L’evoluzione dei prossimi dieci giorni vedrà un graduale addolcimento del clima. L’aria artica ancora presente al suolo produrrà le ultime nevicate sui rilievi del Centro e fino al piano al nord ovest nel weekend, ma la depressione mediterranea che seguirà avrà l’onere di portare un sensibile aumento termico. Una pausa al giro di boa stagionale.

Il punto della situazione
Proprio in queste ore, una serie di nuove scosse di terremoto investono l’Appennino centrale con magnitudo variabile tra 5.2 e 5.8 Mw (dato ancora non ufficiale), con epicentro nell’alta valle dell’Aterno. 
L’ennesima calamità che non ci voleva proprio, viste le proibitive condizioni meteorologiche e la difficoltà nel raggiungere l’area più colpita dal maltempo, ove la neve non dà tregua da almeno 60 ore.

Cerchiamo però di dare i numeri di questa ciclogenesi che tanto manto banco sta facendo accumulare nelle regioni centrali adriatiche. Occorre però precisare che, di fronte all’enorme quantità di dati relativi all’altezza della neve fresca e totale al suolo, in realtà di misure ufficiali ce ne sono ben poche, anche perché i campi innevati e persino i centri cittadini sono difficilmente raggiungibili anche con mezzi a trazione integrale o con fuoristrada ben attrezzati. 

E’ confermato che le area più colpite in assoluto dalle nevicate - come spesso accade in questa configurazioni bariche - sono le pedemontane chietine, estese tra le città di Chieti e Vasto, ove le precipitazioni relative alle ultime 36 ore, risentendo drasticamente dell’orografia operata dalla Maiella, sono state più intense e dunque a carattere nevoso sino a quote molto basse. 

Le misure riferiscono di 85 centimetri a Lanciano (263 metri) di 90 centimetri a Chieti (328 metri) e di 80 centimetri ad Atri (444 metri). 
Chiaramente spingendosi alle quote più alte, il record di nevosità viene conteso tra Maiella, Laga e Sibillini. A Pieve Torina (454 metri) il manto è spesso 83 centimetri, a Camerino (650 metri) 110 centimetri, ad Ussita (744 metri) 93 centimetri, a Fiastra (803 metri) ben 150 centimetri di cui 77 solo nelle ultime 12 ore. 
Sempre in zona, a Pintura di Bolognola (1440 metri) il manto è spesso 221 centimetri, a Montemonaco (990 metri) 137 centimetri mentre sulla Maiella ed a Passo Lanciano (1317 metri) si parla di 185 centimetri. Sul sovrastante Rif. Pomilio della Maielletta, misure più ufficiose parlano di 230 centimetri. 
Misure simili si rilevano sui rilievi appena sopra Teramo, ove il manto è mediamente compreso sui 115 centimetri, mentre ai Prati di Tivo (1430 metri) sul versante settentrionale del Gran Sasso ed a Campitello Matese (1400 metri) si raggiungono i 155 centimetri. 
La ritornante nelle ultime 24 ore ha causato precipitazioni intense anche sul Montefeltro, sull’Appennino Romagnolo e secondariamente su quello Emiliano, come testimoniano gli spessori variabili dai 50 agli 80 centimetri tra Verghereto, Passo dei Mandrioli e Passo la Calla. 
L’innalzamento delle temperature e quindi della quota dello zero termico, sta inoltre trasformando le nevicate in copiose piogge, portando il rischio valanghe al quarto grado, su una scala da 1 a 5. 
Tutto ciò mentre sulle Alpi tridentine - Giulie escluse - i prati sono verdi.

Analisi
Mediterraneo in balia delle depressioni: il maltempo continuerà ad interessare la Penisola italiana. Il vortice di bassa pressione, sostanzialmente bloccato dall’anticiclone sulla Russia europea, stazionerà per più giorni sui mari nostrani e tenderà ad approfondirsi nuovamente nel fine settimana. 
Si prospettano condizioni di severo maltempo in varie regioni, con piogge localmente intense, talvolta anche a carattere di nubifragio, ed abbondanti nevicate, ma solo sui rilievi più alti, al piano limitatamente tra Cuneo e Torino.

Evoluzione
Il quadro meteorologico non dovrebbe cambiare drasticamente, tant’è che rimarrà bloccato per diversi giorni. Allungando lo sguardo sul finire del mese, nell'ultima settimana di gennaio, potrebbe subentrare una breve pausa più stabile ch,e stando all’analisi delle ultime emissioni modellistiche, risulterà più effimera del previsto. 
Occorre prestare attenzione ai movimenti dell’alta pressione delle Azzorre, perché sembra avere intenzione di affondare nuovamente sui settori settentrionali atlantici. 
Difficile ipotizzare, con gli elementi attualmente a disposizione, se arriverà un’altra irruzione fredda sull’Italia, ma sicuramente non mancheranno configurazioni prettamente invernali alle medie latitudini.

Tendenza
Dopo il miglioramento sul finire del mese, potrebbe quindi avverarsi un nuovo periodo freddo o addirittura gelido. 
Rapide incursioni nord atlantiche si faranno strada e non è escluso che una retrogressione dalla Russia possa nuovamente affacciarsi sul Paese. 
Ipotesi, quest’ultima, scarsamente probabile, ma data la copertura nevosa molto estesa sui settori orientali europei questa stagione invernale può ancora riservarci bianche sorprese.

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