Cum grano salis, dicevano i latini per sottolineare il buon senso delle proprie azioni o affermazioni. Talvolta il "grano salis", il grano di sale, finisce sotto la lente delle normative e iniziano i guai.

Dal ministero delle Politiche agricole e forestali è stato emanato il DM 17/01/2017, il quale aggiorna gli allegati 6 e 13 del decreto legislativo n. 75 del 29 aprile 2010 recante: "Riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti, a norma dell’articolo 13 della legge 7 luglio 2009, n. 88".

In parole povere, stando all'attuale interpretazione ministeriale, cambiano alcune regole sull'etichettatura e sull'origine dei microelementi destinati a comporre fertilizzanti autorizzati in agricoltura biologica.
Secondo il decreto, infatti, "nel rispetto dei principi generali e tecnici dettati dalla regolamentazione europea per le produzioni biologiche" non sarebbe più ammesso l’uso in agricoltura bio di concimi contenenti microelementi di cui al reg. (CE) 2003/2003, in caso questi ultimi siano prodotti a partire da sali che contengano anche macroelementi come azoto e fosforo. Diviene quindi obbligatoria l’indicazione in etichetta anche del sale da cui deriva il microelemento dichiarato quale componente del fertilizzante bio.

Oltre però alle modifiche quanto a etichettatura di tutti i prodotti contenenti microelementi destinati al biologico, sarà anche necessario smaltire le scorte di quei prodotti già esistenti che contengano miscele di microelementi, compresi i sali semplici, a base di nitrato, fosfato o un mix di entrambi. Per far ciò sono stati concessi 12 mesi di tempo, dopodiché le eventuali giacenze non sarebbero più commercializzabili.  

Si attende ora che intervenga il nuovo tavolo tecnico di lavoro in materia di fertilizzanti, che al momento non sarebbe ancora stato interpellato circa tali modifiche, come pure si attendono i chiarimenti delle associazioni di categoria in merito a tali interpretazioni operate dal ministero.