E' il secondo elemento sulla terra dopo l'ossigeno. Il 28% della crosta terrestre ne è costituito. Si tratta del silicio.

La ricerca scientifica dedica molta attività al silicio, mentre l'agronomia, fin'ora non ne ha quasi mai tenuto conto perché, benché il silicio sia presente ovunque nell'ambiente agrario (tutti i suoli sono fondamentalmente costituiti da strutture polimorfiche di silicio), è molto poco o per niente assimilabile.

Negli ultimi tempi molti studi realizzati soprattutto in Giappone, Brasile, Canada, Russia e USA, pur con utilizzo di silicati, hanno dimostrato che il ruolo del silicio è incredibilmente vasto e variegato. Il vero problema: come apportare il silicio necessario alle piante? Ci sono due possibilità: 

- Distribuire grandi quantità di silicati, i quali purtroppo sono anche apportatori di metalli pesanti

- Utilizzare Siliforce®, l'innovazione efficace, economica e rispettosa dell'ambiente. 

 

L'evento: 'Siliforce Day'

Martedì 24 marzo si è tenuto a Bologna, alla presenza dei maggiori esperti del settore, il convegno 'Siliforce Day' promosso da Ilsa per discutere i risultati della ricerca e della sperimentazione sull'argomento Silicio nell'impiego in agricoltura. L'evento ha riscosso particolare successo tra ricercatori, agronomi e tecnici qualificati provenienti da tutta Italia.

I lavori si sono svolti con il coordinamento di Paolo Sequi, direttore del Cra, Centro di ricerca per lo studio delle relazioni tra pianta e suolo (Cra-Rps) di Roma. Dopo il saluto di Paolo Girelli, presidente di Ilsa, che ha brevemente illustrato l'impegno aziendale nel campo della ricerca e che ha ricordato il pluriennale impegno di collaborazione con eminenti Università ed Istituti, si sono aperti i lavori.

Ha iniziato il convegno Alessandra Trinchera (CRA di Roma) che ha svolto una sintesi su quanto la ricerca internazionale ha evidenziato sull'elemento Silicio, sia nel mondo vegetale che nella fisiologia animale giungendo alle conclusioni che il Silicio, sinora poco impiegato dal punto di vista agronomico, è invece oggetto di grande attenzione e considerazione da parte della ricerca scientifica che ha individuato nell'acido orto-silicico, l'unica forma utilizzabile dalle piante e dagli organismi a sangue caldo.

Ha proseguito Dirk Vanden Berghe (Università di Anversa, Belgio) che ha illustrato i meccanismi di assorbimento del Silicio da parte delle colture. In particolare, ha sottolineato che, per svolgere un'attività biologica, il Silicio deve penetrare attraverso la membrana citoplasmatica: questo passaggio è impedito a molecole polimerizzate naturali e consentito solo alla forma di acido orto-silicico (Si(OH)4) che poi, trasportato dalla linfa, è reso disponibile soprattutto nelle cellule dei tessuti più superficiali di foglie, fusti e frutti. La formulazione di Siliforce® messa a punto dallo stesso Vanden Berghe nasce da questa ricerca e la sua efficacia è strettamente correlata all'acido orto-silicico in essa contenuto.

Ha preso poi la parola Massimiliano Valentini (Cra-Rps) che ha illustrato l'impiego della RMI (Risonanza Magnetica per Immagini) in agricoltura. Questo strumento di analisi non invasivo, innovativo nell'utilizzo su produzioni agricole, consente una valutazione sia statistica che per immagini, della struttura dei tessuti. Sono emersi risultati costanti e coerenti su 5 colture trattate con Siliforce®: fragola, actinidia, uva da vino e da tavola, finocchio e pomodoro. Il prodotto ha sempre indotto la formazione di frutti con tessuti di maggior consistenza, con minor contenuto di acqua libera e molto più adatti alla conservazione.

 

Impiego in campo di Siliforce®

Qualità dei raccolti, rispetto dell'ambiente, elevate prestazioni. L'impiego di Siliforce®  ha manifestato risposte positive nelle più varie colture e situazioni ambientali:Siliforce

- funzionalità vegetativa con minori necessità di traspirazione

- netto incremento della Sostanza Secca

- aumento dei valori Brix

- aumento del colore

- migliore qualità nelle fasi di post-raccolta: i frutti ed i raccolti conservano le loro qualità caratteristiche più a lungo, prolungando il potenziale di immagazzinamento, di trasporto e di manipolazione al consumo

 

Il dott. Duilio Porro (Fondazione Edmund Mach) ha presentato un accurato lavoro di sperimentazione su melo e vite che ha messo in evidenza risposte sorprendenti del Siliforce®: riduzione del marciume, maggior compattezza vegetativa, incremento di diversi nutrienti e miglioramento degli indici qualitativi.

Il dott. Antonio Melillo (Agriproject Srl) ha evidenziato gli effetti di induzione di resistenza a parassiti (funghi e cocciniglia), di riduzione di costi per migliori formazioni dei frutti e di incremento della conservabilità su uva da tavola e ortaggi da frutto.

Il dott. Gianluca Molinari (tecnico Consorzio agrario di Forlì-Cesena e Rimini) ha illustrato le esperienze in campo su fragola, albicocco e patata: le piante trattate hanno risposto positivamente alle applicazioni con Siliforce® sia sui parametri della commerciabilità che su quelli della qualità dei frutti.

In conclusione, il dott. Eugenio Babini (Sviluppo Prodotti Ilsa) ha illustrato gli aspetti applicativi di Siliforce® ed evidenziato come il prodotto, sottoposto a tre anni di verifiche in campo, risponda alle esigenze innovative necessarie all'agricoltura moderna e biocompatibile. L'efficacia d‘azione di Siliforce® è strettamente legata alla biodisponibilità dell'Acido Orto Silicico contenuto. Siliforce® richiede uno specifico metodo di preparazione delle soluzioni, da seguire accuratamente.

 

Procedura di preparazione

1. Riempire il serbatoio con tutta la quantità d'acqua necessaria per l'applicazione del prodotto, sia fogliare che radicale.

2. Controllare il pH dell'acqua: il valore ideale è tra 5,5 e 6, acidificando ove necessario.

3. Immettere Siliforce® direttamente nel serbatoio già pieno d'acqua (senza nessuna diluizione preliminare)

- Siliforce® deve essere diluito almeno 500 volte (Ad esempio: se occorre diluire 0.2 litri (200 cc.) di Siliforce®  il volume d'acqua minimo sarà: 0.2 X 500 = 100 litri. Non diluire mai sotto questo rapporto. E' sempre meglio una diluizione più alta. Non ci sono inconvenienti con diluizioni molto più alte (fino a 30.000 volte)

- E' necessario porre la massima attenzione agli oggetti (recipiente graduato, siringa, ecc.) che possono servire per trasferire e misurare Siliforce®: devono essere puliti ed asciutti, senza la minima presenza di gocce d'acqua.

4. Aggiungere e miscelare altri eventuali prodotti soltanto alla fine di questa procedura.

5. Eventualmente verificare ancora il pH

Siliforce® non ha periodo di carenza. Non sono comunque utili trattamenti nell'imminenza del raccolto (due settimane). Non impiegare sotto 9°C.

 

Siliforce dosi

 

Per ulteriori informazioni:
Ilsa S.p.A.
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