Ci siamo lasciati prima della pausa estiva ricordando che i prezzi dei concimi sono legati a domanda/offerta.
Oggi, considerando che quanto avevamo previsto si è avverato, analizziamo la situazione con obiettività, senza farci prendere da frenesie irrazionali. Da moltissimi anni si ragiona sul fatto che la produzione dei concimi di largo consumo deve essere localizzata con raziocino: fosforo e potassio vicino ai rispettivi giacimenti ed azoto dove ci sono fonti di energia a basso costo. Sappiamo che si tratta di prodotti a bassa marginalità quindi i risparmi derivanti da economie di scala ed efficienza logistica sono inderogabilmente necessari. La stampa generalista ha attribuito l'aumento dei prezzi dei concimi al solo aumento del costo del gas anche perchè faceva comodo a tutti farlo rientrare nel filone dell'allarmismo generalizzato. Invece ci sembra utile ritornare al 2008, anno in cui ci fu una bolla speculativa sui prezzi dei concimi senza precedenti.

Premettiamo che 13 anni fa assistemmo ad una flessione dei consumi dei concimi rispetto al 2007 con -10% per il comparto azotati (con l'urea che comunque sfiorò le 700mila tonnellate), più rilevante fu il crollo nell'impiego dei fosfatici (-30%) e dei potassici (-45%). Il ragionamento che fecero allora gli agricoltori fu molto pragmatico: l'azoto influenza direttamente qualità e quantità delle produzioni agricole e non si ridussero di tanto gli impieghi mentre fosforo e potassio sono elementi volti al ripristino della fertilità e, quindi, si scelse di aspettare a distribuirli.

Confrontiamo alcuni parametri per cogliere le differenze tra questo settembre e quello di tredici anni fa.
Il prezzo del grano duro è quasi identico a quello di allora mentre, andando a guardare le quotazioni nazionali dei concimi, notiamo che tanto il 18/46 quanto il cloruro di potassio valgono circa il 35% in meno del 2008, quello dell'urea è inferiore di circa il 16% mentre i valori dei nitrati sono in linea a quelli di 13 anni fa. Veniamo ai i prezzi di gas e petrolio che sono aumentati ma certo non con percentuali a due cifre ed è da inizio anno che il trend lasciava capire dove si sarebbe arrivati. I future del gas naturale nel 2008 sfiorarono i 13 dollari/Mmbtu contro i circa 5 dollari attuali; quelli del petrolio Brent superarono i 132 dollari/barile mentre oggi siamo a poco meno di 75. Concludiamo con le quotazioni internazionali dell'ammoniaca che sono relativamente stabili da due mesi quindi chi se la produceva (e ha chiuso) oggi la sta tranquillamente acquistando su altri mercati.

Si intuisce che la situazione non è nemmeno paragonabile a quella del 2008, anzi alcune produzioni agricole valgono come allora mentre i concimi costano meno: non dovrebbero esserci validi motivi per ipotizzare una flessione dei consumi legata a ragioni di prezzo.
Da un punto di vista prettamente agronomico commerciale ci sembra utile segnalare che i concimi fosfatici mostrano qualche segno di cedimento, compreso il 18/46 le cui unità d'azoto diventano per questo sempre più convenienti e, riprendendo un consiglio che avevamo già dato in passato, evidenziamo che i prezzi internazionali degli NPK non sono ancora allineati a quelli dei loro costituenti, varrebbe la pena fare qualche riflessione in merito.

Qualcuno ha forse voluto calcare la mano credendo che, alimentando il timore di restare addirittura senza concimi, serebbe stato utile a coinvolgere Governi e Commissione UE in fantasiosi programmi di controllo collettivo. Riteniamo invece che, come al solito, si tratta di trovare nuovi equilibri tra domanda ed offerta che porteranno ad ulteriori aumenti prezzo almeno fino a gennaio 2022.


Con cadenza quindicinale, AgroNotizie ospita un commento sul mercato dei concimi di largo consumo in collaborazione con SILC Fertilizzanti di Ravenna e, in particolare, con "SILC Informa".
Leggi tutti gli articoli nella rubrica "Concimi: informazioni e opportunità".
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