L'attività sementiera risicola italiana, leader nel settore europeo, continua a vivere una preoccupante perdita di competitività a causa del crescente ricorso al seme non certificato o reimpiegato, che nel complesso ha oramai superato il 30% delle superfici risicole coltivate e su cui non viene pagata alcuna royalty, unico strumento per sostenere la ricerca, l’innovazione e la competitività del sistema risicolo nazionale. A lanciare l'allarme è Massimo Biloni, coordinatore del Gruppo riso di Assosementi, nel corso della 3a edizione della giornata tecnica dedicata alla sperimentazione agronomica e all’attività sementiera ("Rice seed day”) svoltasi al Centro ricerche dell'Ente nazionale Risi a Castello D'Agogna (Pv), alla presenza di una nutrita platea di tecnici, agricoltori, rappresentanti delle Regioni e delle istituzioni.
 
L'impiego di semente certificata ha precisato Biloni - è il mezzo imprescindibile per assicurare ai nostri raccolti tutti i requisiti di purezza, tracciabilità, qualità, assenza di malattie e difetti. Requisiti, questi, essenziali per poter competere con successo sul mercato globale. Per non vanificare i brillanti risultati raggiunti dalla nostra attività sementiera nel campo della ricerca e dell’innovazione e per garantire un futuro in linea con i successi del passato, chiediamo agli organi di controllo di continuare la loro azione di vigilanza e alle figure istituzionali di supportare il settore in questa fase di crisi con tutti i mezzi a disposizione”.
 
Biloni, in tema di reimpiego di sementi, ha ricordato inoltre che non solo le attuali norme non ne consentono lo scambio e la compravendita a qualunque titolo - come pure ribadito dai relatori di Ente Risi e Icqrf, che nei loro interventi hanno toccato tra l’altro gli aspetti della tutela varietale - ma anche che l'impiego di sementi non certificate agevola la diffusione del pericoloso nematode del riso. Classificato come organismo da quarantena e vero flagello delle nostre risaie che con la recrudescenza degli ultimi anni, questo parassita ha rappresentato nel 2015 il 21% delle infestazioni delle coltivazioni da seme di riso.
 
Le aziende sementiere hanno infine presentato le ultime novità varietali, che saranno introdotte con la nuova campagna di semina. Da un'analisi dei dati Ente Risi emerge che il panorama varietale impiegato in Italia nel 2015 è costituito per il 34% da varietà che hanno meno di 5 anni e che tale percentuale sale al 49% se si considerano varietà che hanno meno di 10 anni e al 61% con varietà che hanno meno di 15 anni. “Questo significa – ha concluso Biloni - che l'attività di ricerca e sviluppo varietale, pur con le difficoltà del momento, continua a svolgere un ruolo fondamentale nel fornire strumenti nuovi e attraenti per il mercato”.