La tensione sui prodotti a denominazione di origine, innescata dalla proposta della Commissione Ue di volgarizzare le denominazioni di alcuni vitigni e vini Dop, è altissima e la scorsa settimana ha fatto perdere le staffe ai parlamentari italiani a Strasburgo sul caso del Pomodoro San Marzano contraffatto commercializzato in Belgio.
 
Il clima di tensione ha fatto sì che Phil Hogan, commissario all'Agricoltura e allo sviluppo rurale e la Commissione Ue, sia stato accusato dai parlamentari italiani di voler stravolgere le regole sulle denominazioni di origine; al punto che Paolo De Castro parla di “segnale grave” proveniente dalla Commissione Ue sugli orientamenti da assumersi in materia di prodotti tipici a denominazione di origine. Alla base della querelle un’interrogazione parlamentare che forse doveva essere posta all'attenzione del ministro Maurizio Martina, nell’aula di Montecitorio o di Palazzo Madama, ed il clima incandescente alimentato dalla proposta sulle denominazioni dei vini.
 
Il 4 febbraio scorso il commissario Hogan, rispondendo ad un'interrogazione della deputata italiana all’Europarlamento Mara Bizzotto (Lega Nord) su un'immissione in commercio in Belgio di pomodori in scatola con marchio San Marzano non prodotti in Italia ha detto: “La varietà di pomodoro San Marzano può essere coltivata al di fuori dell’area geografica delimitata (ovvero quella della Dop italiana “Pomodoro San Marzano dell’Agro-nocerino-sarnese) e non è appannaggio dei produttori italiani”.
 
Sempre Hogan ha affermato: “Sulla base delle informazioni a sua disposizione, la Commissione europea non può constatare se le etichette di pomodori prodotti fuori dall’Italia, commercializzati in Belgio ed etichettati San Marzano, costituiscono un'evocazione irregolare della denominazione Dop italiana, o un utilizzo lecito del nome della varietà.
Appartiene essenzialmente alle autorità competenti degli Stati membri, far rilevare eventuali irregolarità al momento dei controlli effettuati”.
 
Non esiste infatti nessun regolamento dell’Unione europea che può vietare la coltivazione di cultivar in alcuni territori dell’Unione stessa, riservandola ad altri: ne va del principio di libera circolazione delle merci contenuto nei Trattati istitutivi delle Comunità europee e dell’Unione. Inoltre, le Dop e Igp non possono dare luogo alla registrazione di una cultivar, ma solo del nome dell’area geografica, anche contenente un riferimento alla cultivar oggetto di marchio.

Hogan ha ragione anche sul tema dei controlli. Secondo l’articolo 13 del regolamento Ue  1151/2012, in vigore dal 2013, i controlli sulle frodi a Dop e Igp sono esercitati dai singoli Stati membri, anche in condizione di reciprocità ex officio: ovvero, ogni Stato membro controlla - anche in favore di tutti gli altri - che sul suo proprio territorio non avvengano frodi su Dop e Igp proprie e di altri Paesi dell’Unione.
 
Tuttavia l’affermazione di Hogan, secondo la quale la Commissione non può constatare se le etichette di pomodori prodotti fuori dall’Italia costituiscano un’evocazione irregolare della denominazione italiana, ha fatto scattare la reazione dei parlamentari italiani. Appare quasi come una sorta di pronunciamento anticipato di un parere sulla futura regolamentazione di Dop e Igp. Una questione di percezione politica che scatena la reazione italiana.
 
''La risposta della Commissione Ue è un segnale grave, che accresce la nostra preoccupazione''. Così Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo dei socialisti e democratici della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, commenta il parere dell'esecutivo europeo.
 
''È evidente - sottolinea De Castro - che ci troviamo davanti a un'evocazione della Dop "Pomodoro San Marzano dell'Agro Sarnese-Nocerino". Per questa ragione, già lo scorso due settembre avevo presentato un'interrogazione al commissario Hogan, il quale ci aveva garantito adeguati e ulteriori approfondimenti''.
 
"La posizione assunta dalla Commissione - conclude il coordinato S&D - ci preoccupa profondamente, perché conferma una linea di indirizzo che rimette in discussione gli schemi vigenti di tutela delle nostre produzioni di qualità, schemi che, come nel caso dei vini identitari, hanno dimostrato di funzionare con piena efficacia e per questo vanno mantenuti e difesi''.
 
Tommaso Romano, presidente del Consorzio di tutela pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese Nocerino Dop e consigliere della Fedagri Confcooperative Campania dice:  “Si tratta di una dichiarazione molto grave. Come Consorzio avevamo già, nel mese di dicembre 2015, presentato denuncia al ministero, segnalando la distribuzione in Belgio di prodotti etichettati San Marzano, dicitura evocativa della denominazione protetta dalla legislazione comunitaria. L’interrogazione è stata l’effetto della nostra presa di posizione e le parole di Hogan gettano un’ombra sul lavoro, la storia di un’intera area geografica ed arrecano gravi danni alla dieta mediterranea, riconosciuta dall’Unesco”.
 
Occorre, a questo punto, che la Commissione Ue rassicuri l’Italia sul futuro delle denominazioni di origine e che ci si ponga tutti un serio interrogativo: come gestire l'ex officio nella Ue delle oltre 1800 denominazioni di origine, alcune molto piccole, come il San Marzano, meno di 100mila quintali di pomodoro fresco raccolto all’anno e con una Dop che, vale la pena ricordarlo, insiste solo sul prodotto trasformato, il pelato, e non sul fresco.