Piante da frutto, olivo e vite, ma anche ortaggi, leguminose, cereali e numerose piante ornamentali. Sembra proprio che la Cimice marmorizzata o Halyomorpha halys non lasci indietro niente. Una vera e propria macchina bulimica in grado d'infestare oltre 300 specie botaniche.

Il primo incontro in Italia con questa "strana" cimice è avvenuto il 13 settembre 2012, quando Lara Maistrello, dell'Università di Modena e Reggio Emilia, notò all'interno di una scatola entomologica di uno studente della facoltà di Agraria un insetto mai visto prima dal colore marmoreo, nei toni del grigio e del marrone, e lungo circa 17 mm.
Era così diverso dalle normali cimici che subito destò il suo interesse. Si confrontò così con entomologi esperti che diedero la loro sentenza: è lo Halyomorpha halys. Essendo in quel periodo inserito nella lista dell'Eppo come animale pericoloso e da quarantena, ne comunicò prontamente il rinvenimento alle autorità fitosanitarie Europee.

Ma questo era solo l'inizio. Da lì in poi in modo inesorabile l'insetto cominciò la sua diffusione incontrollata. Creando danni ingenti come se fosse un'orda barbarica.
Un neanide di Halyomorpha halys su foglie di catalpa
(Fonte immagine: © Sara Bortolini - Unimore)

"Oggi possiamo dire che quasi tutto il nord Italia (con l'eccezione di Trentino Alto-Adige e Valle D'Aosta) presenta questa cimice - spiega la ricercatrice Lara Maistrello - L'area maggiormente colpita è compresa tra le Provincie di Reggio Emilia, Modena e Bologna. Nel 2015 è stato individuato anche nel centro Italia, con casi confermati nella Provincia di Roma, Latina, Pisa, Livorno, Ancona, Grosseto, Teramo. Interessante è l'origine di questi insetti: ci troviamo in presenza di fenomeni invasivi diversi, quindi originari di Paesi diversi.
Con tutta probabilità le cimici sono arrivate nel nostro Paese all'interno di scatole o container come individui svernanti. Una volta sbarcati si sono risvegliati, e trovando condizioni ambientali ed alimentari adeguate, hanno iniziato la loro nuova vita".


Curiosa l'attività di monitoraggio e d'individuazione dell'insetto. Come avete fatto? "Appellandoci a colleghi, studenti, tecnici, agricoltori e cittadini tramite i media tradizionali, i social network ed il passaparola. In caso di rinvenimento di cimici "sospette" abbiamo chiesto di segnalarcelo, di fare una foto e poi d'inviarci l'insetto per le analisi. In poco tempo ci sono stati diversi riscontri".
Ovatura e neanidi di Halyomorpha halys
(Fonte immagine: © Sara Bortolini - Unimore)

Oggi c'è maggiore conoscenza sulla biologia e sulla epidemiologia di questa cimice. Come agisce e perchè è così pericoloso per la nostra agricoltura?
"E' grazie al suo apparato succhiatore che crea i danni, sottraendo linfa alla pianta, alla frutta, all'ortaggio, alle cariossidi - continua Maistrello - I tessuti vegetali reagiscono ispessendosi diventando legnosi e sgradevoli. Questo comporta l'incommerciabilità del prodotto
Inoltre sono così polifagi da non lasciare indietro niente. Siamo partiti dal pero e siamo arrivati al mais. Hanno un'elevata fertilità, una forte promiscuità e si è osservata una sovrapposizione dei diversi stadi (uova, forme giovanili e adulti). A nord delle Alpi si ha una sola generazione, mentre in Pianura Padana vengono compiute due generazioni all'anno.
 Ogni femmina depone in media 285 uova, ma può arrivare a produrne oltre 400".

Qual è il suo comportamento? "In autunno si ammassa all'interno di abitazioni ed edifici agricoli, per ripararsi e poi svernare in inverno. Al suo risveglio in primavera esce da questi ambienti riparati e asciutti, dirigendosi verso le siepi circostanti per ricercare cibo. E' dalle siepi che si sposteranno poi nelle diverse piante coltivate, arrecando danni. Questa sua mobilità lo fa diventare un vero e proprio "bersaglio mobile", difficile da raggiungere e controllare".
La Dott.ssa Lara Maistrello, dell'Università di Modena e Reggio Emilia: (Fonte immagine - © Lara Maistrello, Unimore)

Siamo in presenza di una macchina nata per distruggere, difficile da combattere. Ma allora cosa possiamo fare per difenderci?
"E' indispensabile considerare - prosegue Maistrello - che la sola difesa chimica non è in grado di contenerlo. I pochi prodotti efficaci sono piretroidi e neonicotinoidi, che impattano molto negativamente sulla fauna utile. In ogni caso, si consiglia di seguire i disciplinari della difesa integrata per ciascuna coltura. Per una gestione sostenibile di questo "alieno" sarà quindi necessario un approccio multidisciplinare basato sulla manipolazione del comportamento.
Partirei con un monitoraggio attento per capire se c'è l'insetto e in quale quantità. Per farlo si usano trappole innescate con feromoni di aggregazione, che comportano comunque alcune criticità. Sono in corso degli studi per creare delle trappole innovative multistimolo. Tra i
 parametri su cui si sta lavorando abbiamo: l'attrattività alla luce e alle vibrazioni".

Quindi sull'onda del crescente commercio internazionale crescono gli organismi dannosi, che si spostano da un continente all'altro, valicando barriere geografiche naturali e politiche. A volte non si adattano all'ambiente e si estingono, a volte si diffondono ma non avendo rilevanza economica rimangono circoscritte alle segnalazioni degli specialisti, a volte colonizzano il nuovo ambiente imponendosi all'attenzione degli agricoltori e dei non specialisti. La cimice marmorizzata è solo uno degli esempi conosciuti, perchè la lista è molto lunga e cresce di giorno in giorno.

Ma allora cosa ci si aspetta per il futuro? "C'è incertezza perchè fermarlo è difficile - conclude Maistrello - Ma possiamo limitarlo, così com'è avvenuto per gli altri insetti esotici importati. Dobbiamo aumentare la nostra conoscenza attraverso la ricerca e la sperimentazione, elaborando strategie integrate che tengano in considerazione il comportamento e la biologia.
Faccio un esempio. Considerando che queste cimici sono molto mobili e polifaghe e provocano danni in particolare ai bordi delle colture, agire nei confronti degli individui svernati su aree specifiche, potrebbe consentire di prevenire l'inizio della sua proliferazione estiva. Stiamo lavorando anche su prodotti chimici adeguati e su modelli previsionali".


E' possibile vedere in streaming l'evento dal titolo "Halyomorpha halis: la cimice asiatica - un 2015 molto difficile, un futuro ancora incerto" nel sito dell'Università di Modena e Reggio Emilia, clicca qui per vedere, a partire dalle ore 8.45 del 6 febbraio 2016.