Novità in casa Sis sul fronte dei mais ad alta digeribilità. La prima società sementiera tutta italiana ha infatti creato due nuovi ibridi, Sis AD 701 e Megasil, che si affiancano nella campagna 2015 ai già conosciuti e collaudati Lica 1156S e Lica 29S17.

Sis AD 701, ibrido da 135 gg, è una pianta dalla taglia imponente con una sviluppata massa fogliare, particolarmente indicata per ambienti a medio/alto stress. Megasil è invece un ibrido più precoce (120 gg.) di taglia medio-alta e con eccellente vigore vegetativo iniziale, particolarmente adatto alle semine anticipate di primo raccolto (da metà marzo) e ai secondi raccolti.

Già da alcuni anni Sis si è dedicata alla introduzione sul mercato italiano di nuovi ibridi per quanto riguarda i mais ad alta digeribilità. Non si tratta né di Ogm né di mais Bmr che presentano diversi problemi di stabilità, ma di ibridi ottenuti tramite miglioramento genetico tradizionale, utilizzando materiale con alta digeribilità della fibra.
L’utilizzo di foraggi più digeribili eleva le rese e l’efficienza produttiva, in quanto risulta sufficiente usare una minore quantità di alimento per ottenere le stesse unità di prodotto. Poiché in natura la fibra è il materiale meno digeribile e costituisce la maggior quota parte di tutti i foraggi, l’attenzione di Sis si è rivolta a ibridi di mais con valori di digeribilità della fibra più elevati.

Il vantaggio di questi trinciati è da una parte un valore energetico più alto, dall’altra un aumento della ingestione di foraggio giornaliera. Impiegando nell’alimentazione animale silomais prodotto con questi ibridi, l’incremento medio atteso per capo/giorno è di 1-1,5 kg. di latte rispetto a un silomais ottenuto con un ibrido tradizionale.
Anche per la produzione di biogas, peraltro, la riduzione di fibre indegradabili favorisce la massima efficienza nella produzione di metano. Il mais ad alta digeribilità aumenta l’efficienza di resa dell’impianto a biogas. Ad esempio, per la produzione di 24 mW giornalieri si ottiene una differenza nella quantità di silomais necessaria per la stessa produzione di metano di quasi il 10%, pari a diverse centinaia di tonnellate all’anno di prodotto, permettendo così una notevole riduzione della superficie di terreno necessaria all’alimentazione dell’impianto.