Il nuovo regolamento 2019/1009 sui fertilizzanti, quello che a partire dal luglio 2022 dovrebbe rivoluzionare il mondo dei fertilizzanti nell'Unione europea, estendendo l’ambito di applicazione anche ai concimi organici e agli attesissimi biostimolanti e introducendo altre novità, rischia uno slittamento in quanto la realizzazione della corposissima parte tecnica prevista dalla norma, senza la quale il funzionamento di ampie parti del regolamento è impossibile, sta subendo notevoli ritardi.

Questo provvedimento cambia radicalmente il funzionamento della filiera dei fertilizzanti, introducendo la necessità della Conformità CE come condizione per l’immissione in commercio, mentre prima era sufficiente il rispetto dei requisiti di legge e una corretta etichettatura. Questo meccanismo, in vigore da tempo per altre merci (es. dispositivi di protezione individuale, dispositivi medici), prevede che il produttore, per le tipologie di prodotto (es. biostimolanti) dove non può procedere autonomamente, faccia valutare da un apposito ente accreditato dalle autorità nazionali preposte se le caratteristiche del prodotto sono conformi ai requisiti della norma (ad esempio per un concime potrebbe essere il tenore massimo in metalli pesanti, l’assenza di contaminanti, etc.) mediante la realizzazione di apposite prove secondo determinati standard che fissano, ad esempio, le metodiche analitiche da adottare.
Gli organismi di certificazione sono enti privati che realizzano questo tipo di prove e devono ottenere l’accreditamento dall’autorità nazionale (il “controllore dei controllori”) che a sua volta lo notifica alla Ue che tiene un registro pubblicato sul proprio portale. Il nuovo regolamento introduce nuove tipologie di prodotto, a cominciare dagli attesissimi biostimolanti, per i quali i futuri enti di accreditamento dovranno anche verificare che ogni “claim” riportato in etichetta sia giustificato da apposite prove condotte secondo standard che sono attualmente ancora in fase di discussione. Poiché la definizione degli standard è propedeutica all’accreditamento degli enti che dovranno utilizzarli, appare evidente che la probabilità che tutto sia pronto per luglio 2022 è remota.

Per il settore biostimolanti sono previsti 59 standard, che vanno dalla determinazione delle proprietà chimico-fisiche alla dimostrazione dei “claim” (es. tolleranza agli stress abiotici delle piante trattate). Solo 33 di questi figurano attualmente in discussione, la cui conclusione è prevista per settembre 2021. Gli altri 26 sono ancora in fase preliminare e non si sa quando verranno “licenziati”. Poi si dovranno accreditare gli enti che dovranno applicare questi standard. Alcuni Paesi, come evidenziato nel portale della commissione Ue dedicato alle autorità di notifica  non hanno ancora designato l’autorità che dovrà “controllare i controllori” (tra i ritardatari non ci siamo solo noi: mancano 13 Paesi tra cui oltre a noi anche la Germania).

Le associazioni di settore hanno lanciato più volte grida di allarme contro questa situazione, che appare molto difficile modificare nel breve periodo.
 

E quindi?

Fortunatamente i ritardi evidenziati riguardano solo quei casi dove è necessario l’intervento di un ente certificatore: per tipologie di prodotto quali “sostanze o miscele a base di materiale grezzo” (con alcune eccezioni), digestati di colture fresche, sottoprodotti dell’industria alimentare, microrganismi, polimeri nutrienti, sottoprodotti ai sensi della direttiva 2008/98/CE e miscele fisiche di fertilizzanti i fabbricanti possono agire autonomamente preparando, ad esempio, la documentazione prevista dal cosiddetto “Modulo A”, riguardante il controllo interno della produzione, e mantenerla a disposizione delle autorità per eventuali controlli.
Non resta quindi che avere un po’ di pazienza e se necessario procedere ancora seguendo le rispettive leggi nazionali in vigore.
 

Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi

 
L'articolo è stato corretto in alcune imprecisioni in data 1 settembre 2021