"L'Italia centrale deve esprimere una convinzione ancora più forte sul girasole puntando su una maggiore sostenibilità e tracciabilità dei raccolti e organizzando la produzione affinché venga remunerata anche in base alla sua qualità, in particolare al contenuto in olio che è la sua principale destinazione commerciale. In questo momento poi le prospettive di mercato appaiono buone, di fronte alla stima di minori raccolti e al ritardo di alcuni Paesi del Sud America, ma è indispensabile fare sistema dando vita a progetti anche locali per non perdere nessuna delle opportunità che il mercato può presentare. Se vogliamo dare futuro alla coltura del girasole senza subire passivamente i riflessi del mercato mondiale, occorre lavorare per migliorare il valore del nostro prodotto”.

Così Giuseppe Carli, presidente della sezione sementi di colture industriali di Assosementi, in occasione del convegno organizzato lo scorso 14 febbraio ad Abbadia di Fiastra dall'Associazione italiana sementi in collaborazione con il Cra, Centro di ricerca di Osimo, dove sono stati presentati i risultati delle ultime sperimentazioni varietali ed esaminate le prospettive di mercato, così come le scelte per l'applicazione della nuova Pac 2015-2020.

L'Italia centrale, dove si concentra oltre il 90% della superficie coltivata in Italia, è la zona elettiva di coltivazione del girasole. Le prove sperimentali che le aziende di Assosementi promuovono ogni anno ormai dal 2000 in Umbria, Marche e Toscana, per verificare le attitudini produttive e qualitative delle varietà di girasole in commercio, costituiscono un supporto indispensabile per le scelte degli agricoltori. Le prove realizzate nel 2013 hanno visto differenze fino al 14% tra le rese in olio delle varietà valutate in campo e una produzione media, nella Regione Marche, pari a 3,69 t/ettaro in semi di girasole e di 1,57 t/ettaro in olio.

"La potenzialità produttiva media per ettaro del girasole continua ad aumentare - ha commentato Carli - mentre la superficie coltivata è rimasta più o meno stabile in questi ultimi anni, attestandosi attorno ai 100.000 ettari nel 2013 secondo l'Istat, un valore comunque dimezzato rispetto all'estensione registrata fino ai primi anni '2000".