La terza edizione della mostra-convegno annuale Canapa Mundi, svoltasi a Roma dal 17 al 19 febbraio 2017, è stata l'occasione per constatare l'interesse crescente degli agricoltori per la coltivazione della canapa, un tempo trave portante dell'agricoltura in molte regioni italiane, e ora rilegata al ruolo di "coltura alternativa".

Tante aziende agricole, in genere piccole, hanno visitato la fiera cercando risposte alle loro domande: "E' legale?", "Servono autorizzazioni speciali?", "Quale cultivar scegliere, da fibra o da semi?", e la "domanda del milione": "Quanto rende?".
Le varie associazioni di categoria hanno tentato di dare risposte a tali quesiti, contenute nel successivo video che includiamo per i lettori e le lettrici di AgroNotizie che non hanno potuto partecipare all'evento.
 
Video: Intervento di Emiliano Stefanini, presidente dell'associazione Canapa Live

Abbiamo voluto però dare voce anche a chi già coltiva la canapa con successo, con lo scopo di fornire una panoramica più completa su questa controversa coltura, indipendentemente da mode o posizioni ideologiche.
Ringraziamo Marzio Ilario Fiore, titolare dell'azienda agricola Ares, che dal 2014 gestisce l'intera filiera della canapa alimentare, il quale gentilmente ci ha concesso il seguente reportage nello stand nel quale ha esposto i suoi prodotti.

Che estensione ha e cosa coltiva l'azienda agricola, oltre alla canapa?
"L'azienda agricola Fiore Marzio Ilario è situata a circa 500 metri sul livello del mare antistante il Mare Adriatico e nella cornice del lago di Guardialfiera, si estende per 35 ha. La sua particolare posizione le consente di sfruttare il microclima della zona, favorendo la produzione di materie prime di pregevole qualità. Da anni impegnata nella coltivazione di grano duro e cereali ma anche e soprattutto di olio extra vergine di oliva, prodotto che dal 2015 ha ottenuto il riconoscimento Dop".

Quale motivazione l'ha spinta a coltivare canapa invece di potenziare la produzione di olio o limitarsi alla pasta di grano duro tradizionale?
"Dal 2014 abbiamo avviato la coltivazione sperimentale di canapa, assieme alla sua elaborazione all'interno dell'azienda. Il seme di canapa (Foto all'inizio dell'articolo) viene raccolto (Foto 1) e lavorato a freddo (Foto 2), l'olio estratto viene filtrato con cartoni di cotone ed imbottigliato immediatamente per mantenerne la fragranza. L'altro prodotto della lavorazione, ovvero il pannello proteico viene macinato a pietra in un antico mulino per ottenerne la farina (Foto 3)".

Foto 1: Raccolta di semi di canapa

Foto 2: Il laboratorio di estrazione dell'olio di semi di canapa

Quindi è stata una strategia di diversificazione. La sua produzione trova sbocchi solo nel mercato locale o anche nazionale?
"I nostri prodotti sono da sempre coltivati, lavorati e commercializzati in Molise e nel resto d'Italia. A dicembre del 2016 siamo sbarcati oltreoceano, precisamente a Huntington Beach, California, grazie alla collaborazione stretta con un noto bistrò, il Canapa farms italian bistro. Da febbraio 2017 i nostri prodotti sono anche registrati presso la Food and drugs administration degli Usa e certificati secondo il Federal food, drug and cosmetic act".
 
Ha anche macchinari per la lavorazione della fibra?
"No, perché l'azienda agricola si concentra sulla produzione di semi per uso alimentare, quindi abbiamo scelto una cultivar precoce che non raggiunge altezze sufficienti per la produzione di fibra di qualità. La scelta di una cultivar bassa ubbidisce anche a una necessità pratica: la trincia che abbiamo non sarebbe adatta per piante più alte. Quindi lo stelo ed il canapulo, nel nostro caso, sono scarti".

Foto 3: Una delle antiche macine utilizzate per la produzione della farina di semi di canapa

Appartiene a qualcuna delle organizzazioni di coltivatori di canapa italiane? Quali risultati hanno ottenuto nello sviluppo della filiera e cosa manca ancora?
"Non ho mai aderito a nessun tipo d'associazione, non perché non creda nelle forme associative, ma per un mio modo di essere. Difficilmente mi piace essere etichettato o aderire a questa o quest'altra forma d'associazione, diciamo che collaboro con tutti senza alcun pregiudizio, ma allo stesso tempo preferisco percorrere una strada tutta mia, soprattutto perché finora le associazioni di categoria non credo abbiano ottenuto risultati importanti nel settore. In primis, la mancanza di disciplinari di produzione (come si fa per le Dop o le Igp, ecc.).

Nel settore alimentare della canapa a mio avviso si sta creando un vuoto che permette a tutti di produrre materie prime e di trasformarle senza alcun criterio, molto spesso non rispettando i parametri base per la produzione di qualsiasi genere alimentare. Molte aziende non possiedono neanche i requisiti igienico-sanitari per poter lavorare nel settore e questo va a discapito non solo di aziende e realtà che hanno investito nel settore, ma anche di ignari consumatori che molto spesso portano sulle proprie tavole prodotti privi di ogni tipo di garanzia.

Inoltre trovo di primaria importanza la creazione di un organismo di controllo che detti le regole per la produzione e commercializzazione, soprattutto di olio e di farina di canapa. Purtroppo la legge in vigore in materia di trasformazione di oli vegetali è del '68, presenta evidenti lacune dovute al mancato aggiornamento dei parametri di produzione e soprattutto non tiene conto dell'evoluzione delle tecnologie in tale campo.
Mi auguro che a breve le associazioni di categoria si impegnino a promuove e sviluppare regole che permettano a produttori e consumatori di portare sulle tavole prodotti di alta gamma e che siano davvero salutari"
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