Esportare fuori e dentro l’Europa e negli spazi del mercato mondiale: è questa la ricetta per far ripartire il settore del florovivaismo e per farlo crescere.
Ma è necessario superare le barriere doganali e i problemi fitosanitari che ostacolano gli scambi.
Gli operatori ne sono consapevoli e per questo si sono ritrovati a Giarre per il “Tavolo mondiale del florovivaismo” promosso da Ena, European nurserystcok association e organizzato dall’Anve, Associazione nazionale vivaisti esportatori, con la presenza di delegati di venti Paesi, rappresentanti del ministero dello Sviluppo economico, dell’Ice, Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, dell’Ismea, dell’Agenzia delle Dogane, di esperti del settore. Un incontro di respiro internazionale, nel quale la Sicilia è stata protagonista, volto ad affrontare gli aspetti relativi all’esportazione extra Ue e ad avanzare proposte per favorire ancora di più il commercio di piante ornamentali.

Dati e aziende
I numeri dell’Ena sono importanti: 30mila aziende, 120mila ettari coltivati, 125mila lavoratori e una produzione lorda vendibile intorno a 7mila miliardi di euro.
"In Italia, valiamo il 6% della produzione agricola nazionale, più dei produttori di vino e di olive, ma non riusciamo a interloquire efficacemente con la politica, per questo dobbiamo fare pesare la nostra voce a Roma e a Bruxelles, dove si decide il futuro", ha detto in apertura Maurizio Lapponi, presidente di Ena. Il florovivaismo italiano, nonostante faccia i conti con la grave crisi economica, mostra un export in costante crescita negli ultimi tre anni: dopo il crollo del 2009, a 589 milioni, nel 2012 è salito a oltre 683 milioni di euro. L’interscambio ha un saldo anch’esso positivo: l’anno scorso è stato di oltre 160 milioni, in crescita dal 2009, quando era precipitato rispetto all’anno precedente.

Istituzioni
Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, che in un videomessaggio ha assicurato la "massima disponibilità per il settore" e ricordato che "siamo nelle fasi conclusive sulla riforma della Pac, che darà all’Ue una politica più efficiente e flessibile".

Giuseppe Castiglione, sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali, presente ai lavori ha spiegato: "Si sta definendo la nuova programmazione degli interventi 2014-2020. E' importante sostenere il comparto florovivaistico, incentivare gli investimenti, fare innovazione e ricerca per guadagnare nuovi spazi di mercato. Il Governo deve concentrare la sua attenzione sul tema delle barriere fitosanitarie: bisogna avviare una seria iniziativa perché si possa permettere ai nostri esportatori, con un prodotto di eccellenza, di guadagnare nuovi spazi di mercato senza divieti e ostacoli".

Sicilia, Europa, mondo
Il principale problema messo in luce dagli operatori è la difficoltà a superare le barriere doganali a causa degli ostacoli di tipo fitosanitario. Nei Paesi che importano, dalla Turchia al Libano ai Paesi arabi, sono in vigore norme rigide e diversificate per l’ingresso dei prodotti. Analoghe barriere fitosanitarie esistevano per l’esportazione di arance siciliane in Giappone, e sono state superate a seguito di un lungo e complesso negoziato tra il nostro ministero e le autorità nipponiche. L’impegno a seguire la medesima strada, da parte della Regione Siciliana, è arrivato dall’assessore all’Agricoltura, Dario Cartabellotta, pronto a dare vita a un “tavolo regionale”: "La materia fito-sanitaria rappresenta per il florovivaismo uno di quegli aspetti in cui Regioni e Stato devono sostenere il sistema delle imprese a stringere accordi per regolare i protocolli fitosanitari. Una forte azione dei governi può aiutare le imprese ad esportare. In questa direzione dall’esperienza del protocollo per l’export applicato proprio in Giappone, possiamo avviare, attraverso un raccordo regione-stato-produttori, i rapporti con i vari Paesi: sarà un lavoro laborioso, ma una volta realizzato offre risultati duraturi".

Ma per il settore florovivaistico siciliano, che annovera quasi 1.500 imprese e un numero di addetti stimato in 9-10 mila unità, considerando l’indotto, sul tappeto non c’è solo la questione fitosanitaria: "Per rendere più efficace l’azione del Distretto del Florovivaismo Siciliano siamo pronti a mettere in campo le nostre possibilità – ha affermato Mario Faro consigliere per l’internazionalizzazione dell’Anve – per ottenere una rete di infrastrutture di comunicazione più efficiente, utilizzando le vie di trasporto che abbiamo già e creandone di nuove".