Il Decreto Mipaaf 17-01-2017, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 3 marzo 2017 ha, tra le altre cose, introdotto il divieto di impiego sulle coltivazioni biologiche dei microelementi costituiti da sali a base di azoto o fosforo.

Come quasi sempre accade, l’articolato del DM prevede un periodo di 12 mesi dall’entrata in vigore, durante il quale è concesso smaltire i concimi prodotti prima della pubblicazione.

Di conseguenza sarebbe stata nostra intenzione interessarci del problema verso marzo 2018. Al contrario, ci vediamo costretti a parlarne in questi giorni perché il ministero ha deciso, unilateralmente (5 mesi prima della naturale scadenza), di iniziare ad eliminare dal registro dei fertilizzanti consentiti in agricoltura biologica i prodotti che, a suo avviso, non rispettano le disposizioni del citato DM.

Con una nota inviata anche al gruppo di lavoro che ha sostituito la 'vecchia' commissione tecnico-consultiva, il Mipaaf ha ufficializzato la lista dei circa 250 concimi cancellati ad un centinaio di aziende.
Da qualche giorno, andando a visualizzare nella sezione riservata la lista dei prodotti iscritti in biologico, le aziende coinvolte dalle cancellazioni trovano la lettera 'C' che sta a significare che il prodotto è stato 'cancellato dal manager del registro'.
 
La prima conseguenza della cancellazione è la non visibilità del prodotto quando un utente entra nel sistema del Sian per la semplice consultazione.
Considerando che questo è l’unico strumento con cui i funzionari degli enti certificatori delle produzioni biologiche possono verificare se il fertilizzante impiegato da un agricoltore sia consentito o meno, c’è il rischio concreto che un agricoltore si ritrovi con una 'non conformità'.

Il vero paradosso è che il malcapitato agricoltore ha acquistato ed utilizzato un prodotto a base di molibdato di ammonio che la legge consente di commercializzare fino a marzo 2018.

A differenza dei fitosanitari, per i quali esistono decreti in cui si specificano le date limite per: produzione, commercializzazione, smaltimento scorte ed impiego in campo, nel caso dei fertilizzanti, sul DM si legge semplicemente la seguente frase standard: "Dalla data di entrata in vigore del presente decreto è concesso un periodo di dodici mesi per lo smaltimento dei fertilizzanti nazionali la cui produzione è avvenuta in conformità alla normativa vigente prima di tale data".

Nel caso in questione, trattandosi del registro dei fertilizzanti, sembra che il legislatore dia la possibilità al fabbricante di smaltire le scorte nell’arco dei 12 mesi successivi all’entrata in vigore della norma.

Ancor più nello specifico, visto che il DM introduce il seguente nuovo paragrafo nell’allegato 13 del Dlgs 75/2010: "Non è ammesso l’uso di concimi a base microelementi di cui al reg. (Ce) 2003/2003 se prodotti a partire da sali contenenti elementi primari della fertilizzazione quali azoto e fosforo".
"Ne consegue l’obbligo dell’indicazione in etichetta del sale da cui deriva il microelemento dichiarato" significa che se si posseggono etichette prive delle nuove indicazioni obbligatorie su concimi che sono stati prodotti senza tener conto delle nuove limitazioni, si ha la possibilità di smaltire il tutto entro marzo 2018.
Gli stessi 12 mesi sono però concessi anche all’agricoltore che può quindi 'usare' tali prodotti purché acquistati prima della scadenza della proroga concessa dalla legge.

L’inusuale ed inspiegabile solerzia con cui si è proceduto a cancellare circa 250 concimi dal registro, potrebbe causare dispute e contenziosi tra gli agricoltori, a cui gli enti di certificazione non rilasceranno la 'conformità bio', ed i commercianti/consorzi/cooperative, tra questi ed i fabbricanti che hanno venduto loro il concime cancellato e, ovviamente, tra i fabbricanti e le autorità.
 
Scorrendo la lista dei concimi con molibdato di ammonio cancellati dal registro, abbiamo notato che non tutte le tipologie dei prodotti eliminati rientrano nelle disposizioni di legge.

