C'è grande preoccupazione tra i produttori per il mancato accordo sul prezzo del pomodoro con le industrie di trasformazione. La proposta iniziale, di 75 euro/tonnellata - circa 17 euro in meno rispetto al 2015 - non è risultata accettabile.
Il prezzo avrebbe già dovuto essere definito, così come avvenuto negli anni passati, per consentire una corretta programmazione colturale e d'investimenti. Così si rischia di arrivare ad un punto di non ritorno. Il possibile scenario è il blocco della filiera e la messa in difficoltà del settore e delle aziende agricole, che rischiano di doversi accollare l'intero rischio d'impresa.
Senza dimenticare come il pomodoro rappresenti, assieme all'olio e al vino, una delle grandi eccellenze del made in Italy nel mondo. Una situazione che va quindi risolta al più presto.
 
Ma allora come si può uscire da questa situazione? AgroNotizie l'ha chiesto a Pier Luigi Ferrari, presidente Organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia.

E’ in corso la trattativa tra produttori ed aziende di trasformazione per definire il prezzo del pomodoro da industria della campagna 2016. Qual è la situazione? Quali i punti salienti?
"Allo stato attuale non c'è ancora l'accordo sul prezzo. La trattativa però per la determinazione del valore di riferimento per il pomodoro da industria non rientra, per legge, tra le competenze dell’Oi. E' la normativa europea che lo stabilisce, definendo i compiti di un'organizzazione interprofessionale e vietandone d'intervenire su questi temi, che sono di specifica competenza dei soggetti economici della filiera: le organizzazioni dei produttori da una parte e le imprese di trasformazione dall’altra.
La partita però è importante, e per sostenerla abbiamo fornito i dati aggregati delle precedenti campagne in modo che il tavolo della trattativa possa impostare una programmazione razionale ed efficace".

 
Pier Luigi Ferrari, presidente dell'Oi pomodoro da industria del Nord Italia
(Fonte immagine: © Oi pomodoro Nord Italia)

Quali scenari si prospettano per il 2016?
"Vista la delicatezza e le difficoltà del momento sono necessarie responsabilità e coesione, in modo tale da trovare la migliore soluzione condivisa. L’auspicio è che si possa arrivare il prima possibile ad un accordo che sia realmente in grado di valorizzare il nostro prodotto e che sia rispondente alle condizioni di mercato".

Il pomodoro è componente essenziale del made in Italy agroalimentare. Quali sono le iniziative che state preparando, o che avete già preparato, per aumentarne il valore?
"Il valore è molto importante e su questo fronte abbiamo lavorato molto. Per aumentarlo abbiamo cercato di legare il pomodoro alla sostenibilità ambientale. Con orgoglio mi piace ricordare che siamo la prima filiera agroalimentare ad aver completato, nell’ambito del progetto Life Prefer - condotto dalle regioni Lombardia ed Emilia-Romagna -, uno studio di Pef - Product environmental footprint.
Siamo cioè i primi ad aver calcolato l’impronta ambientale prodotta come intera filiera per la produzione di 1 chilo di pomodoro concentrato (o polpa o passata), dalla semina fino al consumo finito. La valutazione viene fatta tramite quindici parametri ambientali. L’identikit che ne esce è quello di una realtà costantemente al lavoro per ridurre gli impatti ambientali, come dimostrano i dati di una produzione, di qualità e sostenibile, nella quale si percorrono in media solo 60 chilometri tra campo e azienda di trasformazione".
Pomodoro da industria durante la raccolta
(Fonte immagine: © Illustrez Vous - Fotolia)

Quali sono i prossimi obiettivi dell’Oi Pomodoro da Industria del Nord Italia?
"La novità è l’avvio di un progetto direttamente condotto dall’Oi per tutta la filiera del nord Italia, con lo scopo di coniugare la sostenibilità con la competitività della filiera. Ricordo l’azione di concertazione svolta annualmente dall’Oi per favorire l’armonizzazione dei disciplinari di produzione integrata tra le regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte. Questo per semplificare le attività in campagna e far sì che la produzione integrata possa diventare strumento di valorizzazione anche commerciale, essendo unica e distintiva per tutta la filiera del nord Italia e facilmente individuabile dai partner commerciali e dai consumatori.
Vogliamo mantenere un ruolo di soggetto terzo "super partes", in grado di tutelare gli associati e favorire la corretta applicazione delle regole condivise. Inoltre continueremo ad operare come soggetto che raccoglie e divulga, nel rispetto della privacy del singolo operatore, i dati aggregati della filiera, al fine di fornire ai nostri soci strumenti utili per la programmazione e la conoscenza del sistema in cui operano. Durante la campagna l’Oi è impegnata anche a verificare la corretta applicazione di quanto stabilito dalle parti nel "Contratto Quadro" per il ritiro e la valutazione della materia".