Fare l'agricoltore è sempre più difficile a causa dei cambiamenti climatici che rendono imprevedibile l'andamento stagionale e delle richieste sempre più stringenti della grande distribuzione sulla qualità dei prodotti (pezzatura, grado Brix, eccetera).


Per riuscire a vincere questa sfida gli agricoltori possono contare sui biostimolanti, formulati che hanno come obiettivo quello di aiutare le piante a superare gli stress abiotici (come il caldo intenso o il freddo, la carenza di acqua o la sua salinità, eccetera), ad assorbire meglio i nutrienti e ad esprimere produzioni ottimali, sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo.

 

Sono prodotti, spesso di origine vegetale o microbiologica, che stanno guadagnando il favore di un numero crescente di operatori del settore. Si tratta però di un mondo relativamente nuovo, da poco oggetto di una profonda riforma normativa, e talvolta non ben conosciuto dagli agricoltori.

 

Viaggio nel nuovo Centro di ricerca di Greenhas Group

 

Come nasce un biostimolante? Viaggio nel nuovo Centro di ricerca di Greenhas Group

Come nasce un biostimolante? E soprattutto, come si può essere sicuri che sia realmente efficace? Per scoprirlo siamo stati nel nuovissimo Research Center di Greenhas Group, una Società tutta italiana, la cui sede si trova a Canale, in provincia di Cuneo, nel cuore del Roero. Da qui, quasi quarant'anni fa, sono iniziate le prime sperimentazioni in questo settore e ogni giorno i ricercatori lavorano per mettere a punto nuovi biostimolanti che poi l'Azienda distribuisce a livello globale.


Il 30 settembre di quest'anno è stato inaugurato il nuovo Research Center alla presenza delle autorità locali e di tanti agricoltori e tecnici. "Greenhas Group pone nella propria vision e mission delle parole per noi fondamentali: innovazione, sostenibilità e soluzioni per un'agricoltura moderna. Per questo motivo abbiamo deciso di investire nel Centro di ricerca: per creare delle soluzioni innovative per gli agricoltori", spiega Valeria Contartese, Research & Development director di Greenhas Group.

 

Il momento del taglio del nastro del nuovo Research Center di Greenhas Group

Il momento del taglio del nastro del nuovo Research Center di Greenhas Group

(Fonte foto: AgroNotizie®)

 

L'inaugurazione del Research Center è stata anche l'occasione per capire come nasce un biostimolante. Tutto inizia dalla formulazione di una ipotesi, basata su esperienze e studi di settore. Viene quindi creato un prototipo, un formulato che deve attraversare diversi step per provare la sua efficacia e trasformarsi infine in un prodotto commercializzabile.

 

Dal laboratorio alla serra, fino al campo

"Nella Microbiology Unit effettuiamo studi sui biostimolanti microbici, dove siamo in grado di isolare, moltiplicare e stabilizzare i microrganismi presenti nella rizosfera e con effetti benefici sulla pianta", ci spiega Valeria Contartese.

 

D'altronde non dobbiamo dimenticare che i microrganismi giocano un ruolo fondamentale nella crescita delle piante e possono dunque essere preziosi alleati. In 1 grammo di suolo sono presenti da 1 milione ad 1 miliardo di cellule microbiche, una popolazione enorme costituita in gran parte da batteri e funghi utili alle piante e importantissimi per un'agricoltura moderna e sostenibile.

 

Il Research Center visto dall'alto

Il Research Center visto dall'alto

(Fonte foto: AgroNotizie®)

 

"La seconda unità è quella di Plant Chemistry, in cui ci occupiamo di formulare, stabilizzare e caratterizzare i nostri prototipi innovativi". In altre parole capire esattamente che cosa c'è all'interno di un formulato in modo da poterlo poi trasformare in un prodotto.

 

"Mentre nell'unità di Plant Physiology siamo in grado di studiare la modalità di azione dei formulati tramite un approccio multidisciplinare".

 

I formulati più promettenti vengono testati sulle piante, dapprima in camera di crescita, dove tutte le variabili ambientali sono controllate e gestite dai ricercatori. Successivamente i prodotti più interessanti vengono testati in serra su piante che vengono attentamente monitorate nel proprio sviluppo.


"I formulati che passano tutti i test tornano poi in laboratorio per capire esattamente la modalità d'azione sulle piante, che noi indaghiamo attraverso degli studi approfonditi di fisiologia, biochimica e trascrittomica", spiega Valeria Contartese. "Successivamente individuiamo le molecole che agiscono di più sulla pianta, da sole o in sinergia tra di loro, e arriviamo al prototipo finale, che però deve passare una fase di test in campo in diversi areali e su diverse colture".

 

Il nuovo Research Center nasce sui terreni di Maia, l'Azienda agricola del Gruppo, che ospita le prove di campo, in modo da osservare in condizioni reali gli effetti dei biostimolanti sulle diverse coltivazioni.

 

I biostimolanti, uno strumento in più nella cassetta degli attrezzi

Il lavoro degli agricoltori sta diventando sempre più difficile e avere nuovi mezzi tecnici, innovativi e sostenibili, è fondamentale per continuare ad avere produzioni soddisfacenti. Usando i biostimolanti gli agricoltori possono così far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici, aiutando le piante a superare gli stress dovuti ad esempio al caldo intenso o alla scarsità di acqua, come abbiamo visto questa estate.

 

Ma sono anche in grado di rendere biodisponibili i nutrienti presenti nel suolo, come migliorare l'assorbimento dei fertilizzanti impiegati dagli agricoltori stessi. Infine aiutano gli operatori a soddisfare le richieste della grande distribuzione, che oggi pretende prodotti di qualità elevata, in termini ad esempio di pezzatura o di qualità organolettiche.

 

"L'agricoltore diventa sempre più competente ed esigente e trova sul mercato prodotti di diversa natura e tipologia. Per noi è fondamentale dare risposte concrete sulla potenzialità dei prodotti e per l'agricoltore è importantissimo avere maggiori conoscenze per capire come poterli utilizzare al meglio", conclude Valeria Contartese.