Ogni agricoltore sa quale problema può rappresentare lo smaltimento dei reflui zootecnici. Eppure le deiezioni degli animali possono essere una fonte di ricchezza per chi ha bisogno di concimare i campi. Il nodo cruciale sta nel trattare gli effluenti nella maniera corretta.

Proprio per mostrare ad agricoltori e agronomi gli ultimi ritrovati tecnologici Ersaf, nell'ambito del progetto sull'agricoltura conservativa HelpSoil, ha organizzato una giornata con prove in campo nella cascina Carpaneta, alle porte di Mantova.

Abbiamo illustrato le modalità più appropriate di gestione degli effluenti per chi vuole fare agricoltura conservativa, ma non solo”, spiega Stefano Brenna, dirigente Ersaf. “La fertirrigazione consente di utilizzare in maniera ottimale gli effluenti zootecnici e di ridurre i passaggi di macchine sul terreno e quindi i fenomeni di costipamento”.

Grazie al supporto di Acquafert nella cascina sperimentale sono stati installati dei sistemi di fertirrigazione organica della frazione liquida dei reflui microfiltrati. Le deiezioni animali vengono raccolte e grazie ad un separatore Sepcom Bedding vengono divise in parte secca e liquida. La parte secca arriva al 33-35%, facilmente palabile, usabile come lettiera o come ammendante.

La parte liquida viene invece stoccata in vasconi, coperti per ridurre le emissioni in atmosfera di ammoniaca, che sono collegati direttamente ai condotti di irrigazione con bocchette posizionate a distanze regolari intorno ai campi. E' possibile così pompare la parte liquida che dovrà poi essere distribuita sul terreno. In caso di aziende non aggregate è possibile anche usare un cassone a bordo campo, riempito a ciclo continuo da autobotti.

Ma qual è il metodo migliore per distribuire i reflui sul terreno? Durante la giornata sono state mostrate tre tecniche che utilizzano tutte sistemi ombelicali che consentono la distribuzione dei liquami per fertirrigazione organica in tubulazioni flessibili trainate da trattori. La prima tecnica utilizza un interratore che inietta direttamente nel suolo gli effluenti. Anche la seconda ha una iniezione diretta, ma in un solo passaggio permette di dissodare il terreno e di prepararlo alla semina. Due metodi non utilizzabili nella semina su sodo, ma che si adattano bene alla minima lavorazione o allo strip tillage.

La terza tecnica sparge invece gli effluenti a pioggia sul terreno. In questo caso non c'é alcun tipo di inversione degli strati, anche se la dispersione in atmosfera di ammoniaca e i fenomeni di ruscellamento sono maggiori. La tecnica migliore sarebbe la subirrigazione, che permette l'iniezione degli effluenti nel terreno senza smuovere il suolo, ma che ovviamente richiede investimenti ingenti.

Elemento determinante per una fertirrigazione corretta è l'utilizzo dei sistemi di guida gps. “Ogni trattore è dotato di antenna che permette la lavorazione su bande parallele, senza sovrapposizioni o vuoti”, spiega Daniele Roncarati, della Spektra Agri. “Inoltre è possibile variare la quantità di effluente da iniettare nel terreno a seconda di mappe di prescrizione o in base ai dati forniti dai sensori sul trattore stesso”.

Grazie a trebbiatrici in grado di misurare le quantità raccolte e geolocalizzare il dato è infatti possibile sapere quali parti del campo producono di più e quali meno. Questo rende possibile la creazione di mappe che indicano la quantità variabile di reflui da spargere in una singola zona. Ma è anche possibile installare dei sensori sui trattori per misurare istantaneamente il vigore vegetale e determinare quindi la quantità di concime da spargere.

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