Il 2014 non sarà certo un anno da ricordare per la viticoltura trentina. La produzione ha raggiunto i minimi storici attestandosi ad un meno 25 per cento rispetto all’anno scorso. Tutto ciò a causa del clima umido e piovoso (1600 millimetri di pioggia caduti ad oggi) che ha provocato botrite e peronospora, ma anche marciume acido, giallumi, in particolare flavescenza dorata, e problemi di Drosophila suzukii. Un’annata difficile in campo, con una qualità delle uve non sempre ottimale, che ha richiesto un notevole lavoro di selezione in vigneto e un’oculata gestione dei mosti e delle fermentazioni in cantina, ma che ha portato a vini bianchi complessivamente buoni e vini rossi soddisfacenti con un livello di qualità superiore alle aspettative per le varietà autoctone.

Il punto è stato fatto ieri alla Fondazione Edmund Mach, nell’ambito della 7° giornata tecnica della vite e del vino che ha chiamato a raccolta 180 operatori del settore, tra viticoltori, tecnici di campagna ed enologi.
L’incontro di aggiornamento, promosso dal Centro trasferimento tecnologico e moderato dal dirigente Michele Pontalti, ha fatto il punto sull’andamento fitosanitario e ha proposto alcuni risultati delle attività di sperimentazione condotte. Si è parlato di Piano di azione nazionale e viticoltura trentina, dato che è entrata in vigore la direttiva sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e i viticoltori trentini sono chiamati a prestare particolare attenzione alla formazione. Spazio poi alla distribuzione ottimale dei prodotti fitosanitari e alla riduzione del fenomeno della deriva in un’ottica di salvaguardia della salute dell’ambiente e dell’uomo, tematica sui cui la sperimentazione di San Michele è molto attiva, ma anche alla biodiversità del vigneto con la presentazione di un interessate studio condotto in valle di Cembra e Lavis che dimostra come il vigneto sia un ambiente molto ricco di biodiversità grazie al rinvenimento di ben 71 specie di api selvatiche.  E’ stato fatto il punto sul report climatico e fitosanitario 2014 per fare poi una  valutazione della vendemmia 2014 che ha portato a vini di buona qualità. L’incontro è stata l’occasione per annunciare una giornata tecnica specifica sul tema Drosophila Suzukii, in programma venerdì 9 gennaio.

I 5 punti tecnici affrontati
Il Piano di azione nazionale: viticoltori a lezione di utilizzo di prodotti fitosanitari
Il 13 febbraio 2014 è entrato in vigore il Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, articolato in sette azioni. Renato Martinelli della Provincia autonoma di Trento ha spiegato che i viticoltori trentini sono prioritariamente interessati alla formazione finalizzata al rilascio/rinnovo delle abilitazioni per l’acquisto e utilizzo dei prodotti fitosanitari, all’informazione preventiva nel caso di esecuzione di trattamenti in prossimità di aree frequentate dalla popolazione, ai controlli funzionali delle attrezzature per l’applicazione dei prodotti fitosanitari, al rispetto di distanze minime nell’utilizzo dei prodotti maggiormente pericolosi in prossimità di determinate aree frequentate dalla popolazione, all’applicazione della difesa integrata. Altre disposizioni potranno essere introdotte a tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari in aree naturali protette ma per conoscere esattamente il da farsi occorre attendere l’emanazione di specifiche linee guida da parte dei ministeri interessati.

Corretta distribuzione dei prodotti fitosanitari: tecniche e tecnologie per ridurre la deriva
Daniel Bondesan ha evidenziato l’importanza di una corretta tecnica di distribuzione degli agrofarmaci nel vigneto al fine di ridurre la deriva cioè la dispersione del prodotto chimico nell’ambiente, mettendo in luce le sperimentazioni in corso a San Michele. Focus, dunque, sugli aspetti della regolazione e sulle scelte operative che permettono di creare e mantenere un efficace deposito di miscela sulla chioma durante tutta la stagione produttiva, agendo in particolare sui parametri da impiegare in funzione del tipo di ugello impiegato e delle caratteristiche costruttive dell’atomizzatore al fine di ottenere una bagnatura della chioma quanto più omogenea possibile. Infine sono stati discussi i risultati emersi dal confronto tra applicazioni standard ed impiegando ugelli anti-deriva ad inclusione d’aria, ribadendo la possibilità d’impiego di questi ultimi in alternativa agli ugelli a turbolenza quando si renda necessario adottare misure di mitigazione del rischio deriva.

