco, della Valle Galeria e delle aree vicine agli impianti termoelettrici di Civitavecchia, usando poi la canapa prodotta in edilizia o come biocombustibile.

La legge promuoverà anche il sostegno alla ricerca scientifica per l'utilizzo delle infiorescenze in campo farmaceutico e alimentare.

La normativa prevede anche la realizzazione di una banca dei semi, di campi dimostrativi, e di programmi per la formazione degli operatori.

Nel corso della discussione della legge è emerso il timore che la nuova normativa potesse aprire la strada alla legalizzazione della droga leggera.

A questo proposito la legge ha previsto che sia vietata la coltivazione della canapa per uso ricreativo oltre che, ovviamente, per ogni attività illecita finalizzata alla produzione ed estrazione di sostanza stupefacente.

Da parte sua la regione acquisirà i dati annuali sui controlli effettuati dai carabinieri forestali e in caso di sanzioni nei confronti di soggetti attuatori dei progetti pilota o destinatari dei contributi le somme erogate dovranno essere restituite.

La prima legge regionale a normare la coltivazione della canapa è stata quella della Campania, nel gennaio scorso, seguita ora da quella laziale.

Una legge, quella laziale, controversa, ritenuta inutile dal movimento Fratelli d'Italia che ha votato contro, e considerata invece una legge importante e molto attesa dai suoi propositori, in particolare Sinistra italiana e Movimento 5 Stelle.

Ma al di là degli aspetti meramente politici, la legge ha un interesse e un'importanza soprattutto agricola, secondo Antonio Rosati, amministratore unico di Arsial, l'Agenzia regionale per l'innovazione e lo sviluppo in agricoltura.

La legge riconosce all'Arsial un ruolo importante in termini di assistenza tecnica, ruolo per il quale l'agenzia si organizzerà in maniera adeguata per poter essere operativa in tempi brevi.

"Una legge molto innovativa e con numerosi risvolti ambientali e produttivi - come ha commentato Rosati - che porta anche alla riscoperta di un'antica coltivazione che farà bene a tanti agricoltori e, viste le proprietà rigenerative, ai nostri terreni".