Come ogni attento cerealicoltore sa, l’azoto è l’elemento nutritivo fondamentale per produrre tanto grano di qualità. E’ infatti questo nutriente a determinare, in ultima analisi, la quantità di granella prodotta ma anche il suo tenore proteico che ne definisce la qualità e l’attitudine ad essere trasformato in semola e farina.

Come altresì noto, l’azoto, in alcune sue forme chimiche, ha un forte impatto ambientale e anche quello proveniente dall’attività agricola è sottoposto a rigidi controlli e limitazioni.

Diventa quindi di primaria importanza determinare la quantità corretta di azoto da somministrare alle colture con i concimi, al netto di tutte le variabili che entrano in gioco (precessione colturale, dotazione naturale del terreno, presenza di sostanza organica, tessitura e reazione del suolo, esigenze varietali).

Non in eccesso, per evitare – oltre che uno spreco dal punto di vista economico – inutili dispersioni in atmosfera e nei corpi idrici.

Non in difetto, per evitare che la sua carenza costituisca l’aspetto limitante per il metabolismo e la crescita della pianta. E’ questa infatti una delle leggi basilari in campo agronomico: la crescita di una pianta è determinata non dalla somma di tutti i fattori necessari ma dalla disponibilità di quella più scarsa.

La legge di Liebig o legge del minimo è un principio agronomico che  afferma che la crescita è controllata non dall'ammontare totale delle risorse naturali disponibili, ma dalla disponibilità di quella più scarsa. Questo concetto venne applicato originariamente alla coltivazione delle piante o dei raccolti dove si scoprì che l'aumento delle sostanze nutrienti già abbondantemente disponibili non migliorava la crescita. Solo l'aumento della somministrazione della sostanza nutriente più carente causava un miglioramento nel fattore di crescita delle piante o dei raccolti.

Per spiegare la sua legge Liebig usò l'immagine di un barile, che in seguito venne chiamato “barile di Liebig”: così come la capacità di un barile con doghe di lunghezza diversa è limitata dalla doga più corta, anche la crescita di una pianta è limitata dalla sostanza nutriente in quantità minore.
 
 

In merito ai quantitativi di cui la pianta di frumento necessita, i vari disciplinari di produzione integrata, nonché numerose prove di campo, riportano valori standard e, recenti sperimentazioni condotte in nord Italia li hanno confermati. Anzi, hanno evidenziato che le asportazioni unitarie di azoto sono elevate, non solo per il grano duro ma anche per il tenero a prescindere dalla sua tipologia (biscottiero, panificabile, di forza) e dalla varietà.

Il numero da tenere ben impresso è 30. Questi sono infatti i chili di azoto che la pianta di frumento necessita per produrre una tonnellata di granella. Questo significa che, una volta definite le rese attese, sarà sufficiente calcolare i quantitativi di azoto necessari e ponderarli sul titolo e sull’efficienza dei fertilizzanti utilizzati per valutare l’effettiva quantità necessaria.

Bisogna però prestare attenzione al fatto che, non tutti i concimi si comportano nello stesso modo in quanto ad efficienza, e, molto spesso il titolo in azoto di un fertilizzante non coincide con le effettive unità che la pianta è in grado di assimilare.

Dispersioni in atmosfera, dilavamento e percolazione, forme chimiche non assimilabili sono le cause principali della discrepanza tra il titolo in nutrienti di un concime e l’effettiva assimilazione da parte della coltura.

E qui entra in gioco il concetto di “concimi ad elevata efficienza”. Fra le diverse soluzioni proposte dal mercato, la più performante è sicuramente la molecola 3,4 DMPP: un inibitore della nitrificazione che, associato alle forme ammoniacali dell’azoto ne rallenta la trasformazione in azoto nitrico, minimizzando il dilavamento e rilasciando i nutrienti in modo graduale, favorendone l’assimilazione da parte dell’apparato radicale.

I concimi della linea Entec® con 3,4 DMPP di EuroChem Agro, risultano quindi essere i più efficaci nell’ottimizzare la disponibilità di azoto da parte del fertilizzante e l’assimilazione radicale.

Entec® quindi indicato sia come fertilizzante da pre - semina, nelle sue formulazioni legate al fosforo e al potassio (Entec® 25+15 ed Entec® 13+10+20), sia in fase di copertura, preferibilmente nella forma legata allo zolfo (Entec® 26), o legata all’azoto ureico (Entec® 46).