In linea con le attese, ma con un impatto più significativo rispetto alle aspettative, i prezzi del grano duro nei principali centri di scambio nazionali hanno registrato questa settimana un’ulteriore correzione al rialzo che ha spinto le quotazioni del prodotto con contenuto proteico di almeno 12 punti sopra i 350 euro/tonnellata sulla piazza di Foggia.

Ad annunciarlo un comunicato stampa di questa mattina dell’Ismea.
 
In particolare, Ismea segnala sulla piazza di Foggia un rincaro su base settimanale di oltre il 9%. Aumenti analoghi, rispetto alla scorsa ottava, si registrano sul mercato di Milano, dove le ultime quotazioni della categoriafino spuntano incrementi di oltre il 12% se confrontate con i livelli di un anno fa.
 
Secondo l’Ismea la situazione che si è venuta a determinare sui mercati interni riflette le incertezze sugli esiti dei raccolti, con riduzioni di resa ormai accertate in Puglia, in alcune zone della Sicilia e nelle Marche. Ad alimentare le tensioni sono anche le notizie di una probabile correzione al ribasso delle stime iniziali sulla produzione del Canada, in un’area, quella nordamericana, in cui le alte temperature e la siccità potrebbero ripercuotersi negativamente sui rendimenti ad ettaro.
 
Riguardo alla qualità dei nuovi raccolti prevalgono invece i giudizi positivi, dopo un’annata, quella trascorsa, che era stata invece caratterizzata in Italia da standard decisamente inferiori alla media.
 
“In questa fase - spiega l’Istituto - gli scambi risultano ancora piuttosto limitati, a causa di un generale atteggiamento di attesa da parte dei venditori a raccolta ormai quasi conclusa in tutti i principali areali del Centro-Sud. I rincari stanno tra l’altro cogliendo di sorpresa gli utilizzatori, solitamente impegnati in questa fase a ricostituire le scorte”.
 
Sempre secondo l’Ismea “Anche sui mercati internazionali il quadro appare piuttosto confuso. I prezzi di frumenti, mais e semi di soia hanno fatto segnare, recentemente, rincari significativi in risposta alle incertezze sugli sviluppi climatici e sui livelli delle scorte, in alcuni casi inferiori alle previsioni”.