Come abbiamo visto il DM 17-01-17 restringe la non ammissibilità in biologico ai 'concimi a base di microelementi di cui al Reg (Ce) 2003/03'.
Il significato delle parole 'a base di microelementi' è quello attribuito dalle leggi: si trovano nell’allegato 1, punto E del Reg (Ce) 2003/03 quando si parla delle miscele a base di microelementi così come negli allegati del Dlgs 75/2010 quando si fa una chiara distinzione tra i concimi a base di microelementi ed i concimi contenenti microelementi.
Alla prima categoria appartengono i concimi costituiti esclusivamente da uno o più microelementi mentre si definiscono come 'contenenti' microelementi quei concimi destinati a fornire anche macro e/o meso-elementi.

Ne consegue che se il testo di legge usa una terminologia prevista dalla norma non si può decidere di interpretarla estendendo e confondendo il concetto di 'a base di microelementi' con la categoria dei concimi 'contenenti microelementi'.

Purtroppo la cancellazione dal registro ha interessato non solo i concimi a base di molibdato di ammonio (previsti dalla sezione E del Reg (Ce) 2003/03) ma anche concimi (ad esempio un organico azotato) contenenti il microelemento non più consentito.

La seconda beffa subita dai fabbricanti cui sono stati cancellati i prodotti a base di molibdato di ammonio è di pura motivazione informatica. Questo tipo di concime è l’unico, tra i microelementi, che contiene palesemente un termine che richiama il contenuto di azoto, pertanto è bastato chiedere al sistema informatico di eliminare tutti i concimi tra i cui costituenti c’era il molibdato di ammonio, in tal modo si spiega perché sono stati cancellati anche i concimi 'contenenti' il microelemento ancorché non previsto dalla legge.

Il sistema non è in grado di 'leggere' le composizioni né le etichette né, tantomeno, il contenuto dei file che si allegano al momento di una registrazione ma 'vede' solo il tipo di concime.

Considerando che per la maggior parte degli altri microelementi il sistema legge solo la presenza del 'sale di [nome microelemento]' ecco che non è stato possibile cancellare dal registro tutti i prodotti a base di sali contenenti azoto e/o fosforo.
Infatti la tipologia messa a disposizione dal sistema non prevede il nome dell’anione legato al microelemento ma recita semplicemente 'sale di …'.

Non ci è dato sapere se e come il Mipaaf intenda affrontare e risolvere il problema ma, sta di fatto, che oggi è stato possibile cancellare solo i prodotti con molibdato di ammonio e non, ad esempio, quelli con fosfato di ferro o nitrato di zinco.

Ancora una volta il danno si ripercuoterà in primis sugli agricoltori che, ignari di quanto sta accadendo, corrono il rischio di 'beccarsi' una non conformità dall’ente di certificazione biologico.
Non è neppure di poco conto il disagio del fabbricante di fertilizzanti contenenti molibdato di ammonio che, unico tra migliaia, dovrà rivedere formulazioni ed etichette per continuare ad essere presente sul mercato.

Considerando i 'numeri' (paragrafo successivo) in gioco c’è davvero da chiedersi a chi possa mai giovare un simile giro di vite che, ad oggi, ci risulta tutto italiano. I problemi dell’agricoltura biologica riteniamo siano ben altri e ci sfuggono i motivi che hanno spinto il ministero ad agire unilateralmente con largo anticipo, in maniera parziale e allargando l’ambito di applicazione della norma.
 

Facciamo un po’ di conti

Uno dei prodotti cancellati è una miscela di 6 microelementi che contiene quattro chelati con Edta, acido borico e il famigerato molibdato di ammonio. Nel prodotto in questione la somma di tutti i microelementi raggiunge il 7,4% con lo 0,1% di molibdeno (il minimo di legge è 0,02%).

La dose massima di concime consigliata in etichetta prevede 5 kg/ettaro ma ipotizziamo che un agricoltore spendaccione (e incosciente) decida di usarne il doppio.

Il molibdeno distribuito (10 grammi) porta con se azoto che raggiunge a stento 1,2 grammi ad ettaro. Ne consegue che il divieto di impiego di sali azotati o fosfatici in agricoltura biologica serve esclusivamente a sottrarre prodotti utili agli agricoltori che certamente non pensano di eludere le norme per apportare dosi omeopatiche di macroelementi costosissimi e privi di efficacia agronomica.