Vigneto, un’esplosione di biodiversità. Censite 71 specie di api selvatiche in val di Cembra
Il vigneto, da sempre ritenuto un ambiente povero ed estremamente semplificato dal punto di vista della biodiversità animale, può essere invece un ambiente agricolo dall’elevata biodiversità e di inaspettato interesse naturalistico, e non solo in un contesto biologico ma anche di viticoltura convenzionale. Lo dice uno studio condotto in valle di Cembra e Lavis dalla Fondazione Mach che ha indagato questo ecosistema, considerando la fauna ad invertebrati ed in particolare le api selvatiche. In totale – ha spiegato Paolo Fontana- sono stati raccolti ed esaminati 42.544 artropodi cioè ragni, insetti e acari di cui 524 api selvatiche appartenenti a 71 specie differenti. Nonostante lievi differenze tra le tesi, il quadro generale emerso è di una notevole ricchezza e complessità dei popolamenti ad artropodi, sia nei vigneti convenzionali che biologici.

Report fitosanitario 2014: focus su botrite, peronospora, marciume acido e giallumi
Maurizio Bottura ha spiegato che le motivazioni del calo di produzione sono essenzialmente fitosanitarie. L'eccezionale piovosità estiva (430 mm a San Michele, oltre i 500 nel sud del Trentino) ha determinato la comparsa di forti attacchi di peronospora e botrite, nonché marciume acido. Inoltre le temperature basse dell'annata hanno condizionato, rallentando, la maturazione. Infatti dopo un germogliamento molto anticipato dovuto al clima mite dell'inverno e della primavera, abbiamo assistito ad una estate molto fresca e piovosa, seguita da un autunno molto caldo. Altre problematiche riguardanti la viticoltura trentina sono i giallumi della vite, soprattutto Flavescenza dorata in espansione su tutto il territorio e il mal dell'esca. Da segnalare che al momento abbiamo superato i 1600 mm di pioggia di media in fondovalle, valore molto elevato.

Vini di buona qualità, varietà autoctone superiori alle aspettative
Mario Malacarne e Luciano Groff hanno spiegato che a causa dell’annata anomala sotto il profilo climatico, il contenuto zuccherino delle uve è risultato mediamente inferiore alla concentrazione degli anni precedenti, obbligando a generalizzati interventi di arricchimento con mosti concentrati. L’acidità totale dei mosti è risultata superiore alla media del 20-30%, principalmente a causa dell’anomala ed elevata presenza di acido malico che non è stato degradato nelle settimane precedenti la raccolta.
Il precoce sviluppo di Botritis cineria e marciume acido, favorito dall’umidità e dalle temperature ancora estive, non ha permesso di ritardare la raccolta sino alla maturazione ottimale. Il timore di incrementi dell’acidità volatile dei vini è stato scongiurato da decorsi fermentativi ben controllati e regolari.
I vini bianchi presentano un profilo aromatico interessante anche nelle tipologie aromatiche, soprattutto per le uve provenienti dalla media/alta collina, meno interessate dai problemi sanitari. Più critica l’armonia gustativa per qualche eccesso di acidità. Nei vini rossi le varietà autoctone si presentano con un livello di qualità superiore alle aspettative, in particolare nell’intensità colorante in linea con le scorse annate. L’acido gluconico, un marcatore dello stato sanitario delle uve, controllato su una panoramica di vini bianchi trentini, ha evidenziato concentrazioni sicuramente superiori alla media, ma confortanti per i vini ottenuti da partite vendemmiate con accurata selezione delle uve; maggiore criticità si è evidenziata dove è mancata la cernita alla raccolta.