Sono il sogno di ogni cerealicoltore: frumenti duri e teneri che una volta piantati producono spighe non solo il primo anno, ma anche in quelli successivi. Il sogno potrebbe presto diventare realtà grazie agli studi che a livello globale vengono portati avanti sui 'grani perenni', piante che assicurano almeno tre anni di raccolti senza bisogno di nuove semine, con evidenti vantaggi economici per l'agricoltore.

AgroNotizie ha intervistato Laura Gazza, ricercatrice del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) che da cinque anni lavora su questo filone all'interno di un network di ricerca guidato da The land institute statunitense e da una università australiana.

Gazza, cosa sono i grani perenni?
"Si tratta di nuove varietà di grano, selezionate da The land institute insieme alla Washington State University, ottenute incrociando il Chinese Spring, un grano tenero molto conosciuto e utilizzato per fare studi di genetica, con il Thinopyrum, un grano perenne selvatico.
Da questi incroci sono state selezionate delle linee di grano tenero che hanno la capacità di generare nuove spighe nel corso degli anni".


Quali sono le diversità di questo grano rispetto al frumento attualmente coltivato?
"I grani perenni vengono seminati verso la fine dell'autunno e verso giugno-luglio avviene la trebbiatura. La pianta viene recisa ad una decina di centimetri dal suolo perché poi con l'arrivo dell'autunno ricaccia, in gergo si parla di post-harvest-regrowth, e già a dicembre si ha una nuova spigatura".

La spigatura dicembrina è utilizzabile?
"Non a questo stadio della ricerca. Sono infatti spighe che non hanno le qualità necessarie per essere commercializzate. Per questo si procede ad una seconda trebbiatura e dopo l'inverno si ha una nuova fioritura con la successiva formazione di spighe, queste sì commercializzabili".

Qual è la vita produttiva dei grani perenni?
"Possono vivere anche 4-5 anni, ma dopo il terzo anno si ha un calo notevole delle rese che impone una nuova semina".

I grani perenni sono dunque nati da un incrocio con una specie selvatica, questo ha influito sulle qualità del prodotto?
"Il ruolo del Crea in questo network internazionale è proprio quello di valutare la qualità di questi grani. Siamo infatti alla ricerca di quelle piante che assicurino gli standard tecnologici, nutrizionali e merceologici che richiede il mercato".

Dove sono situati i campi di prova?
"Sono sparsi in molti paesi, dal Nepal agli Stati Uniti. In Italia attualmente ci sono sperimentazioni presso la sede del Crea Qce (Unità di ricerca per la valorizzazione qualitativa dei cereali, ndr) a Montelibretti, in provincia di Roma. Poi ne abbiamo anche nella sede del Crea a Roma e in Sicilia".

Sono grani che si trovano bene negli areali italiani?
"Sono grani abituati a climi freddi, per questo abbiamo fatto delle prove in Sicilia. Un aspetto positivo dei grani perenni, ereditato dai genitori selvatici, è la resistenza totale alla maggior parte delle malattie tipiche del frumento, fusarium in primis. E da un apparato radicale molto sviluppato".

Hanno radici più profonde?
"I grani perenni hanno radici più sviluppate, che si estendono in profondità, e servono alla pianta a sopravvivere più a lungo. Questo apparato radicale sviluppato ha un effetto positivo sotto il profilo strutturale del suolo. Per questo nelle zone dove ci sono problemi di erosione si è molto interessati a questa coltura".

Buoni per l'ambiente dunque, ma buoni anche per l'agricoltore?
"Certamente sì. Con i grani perenni si deve lavorare il terreno una sola volta ogni tre anni e non bisogna acquistare sementi ad ogni annata agraria. Inoltre la resistenza alle malattie rende superfluo l'uso di agrofarmaci per la difesa".

Servono attrezzature speciali per la semina e la trebbiatura?
"Assolutamente no, possono essere utilizzate le attrezzature che già oggi i nostri agricoltori o contoterzisti hanno in azienda".

Quando saranno disponibili sul mercato le prime varietà di grano perenne?
"Non prima di dieci anni. Dobbiamo infatti selezionare quelle piante che offrono produttività e caratteristiche tecnologiche e nutrizionali in linea con quelle dei frumenti attualmente coltivati".

Tralasciando gli aspetti normativi, una manipolazione genetica dei frumenti in commercio con l'introduzione dei geni responsabili della perennità non avrebbe permesso di ottenere piante in un più breve tempo?
"Le varietà che stiamo provando in campo sono frutto di incroci tradizionali. In Canada so che stanno lavorando per individuare i geni responsabili della perennità che poi potrebbero essere introdotti in altre varietà. Negli Usa invece stanno cercando di addomesticare il Thinopyrum, migliorandone le caratteristiche qualitative e tecnologiche".  


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