Sdi è l’acronimo di Subsurface drip irrigation, chiamata anche subirrigazione, e si tratta di una nuova tecnica di irrigazione che rispetto alle tecniche tradizionali consente un risparmio d’acqua considerevole.

Terrepadane e UniCattolica hanno messo a punto un programma di monitoraggio triennale per studiare ogni aspetto di questa nuova tecnica confrontandola con la già performante fertirrigazione.

Il progetto "Irrigazione sostenibile" fa parte di uno studio più ampio che coinvolgerà 24 ettari su differenti tipologie di terreno.

Da una parte un campo di mais irrigato con la fertirrigazione, una tecnica che già da qualche anno viene utilizzata con ottimi risultati in agricoltura specie nel mais e nel pomodoro, e l’Sdi che per molti aspetti ne rappresenta l’evoluzione. Con entrambi i sistemi a fronte di un moderato utilizzo di risorse si è giunti ad una crescita del mais esaltante, tuttavia già in questa prima fase di studio si è potuto rilevare che con la Sdi si arriva a distribuire solo 150mm di acqua e 120 unità di azoto.

"Rispetto alla fertirrigazione, la subirrigazione prevede l’interramento della manichetta, una soluzione che porta con sé numerosi vantaggi in termini sia di costo sia di efficienza – afferma Matteo Scaglioni,responsabile agronomico Terrepadane - anzitutto nel caso dell’Sdi l’impianto ha una durata pluriennale (10-15 anni) mentre la manichetta di superficie si toglie dopo ogni raccolto e ne va posata una nuova all’inizio della stagione successiva, in secondo luogo con l’Sdi andiamo a nutrire la pianta ancora più vicino alla radice eliminando quasi del tutto la dispersione di acqua e di fertilizzante, quello che viene immesso nell’impianto è ciò che la pianta necessita per il suo fabbisogno ideale".

Ovviamente per arrivare a risultati ottimali è fondamentale il giusto approccio agronomico, una conoscenza approfondita dello stato vegetativo della pianta ma soprattutto occorre sapere come l’acqua si distribuirà nel terreno circostante la radice, creando quel perfetto mix di sostanza organica e livello di umidità che crea la condizione ideale per la crescita della pianta.
Per questo lo studio che UniCattolica effettuerà sulla risalita capillare dell’acqua nelle diverse tipologie di terreno è da considerare di primaria importanza per acquisire un know how che, oltre ad una maggiore eco-sostenibilità, sia capace di garantire risultati performanti a tutte le aziende che investiranno in questa nuova tecnologia.

I cambiamenti climatici obbligano l’agricoltura ad avere una visione molto diversa rispetto al passato.
"Un’agricoltura capace di sposare l’innovazione sa ottimizzare le risorse senza sprecarle – afferma durante la presentazione del progetto Luigi Bisi, presidente Terrepadane – e consente allo stesso tempo di avere dei raccolti rigogliosi come questi che vedete alle mie spalle, pur riducendo l’utilizzo dell’acqua allo stretto necessario per il fabbisogno della pianta".

La siccità che ha colpito tutta la nostra penisola ha causato sinora alle aziende agricole e agli allevamenti quasi due miliardi di euro di danni, sono stime diffuse solo qualche giorno fa da Coldiretti.
Per le provincia di Piacenza e di Parma, dove peraltro persiste lo stato d’emergenza, si stimano oltre 100 milioni di euro di danni per la siccità, ai quali si aggiungono altri 50 milioni di danni provocati dalle grandinate, nubifragi, vento forte e gelate tardive.