I ricci iniziano a cadere e la stagione castanicola è alle porte. Da una prima analisi sembra esserci un'Italia divisa in due: un nord Italia con una buona produzione ed un sud Italia con scarsa produzione, quasi azzerata in alcune aree.

AgroNotizie ha chiesto a Ivo Poli, presidente dell'Associazione nazionale Città del castagno, di rispondere ad alcune domande per capire le prospettive dell'imminente stagione castanicola.

Quale è stata la situazione produttiva castanicola per quest'anno?
"E' ancora presto per dirlo, perché le castagne cominciano a cadere ora. Però da una prima analisi la situazione produttiva italiana sembra essere a due velocità: decisamente positiva nel nord Italia (dall'arco alpino all'appennino settentrionale), dove il Cinipide galligeno - Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu - è quasi scomparso e le piante sono cariche di ricci e negativa al centro-sud Italia.
Se andiamo nel dettaglio nel Nord probabilmente la pezzatura non sarà molto grande a causa della siccità estiva ma la qualità organolettica sarà elevata. Nel Centro-sud, in Calabria e Basilicata in particolare, le perdite saranno decisamente pesanti mentre in alcune zone del Lazio e della Campania la produzione è praticamente zero".


Qual è la situazione a riguardo del Torymus sinensis e del Gnomoniopsis castanea?
"Quest'anno in molte regioni non è stato fatto nessun lancio di Torymus sinensis Kamijo, antagonista naturale del Cinipide galligeno. Infatti visto il suo positivo andamento dello scorso anno, era ipotizzabile un suo insediamento su tutto il territorio nazionale, rendendo non necessario il lancio di nuovi individui.
Però la forte ricomparsa del Cinipide galligeno ci fa pensare che le condizioni ambientali abbiano favorito il parassita invece del parassitoide naturale. Per questo motivo sarà quindi necessario riprendere l'attività di lanci per riequilibrare la situazione. Per quanto riguarda il Marciume del castagno, derivante dal fungo Gnomoniopsis pascoe
possiamo dire che attualmente nel nord Italia è praticamente assente, grazie soprattutto all’estate molto siccitosa che ne ha limitato il proliferarsi. Nella parte del Centro-sud è ancora difficile dare una corretta previsione". 

Quali sono le prospettive future del comparto castanicolo, in vista anche di una valorizzazione del made in Italy e della promozione della qualità?
"Le prospettive sono potenzialmente buone, sia per la produzione del frutto fresco che per i trasformati. Anche il legno di castagno ha buone prospettive di mercato. Quello che manca è un vero e proprio programma di attuazione del piano castanicolo nazionale varato nel 2010 (con le relative risorse). Tutto è demandato alle regioni e all'utilizzo dei fondi europei del Psr. Senza dimenticare che le regioni si muovono in modo scoordinato, mancano strumenti conoscitivi aggiornati e che per molti castanicoltori diventa difficile o impossibile accedere ai fondi. Tutto questo porta ad un disinnamoramento della castanicoltura con riduzione ulteriore della produzione e un abbandono delle aree, mentre negli altri Paesi europei ed extraeuropei si sta investendo molto sul castagno".