C’è bisogno di più ricerca e meglio coordinata per fronteggiare la Xylella fastidiosa nella zona epicentro: il Salento. Perché occorre individuare nel medio periodo una strategia di lotta alla fitopatia che consenta alla provincia di Lecce di non abbandonare l’olivicoltura.

Per questo motivo, la coalizione #pattoperilterritorio si avvarrà del contributo di un comitato tecnico - scientifico che metterà a confronto tutte le esperienze del mondo della ricerca sulla Xylella fastidiosa già scientificamente dimostrate per realizzare un position paper inoppugnabile.

Intanto, l’associazione “Voce dell’Ulivo” avverte: ”Cresce il numero di varietà di ulivi resistenti alla Xylella fastidiosa”.
Secondo i monitoraggi e le ricerche promosse dall’associazione, le varietà che risultano essere prive dei sintomi del Complesso del disseccamento rapido dell’olivo, in zona epicentro, oltre a Leccino e Frantoio, già verificate, sono Coratina, Pendolino, Bella di Cerignola e Cipressino. Lo scenario della resistenza alla Xylella così ridisegnato, quindi, sarebbe di ben sei cultivar immuni.

Elementi del genere ovviamente vanno validati scientificamente sotto un’unica regia e avvalorano la necessità di un importante investimento in ricerca.

“Proprio la ricerca, elemento determinante per frenare il dilagare della malattia, non ha avuto finora il necessario sostegno sia sul fronte economico (sono stati erogati solo 90mila euro dall’Efsa al Cnr di Bari per i campionamenti) che sul fronte della divulgazione dei risultati" sostiene un comunicato stampa di Coldiretti Puglia.

“Bisogna fare ordine. Per questo sarà redatto un documento tecnico–scientifico che scandagli il problema Xylella da tutti i punti di vista – dice il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - e sarà presentato al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano con un nuovo approccio al problema, più di sistema.
Chiediamo a gran voce
che le istituzioni a tutti i livelli sostengano e promuovano il protagonismo del sistema della ricerca pugliese anche e soprattutto attraverso l’effettiva erogazione delle risorse previste per il primo progetto di ricerca scientifico sulla Xylella con le tre università pugliesi già oggi vincitrici del bando Cluster. Dal canto nostro la coalizione #pattoperilterritorio sarà impegnata a raccogliere fondi anche attraverso la piattaforma di crowdfunding in fase di realizzazione con il Politecnico di Bari”.

E gli elementi da valutare sono molti. A cominciare dal problma delle aree di quarantena“Solo in Europa ed in Italia non esistono i centri di quarantena - denuncia il professor Vito Savino del Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti dell'Università di Bari – che dovrebbero monitorare non una commercializzazione massiccia di piante, come avviene oggi, piuttosto talee da consegnare ai vivaisti per la propagazione. Il nuovo Decreto è privo di qualsivoglia riferimento ai nuovi impianti per garantire la sanità del materiale e, quindi, è una lacuna sul fronte della prevenzione e ciò di cui il territorio ha bisogno è una comunicazione istituzionale obbiettiva e seria”.

E c'è chi si preoccupa di assortire meglio il Comitato scientifico: “Per rispondere all’esigenza di salvare gli ulivi sani e monitorare costantemente l’eventuale evoluzione dello stato di salute di quelli infetti - sostiene Nino Paparella, presidente del Consorzio Italiano per il biologico – avevamo già evidenziato la necessità di inserire nel comitato scientifico per la lotta alla Xylella specifiche competenze trasversali di carattere agronomico, economico e ecologico, oggi assenti”.

E nel tempo la comunicazione sarà tutto: “C’è assoluta convergenza circa la necessità di predisporre un piano di comunicazione che fornisca al tessuto imprenditoriale e sociale informazioni utili e reali – dice Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, senza demagogia e senza lasciarsi fuorviare da inutili giochi politici e di schieramento”.