Vivono in Sardegna, sono vitigni rari e hanno nomi affascinanti: Monica Bianca, Lacconargiu, Licronaxiu. Ancora, Bovali mannu, Niedda manna, Girò, Nieddu polchinu. Sono solo alcuni degli oltre 150 vitigni autoctoni minori della regione, ricco patrimonio di biodiversità sarda che ha pochi eguali al mondo, ma fino ad oggi è poco valorizzato. Eppure, proprio questi vitigni, grazie ad un fine lavoro di ricerca avranno un futuro: come arricchenti per vini molto conosciuti, di grande blasone, ma che possono andare incontro a difetti. Oppure in nuove bottiglie monovarietali, in odore di Dop.

Il progetto di ricerca “Antiche varietà autoctone di vite per ottenere nuove tipologie di vino in Sardegna" è stato ideato da Agris Sardegna e coinvolge il dipartimento di Biotecnologia e Bioscienze dell'Università Bicocca di Milano e il Centro di ricerca per l'Enologia Cra-Eno di Asti. Recentemente a Villasor sono stati illustrati i primi risultati. Oltre a salvare dall'oblio un patrimonio tanto vasto, i primi prototipi di vino hanno svelato delicate e intense gamme di profumi e sentori in grado di dare quel tocco di pregio in più a Cannonau, Vermentino e Carignano.

Molto particolari alcune note olfattive dei vini ottenuti: effluvi di miele, acacia, agrumi, ciliegia, ma anche banana e frutti tropicali. Sapori nuovi uniti a quelli tradizionali ottenuti grazie a sconosciuti vitigni autoctoni, varietà di uve minori date per scomparse o di cui non si conosceva l'esistenza.

"Il Nigheddu presorju - spiega Gianni Lovicu, ricercatore dell'Agris e coordinatore scientifico del progetto - potrebbe dare colore a certi vini un po' smunti, la Mora bianca apportare sentori fruttati, tipicamente tropicali e floreali ai vini bianchi. C'è poi la Barriadorgia, varietà coltivata nel Goceano: ad Ozieri, dove la chiamano Alvarega, dà un eccellente vino bianco che comitati locali hanno cominciato a commercializzare. Con queste varietà riscoperte - sottolinea l'esperto - non è più necessario andare a ricercare uve internazionali per dare personalità alle nostre produzioni. Conoscere la biodiversità viticola sarda sta diventando un imperativo che molti produttori stanno sposando con entusiasmo".

Rileva inoltre Lovicu: "Stiamo lavorando per caratterizzare geneticamente e chimicamente questo patrimonio, evitando che possa essere oggetto di pirateria genetica, e poi puntiamo ad ottenerne dei vini, veri e propri prototipi, che possano suggerire idee e prodotti alle aziende sarde". Al momento sono stati censiti circa 150 vitigni.