I cambiamenti climatici sono sempre più al centro di feroci discussioni, ove a un’estremità vi sono i soliti propalatori di allarmismi sensazionalistici e dall’altra gli altrettanto soliti negazionisti più incoercibili per i quali l’effetto serra non esisterebbe neanche. In mezzo, per fortuna, vi sono le persone di buona ragionevolezza le quali, appurato che, piccolo o grande che sia, il cambiamento climatico c’è e che l’Uomo ne ha parte delle responsabilità, cerca di adoperarsi per creare conoscenza e soluzioni concrete.
Negli Stati Uniti, per esempio, la National Science Foundation sovvenzionerà con 20 milioni di dollari un progetto battezzato “Missouri Transect” che studierà gli effetti della variabilità del clima sulle colture dello Stato. Coinvolte nella ricerca l'Università del Missouri, la Washington University, la Saint Louis University, la Lincoln University, il Science Center e il Danforth Plant Science Center di St. Louis
Il mais è ovviamente la coltura al centro dell’attenzione, viste le sue importanti ricadute economiche sull’alimentazione umana e animale. Nel solo Stato del Missouri nel 2013 sono stati infatti seminati oltre 1,35 milioni di ettari di mais, più che in tutta l’Italia, producendo oltre 11 milioni di tonnellate di raccolti per un valore di quasi due miliardi di dollari (Fonte: Usda). 
 
Lo stress idrico è attualmente uno dei peggiori flagelli per l’agricoltura. Nel 2012, che negli Stati Uniti ha visto la peggiore siccità degli ultimi decenni – ma anche in Italia non ce la si è vista molto meglio – nello Stato del Missouri si raccolsero circa 6,3 milioni di tonnellate nonostante fosse stata seminata una superficie record. Praticamente, la calura estiva quasi si dimezzarono le produzioni di granturco apportando quindi un danno di un miliardo di dollari.
Uno dei principali obiettivi dello studio sarà perciò quello di capire come le radici contribuiscono alla tolleranza alla siccità e identificare quali tratti genetici permettano il miglior controllo della risorsa idrica. I ricercatori verificheranno inoltre come foglie, fusti e strutture fiorali rispondono agli stress da siccità. In altre parole, la ricerca in questo caso non sta puntando solo a produrre “di più” in condizioni favorevoli, bensì a “perdere meno” in caso di mancanza di acqua. Dall’attacco alla difesa, si potrebbe sintetizzare.
L'obiettivo finale è quello di sviluppare modelli in grado, con la massima precisione possibile, di aiutare gli agricoltori a innalzare le rese per unità di superficie.